Intervista a Stefano Bessoni, regista di Imago Mortis
Ha suscitato la nostra e la vostra curiosità. Sul web se ne parla già da un po’, così abbiamo colto la palla al balzo e abbiamo intervistato Stefano Bessoni, regista dell’horror Imago Mortis, in uscita nelle nostre sale il 16 gennaio grazie a Medusa. E così gli abbiamo chiesto qualcosa di più sul film, ma
Ha suscitato la nostra e la vostra curiosità. Sul web se ne parla già da un po’, così abbiamo colto la palla al balzo e abbiamo intervistato Stefano Bessoni, regista dell’horror Imago Mortis, in uscita nelle nostre sale il 16 gennaio grazie a Medusa. E così gli abbiamo chiesto qualcosa di più sul film, ma anche sui suoi gusti cinematografici, sulla situazione del cinema in Italia, soprattutto di quello di genere…
Chi è Stefano Bessoni? E da dove nasce la storia di Imago Mortis?
Sono una persona che è ossessionata dalle immagini e che per trasformare questa patologia in qualcosa di costruttivo altra scelta non ha avuto del dedicarsi al cinema. Ho trascorso anni a disegnare e a produrre film indipendenti, prima di approdare, dopo tanti sacrifici, alla realizzazione del mio primo progetto importante: Imago Mortis.
Imago mortis è nato dal desiderio di costruire una favola nera incentrata proprio sull’ossessione per le immagini, una fiaba gotica popolata di spettri terribili, di ragazzi indifesi che cercano di sfuggire ad un gioco sanguinario, di anime candide che, dopo un’esistenza tormentata, non esitano a sacrificarsi nel nome del bene.
In molti abbiamo pensato, leggendo la trama del film e lo spunto della Thanatografia, a 4 mosche di velluto grigio di Argento: è a suo modo anche una citazione? Come ti poni con la sua filmografia?
Sinceramente non amo particolarmente il cinema di Dario Argento. Non era quindi mia intenzione fare citazioni dirette ed ogni riferimento è puramente casuale. Però ha partecipato ad una delle innumerevoli stesure dello script Richard Stanley, collaboratore ed estimatore di Argento, che ha messo dentro piccoli riferimenti, come il nome della signora “Nicolodi”. Certo, in 4 mosche di velluto grigio si parla di persistenza retinica e di immagini catturate dopo la morte, ma quello che mi interessa è il lato scientifico e gli studi fatti attorno a questo fenomeno, non certamente la personale lettura proposta da tale film.
La thanatografia, intesa come tecnica è una pura invenzione, anche se affonda le radici in vere sperimentazioni. Le scienze occulte e l’alchimia mi hanno sempre attratto. Ho affrontato diversi studi sull’argomento, mi sono documentato il più possibile e la cattura delle immagini è senza dubbio uno dei mondi più affascinanti in cui mi sia imbattuto. Catturare la morte nell’occhio del cadavere è qualcosa che va al di là di ogni immaginazione, nonché un tema che ha a che fare direttamente con qualcosa di soprannaturale. E’ per questo che ho inventato Girolamo Fumagalli, il personaggio cardine del film, un misterioso scienziato occulto del Seicento che inventò una macabra tecnica denominata thanatografia e costruì per l’appunto il thanatoscopio, strumento con cui fotografare la permanenza retinica della morte nell’occhio del cadavere.
Nel cast sono presenti Geraldine Chaplin e Oona Chaplin, madre e figlia: chi è entrata prima nel cast?
E’ stato uno strano gioco del destino. Quando il personaggio della Contessa Orsini, proprietaria della scuola di cinema, ha preso forma nella mia immaginazione, le fattezze erano indiscutibilmente quelle di Geraldine. Al che, avendo come produttori quelli di Telecinco e quindi del film di Bayona The Orphanage, ho semplicemente provato a contattarla, inviandole subito una copia della sceneggiatura. La risposta tardava però ad arrivare, dunque ho proseguito nel casting, recandomi a Londra per scegliere la protagonista.
A quel punto la fortuna ha bussato alla mia porta nel più imprevedibile dei modi. E’ stato infatti solo dopo aver scelto Oona Chaplin che mi sono chiesto se avesse qualche parentela con Geraldine, scoprendo che quella ragazza era addirittura la figlia. Ed è stata proprio lei a rivelarmi che la madre aveva accettato di partecipare al film. Non mi sembrava vero: ero sul punto di dirigere madre e figlia, per la prima volta sullo stesso set.
Geraldine Chaplin l’abbiamo da poco vista come dicevi in The Orphanage, esordio dello spagnolo Juan Antonio Bayona. Il tuo film è coprodotto anche da Telecinco: com’è che la Spagna ultimamente è riuscita a crearsi un’interessante industria nel genere e l’Italia arranca sempre? Sono cambiati i tempi o cos’altro?
