Le morti di Ian Stone: la recensione
Le morti di Ian Stone (The Deaths of Ian Stone, Gran Bretagna / USA, 2007) di Dario Piana; con Mike Vogel, Jaime Murray, Christina Cole, Michael Feast, Charlie Anson, Michael Dixon, George Dillon, Marnix Van Den Broeke, Andrew Buchan, Bill Nash.Un regista italiano sforna un fantasy horror in America e ne parlano pochissimo. Mistero della
Le morti di Ian Stone (The Deaths of Ian Stone, Gran Bretagna / USA, 2007) di Dario Piana; con Mike Vogel, Jaime Murray, Christina Cole, Michael Feast, Charlie Anson, Michael Dixon, George Dillon, Marnix Van Den Broeke, Andrew Buchan, Bill Nash.
Un regista italiano sforna un fantasy horror in America e ne parlano pochissimo. Mistero della distribuzione e della campagna pubblicitaria, anche perché Dario Piana non è proprio un “signor nessuno”. Regista di centinaia di pubblicità fra le più divertenti e originali che siano apparse sui nostri schermi (per rivederne alcune cliccate sul suo sito), ora torna al cinema dopo aver diretto anni fa il sequel di Sotto il vestito niente.
Le morti di Ian Stone fa parte degli 8 films to die for dell’After Dark Horrorfest del 2007, e siamo contenti che Piana abbia intrapreso un certo tipo di percorso, ma è emblematico che per girare un horror abbia dovuto lasciare l’Italia. Detto ciò, Le morti di Ian Stone è sicuramente un oggetto strano, e come oggetto strano ha spaccato non poco le opinioni di chi l’ha visto.
La trama sulla carta è abbastanza inquietante: un ragazzo viene investito da un treno, ricomincia la sua vita nello stesso corpo, con lo stesso nome ma in modo totalmente differente e così via. A dargli la caccia ci sono dei Mietitori di anime che non vogliono che Ian ricordi qualcosa, e per questo sono disposti ogni giorno ad ucciderlo…
La pellicola sembra uscita direttamente da un fumetto gotico, e a tratti assomiglia ad un videogame, con tanto di tasselli che pian piano si vanno a sistemare assieme. Ciò che però sembra funzionare dal punto di vista visivo (Piana ha talento, dirige bene e gli effetti speciali sono ben curati) non funziona altrettanto dal punto di vista narrativo.
Il racconto è sfilacciato, pasticciato e a volte poco intrigante, e la sensazione che c’è troppo spesso durante i (pochi) minuti di pellicola è che ci sia qualche buco di troppo nella storia, quasi che Piana ci stia raccontando una storia fantasy macchiata d’orrore con troppa libertà anarchica che distoglie l’attenzione dello spettatore.
La parte finale poi è una cocente delusione, confermando quel climax discendente che, dopo la prima parte, si appropria del film fino alla fine. Per non parlare dei vari ammiccamenti ad altri film, in un calderone post-moderno che rischia seriamente di mordersi la coda: da Ricomincio da capo a Final Destination, da Harry Potter (le figure dei Mietitori…) a Matrix (perché i cattivoni della situazione ad un certo punto sono vestiti come Neo?).
Restano comunque il talento di Piana, che ci concede anche qualche bella splatterata e un’intrigante tortura con un mega-siringone, alcune atmosfere davvero riuscite e l’interpretazione sofferta, variegata e allo stesso tempo energica di Mike Vogel, visto già in altri film “de paura” come Non aprite quella porta versione Nispel e Cloverfield. Sufficienza di simpatia.
Voto Gabriele: 6