Torino Film Festival 2008: la recensione di W. di Oliver Stone, Kurus di Woo Ming-jin, A question of leadership e Which side are you on? di Ken Loach
W. (W. Usa 2008) di Oliver Stone con Josh Brolin, Elizabeth Banks, David Born, Dennis Boutsikaris, Jesse Bradford, James Cromwell, Ellen Burstyn, Thandie Newton, Sayed Badreya, Jonathan Breck, Wes Chatham, Ioan Gruffudd.Oliver Stone completa la sua (presunta) trilogia sui presidenti americani con W., film d’apertura del Torino Film Festival 26. E’ curioso innanzitutto notare come
W. (W. Usa 2008) di Oliver Stone con Josh Brolin, Elizabeth Banks, David Born, Dennis Boutsikaris, Jesse Bradford, James Cromwell, Ellen Burstyn, Thandie Newton, Sayed Badreya, Jonathan Breck, Wes Chatham, Ioan Gruffudd.
Oliver Stone completa la sua (presunta) trilogia sui presidenti americani con W., film d’apertura del Torino Film Festival 26. E’ curioso innanzitutto notare come nei tre diversi film le tre figure da Stone analizzate siano raccontate con stili diversi: in JFK – Un caso ancora aperto Kennedy non si vedeva mai se non attraverso immagini di repertorio, anche perché il film è a tutti gli effetti una pellicola d’inchiesta sul mistero che ha sempre avvolto l’omicidio del presidente; in Gli intrighi del potere – Nixon il presidente c’è, e la sua storia è narrata soprattutto nell’attività politica, focalizzandosi ovviamente sul caso Watergate.
W. narra la vita di George W. Bush dall’adolescenza fino al presente (presente pre-Obama, of course), cercando di tracciare un percorso più umano rispetto a quel che si poteva pensare quando il film fu annunciato, avvicinandosi decisamente più a Nixon che a JFK come modalità di descrizione del personaggio.
Solo che Stone questa volta per approcciarsi alla figura del terzo presidente non sceglie la drammaticità, ma punta più che altro all’ironia. E decide di analizzare per buona parte del film il rapporto difficile che ha legato Bush jr. al padre: ne esce il ritratto di un adolescente che aveva tutt’altre intenzioni nella vita che buttarsi in politica (Bush avrebbe voluto fare l’allenatore di una squadra di baseball), e che allo stesso tempo non voleva (più) deludere il padre.
Ne esce poi il ritratto di un uomo che ama bere e, “maturando”, abbandona il vizio, e ne esce il ritratto di un uomo che non brilla di certo per intelligenza. E che non sa riconoscere le proprie colpe: il giudizio che Stone ha su Bush lo si capisce infatti proprio quando in una conferenza stampa il presidente ammette di aver fatto degli errori ma non sa citarne neanche uno. W., che non brilla per genialità e ritmo, deluderà chi si aspettava un vero ritratto al vetriolo del presidente.
Forse il problema sta nel fatto che la pellicola arriva forse un po’ in anticipo: la figura di Bush, soprattutto da registi come Stone, forse dev’essere prima ben metabolizzata.
Tra i film fuori concorso segnalo Kurus di Woo Ming-jin, di cui l’altr’anno avevamo visto in concorso The elephant and the sea, vincitore del Premio della Giuria. Qui il regista malese dirige un semplicissimo tv movie, in parte autobiografico. Un racconto di formazione leggero, ironico, che ha i propri limiti proprio nella confezione televisiva.
Nella retrospettiva British Renaissance il pubblico ha poi potuto vedere due documentari diretti per la tv da Ken Loach, ovvero A question of leadership e Which side are you on?. Due chicche imperdibili per i fan del regista che confermano due cose: che la passione politica del regista è sempre trascinante, checché se ne dica, e che la “rinascita britannica” è nata di conseguenza ad una politica inglese che scontentava tutto e tutti.
Il primo racconta dello sciopero dei metalmeccanici di 13 settimane nel 1980: interessante vedere come il loro dibattito ricordi quelli dei successivi film a soggetto del regista. Il secondo narra invece dello sciopero dei minatori del 1984: testimonianze, racconti, poesie e canzoni per un ritratto amaro, toccante e serio di un periodo storico.