Torino Film Festival 2008 – recensioni di The New Year Parade di Tom Quinn, Donne-moi la main di Pascal-Alex Vincent, Entre os dedos di Tiago Guedes e Frederico Serra, Il giardino di limoni di Eran Riklis,
La chiusura del Torino Film Festival si sta avvicinando, e i film in concorso iniziano a terminare. Qui abbiamo sempre parlato di un concorso di buon livello; continua ad esserlo, pur con qualche riserva in questa nuova giornata. Iniziamo da quello che forse è il risultato più riuscito, ossia The New Year Parade, piccolo film
La chiusura del Torino Film Festival si sta avvicinando, e i film in concorso iniziano a terminare. Qui abbiamo sempre parlato di un concorso di buon livello; continua ad esserlo, pur con qualche riserva in questa nuova giornata. Iniziamo da quello che forse è il risultato più riuscito, ossia The New Year Parade, piccolo film americano diretto da Tom Quinn, storia del disfacimento di una famiglia e delle reazioni dei suoi componenti dopo la separazione dei genitori.
Mentre i figli vivono la situazione a modo loro, il padre tenta di portare il suo complesso d’archi alla vittoria alla parata di fine d’anno di Filadelfia. Quinn, con un ritmo blando ma abbastanza intrigante, riesce a raccontare dolori e ansie dei suoi protagonisti, con un occhio sui vari componenti in grado di non abbandonarli e scordarli mai. Il rapporto tra genitori e figli è trattato in modo sincero e realistico, e non cede mai in sentimentalismi. Bellissima la colonna sonora.
Non male neanche Donne-moi la main, che comunque soffre di qualche difetto di “presunzione da opera prima”. La storia è quella di Antoine e Quentin, due gemelli che decidono di partire all’insaputa del padre verso la Spagna per assistere al funerale della madre, che non hanno mai conosciuto. I due sono molto diversi l’uno dall’altro: uno più loquace, l’altro più introverso, chiuso nei suoi disegni a mo’ di manga. Tra i vari incontri e le prime esperienze, uno dei due ragazzi si scoprirà gay…
Il film, co-produzione franco-tedesca, descrive bene il rapporto di amore (con un filo di rapporto incestuoso non visto ma suggerito, osiamo dire) e odio (si arriva facilmente alle mani, spesso e volentieri) tra i due protagonisti. Protagonisti che hanno i volti e i fisici importanti dei gemelli Carril, che offrono prove silenziose e azzeccate.
La pellicola tende forse ad osare troppo con i suoi silenzi, che tuttavia creano un’atmosfera particolare. Decisamente buona la fotografia, che ritrae bene alcuni paesaggi che il regista Pascal-Alex Vincent ama molto. Curiosità: come l’ultimo Kitano, anche questo film inizia con una sequenza d’animazione giapponese, anche perché il regista è stato distributore di film giapponesi in Francia.
Pecora nera del gruppo è Entre os dedos (qui il trailer), co-produzione Portogallo-Brasile che è a tutti gli effetti un film sociale dalle buonissime intenzioni. Un operaio denuncia un incidente nel cantiere in cui lavora e per questo viene licenziato, e il suo rapporto con la moglie inizia a declinare; la sorella, infermiera, vive col padre che soffre di depressione dalla fine della guerra. Nel primo caso la situazione famigliare diventa insostenibile: la moglie accusa il marito di non portare più soldi a casa, e l’uomo inizia a perdere la pazienza fin troppo facilmente arrivando alle mani…
Si parlava di buonissime intenzioni, che sfociano in alcuni momenti riusciti nella seconda parte. Momenti che tendono a perdersi all’interno di un film costruito in modo ostico, e che, nonostante le ottime prove degli attori, non fa sentire lo spettatore vicino ai suoi personaggi. Le conseguenze create da una situazione precaria nella vita delle persone delle fasce più deboli è un tema che si presta ad essere portato al cinema: ma Tiago Guedes e Frederico Serra non si avvicinano né alla rabbia di un Loach e né all’angoscia di un Cantet, mandando all’aria il soggetto di base.
Fuori concorso il festival ha poi offerto Il giardino di limoni (Etz Limon), il nuovo film dell’israeliano Eran Riklis, il regista de La sposa siriana. Salma è una vedova palestinese che vive da sola nella sua vecchia casa. Il suo nuovo vicino di casa è niente di meno che il Ministro della Difesa israeliano che, per motivi di sicurezza, vuole abbattare il giardino di limoni della donna, che inizia una battaglia contro lo sradicamento del suo unico sostentamento e delle sue radici… (Qui trailer e locandina).
Il film di Riklis torna ovviamente sul conflitto Israele-Palestina e lo fa metaforicamente con una storia piccola e semplice. Il giardino dei limoni è un film che si segue senza problemi, tra momenti delicati ed alcuni più ironici. Schematico nella storia e nella costruzione, si dirà: ma la battaglia che intraprende Salma conquista, e il finale è chiaro e importante. Quello di Riklis è un film limpido, godibile e che odora degli agrumi che per Salma rappresentano cultura, tradizione e soprattutto vita.