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Venezia 65: The burning plain – Un giorno perfetto

Venezia 65The burning plain, di Guillermo Arriaga Guillermo Arriaga debutta alla regia, ma è ancora la sceneggiatura il suo tratto distintivo, oltre ad essere sicuramente il punto di forza della pellicola. Attraverso un mosaico di flash-back e salti temporali – come già aveva fatto in 21 grammi e Babel – Arriaga costruisce una storia solida

di simona
30 Agosto 2008 22:28

The burnig Plain

Venezia 65

The burning plain, di Guillermo Arriaga
Guillermo Arriaga debutta alla regia, ma è ancora la sceneggiatura il suo tratto distintivo, oltre ad essere sicuramente il punto di forza della pellicola. Attraverso un mosaico di flash-back e salti temporali – come già aveva fatto in 21 grammi e Babel – Arriaga costruisce una storia solida e toccante che riece a coinvolgere il pubblico grazie anche alle ottime performance degli interpreti.

Le tre attrici protagoniste, Charlize Theron, Kim Basinger e Jennifer Lawrence, gareggiano in bravura e rubano letteralmente la scena ai comprimari maschili, Joaquim de Almeida, J.D. Pardo e José María Yazpik, penalizzati anche da ruoli meno incisivi.

Bella la fotografia e la scelta dei colori (più caldi e pieni nei segmenti con la Basinger e la Lawrence, freddi e tendenti al grigio invece, nei segmenti che vedono protagonista la Theron). Dell’intreccio non voglio dire nulla per non rovinare il piacere di assistere, nel buio di una sala cinematografica, al dipanarsi della storia sul grande schermo. Tra i film visti fin’ora in Mostra, la preferenza della scrivente va sicuramente a The burning Plain.

Un giorno perfetto, di Ferzan Ozpetek
Era forse il più atteso fra i film italiani in concorso alla Mostra quest’anno, davvero mi piange il cuore nel dire che – questa volta – Ferzan Ozpetek ha deluso le aspettative. Alla proiezione per la stampa di questo pomeriggio, la pellicola è stata lungamente fischiata. Speriamo sia stata più calorosa l’accoglienza del pubblico, questa sera in Sala Grande.

Peccato. Anche perchè Valerio Mastandrea regala un’ottima performance, intensa e drammatica, che avrebbe potuto far ben sperare nella vittoria di una Coppa Volpi che lo sdoganasse una volta per tutte e lo liberasse dalla infinita serie di ruoli secondari in cui è stato relegato fino ad oggi.

La storia è interessante e colpisce per la forza drammatica della quotidianeità di un fatto di cronaca nera come quelli che troppo spesso leggiamo sui giornali. Purtroppo tutto resta in sospeso, si ha quasi l’impressione che il film sia un’opera incompiuta. Peccato non aver sviluppato meglio il personaggio di Mara (Monica Guerritore). Non risulta affatto chiaro chi sia, cosa voglia, cosa la spinga ad aiutare il personaggio di Emma (Isabella Ferrari). Spiace anche che i personaggi di Aris e Maja (Federico Costantini e Nicole Grimaudo) non vengano maggiormente approfonditi. Le ottime Angela Finocchiaro, sorta di angelo custode, e Milena Vukotic sono sprecate in due minuscoli ruoli cammeo.

Forse la causa dell’imperfezione del film è da imputarsi all’aver voluto portare in scena una storia tratta da un romanzo pre-esistente e non una sceneggiatura originale, ma comunque rammarica questo passo falso da parte di un regista di straordinaria sensibilità artistica.

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