The Hunting Party – I cacciatori: foto gallery, curiosità e trailer italiano
Esce il 30 aprile il film The Hunting Party (I cacciatori) diretto da Richard Shepard ed interpretato da Diane Kruger, Terrence Howard, Richard Gere, James Brolin, Jesse Eisenberg, Olja Hrustic, Goran Kostic, Mark Ivanir ed Hélène Cardona.Il reporter televisivo Simon Hunt (Richard Gere) ed il suo operatore Duck (Terrence Howard) hanno lavorato insieme nelle zone
Esce il 30 aprile il film The Hunting Party (I cacciatori) diretto da Richard Shepard ed interpretato da Diane Kruger, Terrence Howard, Richard Gere, James Brolin, Jesse Eisenberg, Olja Hrustic, Goran Kostic, Mark Ivanir ed Hélène Cardona.
Il reporter televisivo Simon Hunt (Richard Gere) ed il suo operatore Duck (Terrence Howard) hanno lavorato insieme nelle zone di guerra più calde del mondo e da lì hanno creato reportage indimenticabili. Ma un giorno terribile, in un villaggio bosniaco, tutto cambia. Durante una trasmissione in diretta su un canale nazionale, Simon ha una crisi e decide di smettere. Scompare.
Duck, dopo cinque anni, torna a Sarajevo con Benjamin (Jesse Eisenberg), per seguire il quinto anniversario della fine della guerra e… incontra Simon. Il suo vecchio amico ha uno scoop e insieme partono per una nuova ‘missione’. Con tutti i pericoli che incontreranno…
Dopo il salto potete leggere tantissime curiosità, vedere il trailer in italiano e continuare con la foto gallery.
The Hunting Party: foto gallery
Solo i particolari più assurdi di questa storia sono veri
A volte la verità è più strana della finzione. Mark Johnson ha scoperto questa verità di persona nell’ottobre del 2000: giornalista stimato, Anderson era appena tornato dalla Bosnia e aveva scritto della sua esperienza sulla rivista ‘Esquire’. “What I Did On My Summer Vacation” (Quello che ho fatto durante le mie vacanze estive) è un reportage di guerra classico sebbene un po’ bizzarro: è un viaggio avventuroso ‘on the road’ che contiene elementi di intrigo politico, ma anche di racconto didattico e di commedia noir.
L’articolo raccontava la storia di Anderson e di altri quattro giornalisti che nel corso dello stesso anno si erano recati in Bosnia. Tutti e cinque avevano lavorato nei Balcani come reporter di guerra. Cinque anni dopo la fine delle ostilità, nell’estate del 2000, erano tornati a Sarajevo. Dopo una nottata passata a scambiarsi racconti, bere birra e a pensarci su, avevano avuto un’idea sensazionale sebbene un po’ stravagante, quella di mettersi sulle tracce del criminale di guerra Radovan Karadzic, trovarlo e consegnarlo alla giustizia. Con l’aiuto di un poliziotto serbo convinto che i giornalisti fossero in realtà membri di un commando della CIA, i cinque si misero sulle tracce dell’uomo più ricercato di tutta Europa. Fino a quando la CIA non si fece viva….
Dopo aver letto il pezzo su ‘Esquire’, identificandone il potenziale cinematografico, Johnson ha voluto incontrare a Los Angeles Anderson ed altri due giornalisti americani John Falk e Sebastian Junger (Philippe Deprez e Harald Doornbos completavano il quintetto).
“Mi sottoposero una storia basata sul periodo che avevano trascorso in Bosnia” ricorda Johnson. “La storia mi piacque perché era molto ricca di humor ma aveva anche elementi spionistici come ‘IL TERZO UOMO’. Johnson sottopose l’idea a Intermedia, nella speranza di farne un film.
Il dirigente di Intermedia Alex Litvack propose il regista e sceneggiatore Richard Shepard, che aveva appena finito di girare MATADOR, una commedia noir in cui Pierce Brosnan interpreta la parte di un uomo anziano. Il film aveva avuto un successo di critica e di pubblico per la sua sapiente combinazione di dramma, commedia e analisi del personaggio.