Non saprei il perché. Probabilmente perché in Spagna lo fanno e basta, senza porsi troppi problemi, come facciamo qui da noi. Bisogna anche dire che in Spagna si producono ogni anno molti più film rispetto all’Italia ed è normale che buona parte di questi siano film di genere che poi raccolgono l’interesse del pubblico. Credo che se si cominciasse anche da noi a produrre e distribuire cose “diverse” avverrebbe quello che è successo in altri paesi e si creerebbe in poco tempo un’industria di genere.
Quali sono state le tue fonti d’ispirazione? Guardando il trailer del film, tutto sembra meno che un film italiano medio, pensando allo stile…
Beh, grazie… direi che questo è un bel complimento e mi auguro che il film possa veramente piacere e non deludere le tante aspettative. Io giro semplicemente come mi piace girare, senza pormi troppi problemi. Cerco di fare uno di quei film che mi piacerebbe andare a vedere al cinema. Lo stile fa parte di te, della tua personalità, del tuo modo di fare, non è una cosa che ti puoi imporre a tutti i costi, è una cosa che appartiene al tuo mondo espressivo. La mancanza di stile in molti film credo sia unicamente riconducibile alla mancanza di un mondo stilistico ed espressivo personale e preciso da parte degli autori.
Imago Mortis è ambientato in una scuola di cinema. In linea teorica, come definiresti il film? Un film sul cinema, sullo sguardo?
Un film sulle immagini, sull’uso delle immagini come metodo per fermare il tempo e vincere, seppure in maniera effimera, la morte. Il cinema poi è fatto di immagini in movimento e quindi si ha l’illusione estrema di creare la vita. Nel film si parla di disegni, di fotografie, di cinema e di cinema nel cinema.
Nel film compare anche Jun Ichikawa, che ha esordito con Olmi ed ha lavorato nell’ultimo Argento: hai subito pensato a lei per il ruolo nella pellicola?
No, avevo fatto dei provini con Jun per il ruolo della protagonista, poi affidato ad Oona Chaplin. Ma mi aveva molto colpito, così ho deciso di trasformare un ruolo da maschile a femminile per farla comunque entrare nel film. Purtroppo il montaggio definitivo, per questione legate al minutaggio, mi ha costretto a tagliare molte scene che prevedevano il suo personaggio. E’ stato un vero peccato perché lei è bravissima. Spero che capiterà in futuro l’occasione di poter lavorare di nuovo insieme.
Domanda d’obbligo: quali sono i tuoi horror preferiti e i tuoi registi preferiti?
Il sesto senso, Shining, L’inquilino del terzo piano, Il labirinto del fauno, Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante… tutti film a tinte horror, non horror nel vero senso della parola. I miei registi preferiti? Greenaway, Polanski, Del Toro, Gilliam…
Alex Infascelli, Gabriele Albanesi, Eros Puglielli: quale tra le (poche) nuove “leve” dell’horror italiano ti sembra promettere di più?
Stimo molto Infascelli e Puglielli, mi piace il loro modo di girare, mentre non ho visto purtroppo il film di Albanesi. Mi spaventa soprattutto il fatto che non ci siano in circolazione da tempo loro nuovi progetti e questo non mi fa ben sperare per il futuro del cinema di genere in Italia.
Come ti poni di fronte al dibattito sui fondi statali per il cinema? Qualche mese fa Renzo Martinelli ha dichiarato che il cinema italiano va chiuso, che è immorale che lo Stato italiano finanzi i film e che il cinema non è arte ma merce…
Se si fanno buoni film, che possano rappresentare degnamente la cinematografia italiana, è giusto che lo stato li finanzi, seppure parzialmente. Sinceramente non ci trovo nulla di immorale. Ripeto, dipende dai film e da quale circolazione avranno poi questi film. Certo finanziare film che non verranno mai visti e che a volte non si sa nemmeno se sono stati realizzati, questo si che è immorale.
Il cinema è una forma di espressione artistica regolata da dinamiche commerciali, ci si deve sforzare di accettarlo e fare di tutto per trovare il giusto compromesso.
Per chiudere: hai già in mente delle idee per un prossimo film?
Ho gia molte sceneggiature pronte e tante idee da sviluppare, spero solo che mi venga data l’occasione di tornare a breve nuovamente sul set. Il film a cui sto lavorando in questo momento si intitola Falene ed è una storia di spettri ed insetti, ambientata in un oscuro istituto di zoologia in un paesino disperso tra le scogliere della Cornovaglia. La terribile storia della scoperta di una misteriosa sostanza contenuta nei bruchi di una falena, fatta da una strega del periodo vittoriano: Tryphaena Williams, detta l’impagliatrice. I protagonisti sono Tim, un timido illustratore scientifico con la passione dell’animazione in stop-motion e Alice, una studiosa di entomologia con un padre morto, creduto da tutti uno spettro terribile che cattura le persone con tecniche da entomologo per poi collezionarle. Un film in pieno stile vittoriano…
Ringraziamo Stefano Bessoni per l’assoluta disponibilità. Vi ricordiamo che Imago Mortis esce in Italia il 16 gennaio.