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Torino Film Festival 2008: recensione di High Hopes

High Hopes (Belle speranze, Inghilterra, 1988) Regia e sceneggiatura di Mike Leigh; fotografia Roger Platt; montaggio Jon Gregory; scenografia Diana Charnley; Costumi Lindy Hemming; Musica Andrew Dickson; Interpreti Philip Davis, Ruth Sheen, Edna Doré, Philip Jackson, Heather Tobias. Il primo[…]

di alfredo
22 Novembre 2008 07:00

High Hopes (Belle speranze, Inghilterra, 1988) Regia e sceneggiatura di Mike Leigh; fotografia Roger Platt; montaggio Jon Gregory; scenografia Diana Charnley; Costumi Lindy Hemming; Musica Andrew Dickson; Interpreti Philip Davis, Ruth Sheen, Edna Doré, Philip Jackson, Heather Tobias.

Il primo film proiettato dal Torino Film Festival è il secondo debutto di Mike Leigh. Il regista inglese aveva infatti realizzato il suo primo lungometraggio nel 1971, e nonostante i riconoscimenti ottenuti al Festival di Locarno, aveva dovuto attendere 17 anni prima di ritornare dietro la macchina da presa per il cinema. E da questo film in poi diventerà, probabilmente, il regista di riferimento del cinema inglese con i suoi 49 premi vinti e le due palme d’oro per Naked e Segreti e Bugie.

Il film racconta di una coppia proletaria: lui, si chiama Cyril, è un socialista old style che va in pellegrinaggio sulla tomba di Marx, e sbarca il lunario come pony-express, mentre lei, si chiama Shirley, cura il verde e vorrebbe avere un bambino (mentre lui, come capita spesso, ha tanti dubbi).

Gli altri personaggi della storia sono la vecchia madre conservatrice di lui, e due coppie borghesi: una è di ricchi e ottusi yuppies che abitano accanto alla madre, l’altra è composta dalla sorella alcolizzata ed il cognato di Cyril. La commedia – qui a differenza di altri film di Leigh il tono è più leggero – mette alla berlina i vizi dei nuovi ricchi dell’Inghilterra thatcheriana, ma a volte tende ad essere un po’ caricaturale.

Ruth Sheen, ovvero Shirley, ed Edna Doré, ovvero la madre di Cyril, hanno vinto l’European Film Award come attrici. Lo stesso premio è andato anche ad Andrew Dickson per le musiche.