Dopo il successo di MATADOR, lo sceneggiatore e regista Richard Shepard era già alla ricerca di nuovi progetti. Mark Johnson e Scott Kroopf si misero dunque in contatto con Shepard, gli sottoposero l’articolo di Scott Anderson, e gli chiesero se lo trovasse interessante. Dapprima Shepard ha esitato:
“Mi spaventava soprattutto il fatto di non sapere molto della questione e della stessa Bosnia ma Johnson e Kroopf mi hanno spinto a leggere il pezzo di ‘Esquire e l’ho trovato così affascinante che alla fine ho chiesto di andare a Sarajevo per fare delle ricerche”.
In viaggio per la Bosnia
Verso la fine del 2005, Shepard si è messo sulle tracce di Scott Anderson e dei suoi colleghi. E’ volato a Sarajevo, ha soggiornato all’Holiday Inn (base di tutti i reporter in tempo di guerra), e si è messo in viaggio verso sud diretto al villaggio di Celebici, poco lontano dai confini con il Montenegro. E’ la zona dove era più forte l’appoggio a Radovan Karadzic ed era considerato il posto in cui nel 2000 si nascondeva il criminale di guerra.
Shepard si è messo subito in moto: ha parlato con i rappresentanti dell’ONU, con giornalisti di guerra, e reduci del conflitto nei Balcani. Quindi, usando l’articolo di Scott Anderson come punto di partenza, ha cominciato a scrivere la sceneggiatura. Questa non sarebbe stata una lezione di storia o un trattato politico, ma il racconto di tre personaggi alla ricerca di se’ stessi, un film ‘on the road’ disegnato sullo sfondo di un paese che ancora fatica a uscire dalle conseguenza di una guerra sanguinosa.
In THE HUNTING PARTY lo scenario post-bellico fornisce il contesto drammatico per un racconto costruito sui tre personaggi. Dice il regista:
“Per me una buona sceneggiatura ruota sempre intorno ai personaggi. Potete avere un sacco di azione o inseguimenti e colpi di scena ma se tutto questo non coinvolge personaggi per i quali lo spettatore nutre una sorta di empatia e di comprensione, tutto vale meno di zero. Anni fa ho girato GOOD MORNING VIETNAM con Robin Williams, la prima pellicola che ha trattato il Vietnam con un approccio comico. Era un film molto divertente e nessuno, neppure i veterani, hanno pensato che fosse irriverente. Ritengo che sia una scelta simile a quella che abbiamo fatto qui. E’ una pellicola acuta e intelligente, ma nella quale non mancano i momenti estremamente toccanti.”
Verità o conseguenze?
I realizzatori di THE HUNTING PARTY erano molto preoccupati da come il loro film sarebbe stato accolto dalla gente che raccontava. Anche se la pellicola parla di un criminale di guerra serbo-bosniaco, l’obiettivo non era quello di mettere sotto accusa i serbi. Il film si basa su una storia vera di giornalisti che vanno alla ricerca di Radovan Karadic, il criminale di guerra più ricercato di Bosnia.
Shepard ci tiene anche a ricordare come il Tribunale Internazionale dell’Aja che deve giudicare i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, abbia messo sotto accusa personaggi di tutte le etnie, serbi, croati e musulmani:
“La morale del film è quella di non puntare l’indice solo contro i cattivi che appaiono nel film, ma quella di guardare anche alla comunità internazionale, dagli Stati Uniti all’Europa e all’ONU e chiedersi perché non hanno catturato questi maxi-ricercati. Il fatto che queste persone siano ancora alla macchia dopo oltre dieci anni e’ un insulto alla memoria delle vittime del genocidio bosniaco”.
Le locations:
Dopo aver visitato i Balcani, per Richard Shepard non c’erano dubbi sul fatto che quello fosse l’unico posto possibile dove poter girare il film. Furono comunque valutate tutte le possibili opzioni: dal momento che Michael Winterbottom aveva girato in città WELCOME TO SARAJEVO poco dopo la fine del conflitto, si pensò che nel 2006 la situazione dovesse essere piuttosto tranquilla. Eppure non sono mancati i momenti di tensione.
“Eravamo nervosi all’idea di girare in Bosnia,” ammette Scott Kroopf. “In fondo la guerra non è finita da molto tempo: in più eravamo consapevoli del fatto che potevano esserci persone nelle quali il ricordo del conflitto suscitava ancora molta emozione o molta rabbia. Invece è stata una sorpresa scoprire la relativa facilità di girare un film del genere. La gente si è rivelata incredibilmente gentile. Forse la storia del film e l’idea che servisse a riportare a galla il ricordo del conflitto hanno avuto un certo effetto. Abbiamo ricevuto tanto appoggio e molta collaborazione a Sarajevo e in Croazia.”
