Equus ed il birillo di Daniel Radcliffe aka Harry Potter: la recensione
Daniel Radcliffe è un vero attore, oppure è “solo” Harry Potter? La possibilità di rispondere a questa domanda ci è stata offerta da Sony Vaio Europa, che ci ha invitati a New York insieme ai vincitori del Concorso “Mostra al mondo i tuoi colori“. L’occasione era la presentazione dei nuovi stilosi Vaio CS 11, ma
Daniel Radcliffe è un vero attore, oppure è “solo” Harry Potter? La possibilità di rispondere a questa domanda ci è stata offerta da Sony Vaio Europa, che ci ha invitati a New York insieme ai vincitori del Concorso “Mostra al mondo i tuoi colori“. L’occasione era la presentazione dei nuovi stilosi Vaio CS 11, ma l’organizzazione ci ha procurato i rarissimi biglietti per Equus, lo spettacolo teatrale che ha fatto parlare per la presenza di Daniel Radcliffe nudo come da foto su Gossipblog.
Facciamo un passo indietro. Daniel Radcliffe è sotto i riflettori da anni, ma la sua immagine è ormai incollata a quella del suo personaggio. Una sindrome che negli anni ha colpito diversi attori, Christopher Reeve in testa. Ma se Reeve aveva già dato prova delle sue qualità prima di interpretare il personaggio che poi lo ha portato alla fama mondiale, cosa possiamo dire di Radcliffe?
Ecco allora la mossa di spostarsi su un palcoscenico diverso, quello del teatro appunto, e mostrare dal vivo quello che sa fare. E visto che tutto deve essere calcolato nei minimi dettagli, quale mossa migliore di prendere una famosa pièce teatrale degli anni 70, il cui protagonista compare nudo?
Equus fece scandalo allora proprio le scene mimate di sesso: guarda caso, è stata “utilizzata” oggi per il debutto di Radcliffe in teatro, che nelle rappresentazioni di Londra dello scorso anno era ancora diciasettenne. Sarà una concidenza, ma il coprotagonista è quel Richard Griffiths che molti di voi ricorderanno come lo zio Vernon, sempre in Harry Potter. In buona sintesi, se si voleva ottenere la massima pubblicità, l’obiettivo è stato raggiunto.
Ma di cosa parla Equus? Si tratta di una storia nata da un episodio di cronaca, quando un ragazzo accecò deliberatamente alcuni cavalli. Nell’opera teatrale Alan Strang (Daniel Radcliffe) è rinchiuso in un ospedale e viene curato dallo psichiatra Martin Dysart (Richard Griffiths) che cerca di far luce sull’accaduto. Le sedute di psicanalisi e gli scambi di battute con le altre persone presenti nell’ospedale, si mescolano con i “sogni” del protagonista, alternando quindi scene “reali” a momenti onirici e deliranti. In questa ottica si pongono le scene clou, ovvero quella in cui Alan mima un rapporto sessuale con un cavallo, e quella in cui invece mima un altro rapporto sessuale con Jill Mason (Anna Camp).
La scenografia riporta agli anni ’70, con parte del pubblico posta dietro all’azione come se potesse partecipare agli eventi. Le atmosfere cupe esaltano i movimenti degli attori che rappresentano i cavalli, in diverse occasioni assolutamente realistici. La testa dei cavalli è in materiale metallico che riflette la poca luce presente, dando quindi bene l’effetto di impalpabilità dei sogni di Alan. Nello stesso tempo la struttura metallica dello pseudo zoccolo, da una parte permette agli attori di battere il piede con il tipo suono dello zoccolo dei cavalli, dall’altro ha l’effetto di accentuare il movimento delle gambe, rendendo il tutto ancora una volta simile al movimento degli equini.
Parliamo quindi degli attori. Kate Mulgrew famosa come Capitano Janeway in Star Trek Voyager, Carolyn McCormick vista più volte in Law&Order, Lorenzo Pisoni, Ryder Smith, Graeme Malcom, Sandra Shipley formano un bel gruppo di attori esperti, che supportano egregiamente i protagonisti. Un plauso per Anna Camp: si muove disinvolta nel personaggio della ragazzina ideale che tenta Alan più occasioni. Presente nella scena di nudo insieme a Radcliffe, è forse più lei a supportare la scena rispetto a lui. Richard Griffiths ci ha ricordato da vicino il Paolo Villaggio di oggi. Barba Bianca, camicione, voce importante e sempre presente, è più credibile come nonno buono che come psicanalista.
Veniamo quindi a Radcliffe. Rispetto agli altri attori, ci è sembrato un tono sotto. Se ascoltando le voci ed osservando i movimenti, la mimica facciale e la postura del resto del cast, si è certi di assistere ad uno spettacolo teatrale, meno certezze le fornisce la performance di Radcliffe. E’ vero, si tratta di un ruolo, difficile, impegnativo, che porta l’attore ad alzare la voce ed urlare per buona parte dello spettacolo. Ma recitare in teatro non è solo urlare, non è solo interpretare un ruolo, non è solo spogliarsi e correre nudi per il palco. Se c’è qualcosa di magico nel teatro è la capacità degli attori nel saper trasmettere emozioni in maniera diretta al pubblico. Questo, opinione assolutamente personale, per Radcliffe non è avvenuto.
Nel complesso ci stanno tutti gli applausi al termine della rappresentazione, decisamente esagerata la standing ovation per Radcliffe, ma comprensibile per il numero di fans scatenate del maghetto inglese. Il sospetto che il 90% dei presenti fosse in sala, diciamolo onestamente, per vedere il “birillo di Harry Potter” c’è, e non ce lo leva nessuno.