Scene d’azione ed effetti speciali:
Tra le sequenze di lavorazione più complicate c’è il montaggio iniziale della battaglia che riassume la frenetica e pericolosa carriera di Simon e Duck. Schivano proiettili e scrivono articoli da zone di guerra insanguinate come la Somalia, la Sierra Leone, Baghdad e Gaza. Shepard ha girato ogni scena dalla prospettiva dei corrispondenti di guerra: in altre parole si osserva l’azione dal punto di vista di Simon e Duck. In questo modo l’azione è secondaria rispetto alle loro reazioni, proprio come la storia di guerra fa da sfondo alle relazioni tra i personaggi.
Per ricreare queste ambientazioni Roelfs ha dovuto sfruttare tutto il fumo, la magia, e le suggestioni della sua arte. “Si trattava di trovare delle soluzioni per dare un’idea della Sierra Leone, della Striscia di Gaza o dell’Iraq: non è complicato, c’è sempre un modo per riuscirci. Per esempio, abbiamo usato uno scalo ferroviario di Zagabria per ricreare il conflitto in Somalia.”
È stato aiutato da un gruppo di esperti degli effetti speciali per quelle che tecnicamente sono le scene più complesse del film. In particolare c’è una battaglia in un villaggio della Bosnia che ha richiesto due giorni di prove e preparativi. “Ci sono esplosioni, colpi di proiettile, fuoco di fucili e una miriade di altre cose che dovevano funzionare tutte con un tempismo perfetto”, dice Garth Inns, coordinatore degli effetti speciali. “In una scena Duck si alza da dietro un muro, corre lungo la strada, mentre un missile fende l’aria centrando un’auto che poi esplode. Tutto è stato eseguito con precisione millimetrica, fino al momento in cui Duck raggiunge il suo scopo, sottolineato da un’inquadratura fissa. Ho avuto una conversazione con Richard Gere su questa scena. Visto che era in prima linea, mi ha chiesto se sarebbe sopravvissuto. Gliel’ho promesso, e così è andata. Ma gli attori non avevano controfigure: quello che vedete, lo hanno fatto loro.”
Richard Gere e Terrence Howard hanno girato tutte le scene pericolose, sotto la direzione di Richard Shepard e l’occhio esperto del coordinatore delle scene d’azione Tom Delmar. “Abbiamo dovuto mettere a punto misure di sicurezza per gli attori protagonisti, perché in questo film non sono state utilizzate controfigure,” dice Delmar.
Un mix di realismo e raffinatezza ha dato vita a scene d’azione di basso profilo ma efficaci. “Non volevamo trasformare il film in una di quelle stupidaggini hollywoodiane con terrificanti scene di battaglia e un sacco di effetti generati al computer,” dice Shepard. “Volevamo che fosse realistico anche per chi davvero ha fatto esperienza di questa guerra. Il primo giorno di riprese abbiamo girato nel ‘viale dei cecchini’ a Sarajevo, dove si sparava alle persone che andavano a procurarsi l’acqua. Mentre giravamo la scena, una delle assistenti di produzione ha dovuto lasciare il set perché per lei era tutto troppo realistico, come un tuffo nel passato, e non è riuscita a sopportarlo. L’ho preso come un complimento a Jan e al lavoro di tutti.”
“Nonostante abbiamo girato a Zagabria la maggior parte delle scene, non abbiamo utilizzato gli studi della città se non in caso di maltempo. Per una scena abbiamo trasformato un albergo del centro in un appartamento nel cuore di Manhattan” dice il regista. “Con questo film volevo che il pubblico sentisse davvero di essere là, sia che “là” fosse un appartamento di New York, oppure Gaza, la Somalia, la Sierra Leone o la Bosnia,” dice Roelfs.
“Penso che la gente cerchi film diversi, non troppo semplici o con un finale prevedibile,” dice Shepard. “Mi auguro che non capirete come finisce questo film e che starete un po’ sulle spine.”
Si ringrazia l’ufficio stampa per tutto il materiale fornito.