Le colonne sonore del 2007 da non perdere
Se dovessi pensare alla colonna sonora che più mi ha colpito in questo 2007 direi senza dubbio quella de L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Se poi dovessi pensare a quale continuo ripetutamente ad ascoltare, senza annoiarmi mai, direi quella di Grindhouse – A prova di morte, magari intervallata da qualche
Se dovessi pensare alla colonna sonora che più mi ha colpito in questo 2007 direi senza dubbio quella de L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Se poi dovessi pensare a quale continuo ripetutamente ad ascoltare, senza annoiarmi mai, direi quella di Grindhouse – A prova di morte, magari intervallata da qualche brano di Planet Terror, soprattutto il suo Main Titles (in realtà anche il vero tema principale dell’intero progetto Grindhouse).
Per quanto riguarda le musiche dei film, il 2007 è un anno tutto da ascoltare e riscoprire. Non basterà certo un nostro post per riassumere tutte le soundtrack più belle dell’anno, però è uno spunto, una libera visione per ripercorrere l’anno cinematografico dal punto di vista delle note. Quelle che leggerete subito qui sotto sono le scelte di una persona sola, non di tutta la redazione, e non sono per questo oggettivamente le più rappresentative del 2007: anche perché molti film non li ho visti e alcune colonne sonore non le ho sentite. Ecco quindi le 15 colonne sonore da non perdere.
L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford di Andrew Dominik – Musiche di Nick Cave e Warren Ellis
La soundtrack più emozionante dell’anno. Nel bel film di Dominik, la parte tecnica è inattaccabile. La cosa migliore, comunque, resta la musica: provare per credere con il brano Song for Jesse, sospeso quasi in un limbo onirico, o Rather Lovely Thing, la prima traccia del cd. Ma il momento più alto resta What Must Be Done, che conquista chi ha visto il film, chi l’ha amato, chi l’ha odiato e chi non sapeva della sua esistenza. Non manca qualche brano più energico, ma il clima resta quello della malinconia.
Across the Universe di Julie Taymor – Cover di brani dei Beatles
La più colorata. Anche chi non ha ancora visto il film può immaginare la follia e i colori della pellicola grazie a questa bellissima colonna sonora. I fan potranno gustarsi la versione deluxe che contiene un altro disco. Per quanto riguarda il primo, non perdetevi le cover di I Want To Hold Your Hand, molto dolce, di Let It Be, che diventa brano gospel, e di Hey Jude, sempre da brividi. Bravissimi i due protagonisti Jim Sturgess (notevole in Strawberry Fields Forever e Across The Universe) e Evan Rachel Wood. Non mancano le “comparsate” dei grandi, come Joe Cocker o Bono.
Breakfast on Pluto di Neil Jordan – Musiche di artisti vari
La più divertente. Per il suo ultimo bel film, prima d’impazzire con Il buio nell’anima, Neil Jordan vuole far divertire lo spettatore con bellissime scelte di brani famosi o meno, comunque adattissimi all’atmosfera che vuole creare. Che dire ancora di Sugar Baby Love? O anche della stessa Breakfast on Pluto? Molto belle le “lente” Honey e Feelings, e spicca The Windmills of your Mind. I T-Rex cantano Children of the Revolution, Cillian Murphy e Gavin Friday cantano Sand. Chiude Wig Wam Bam. Da riascoltare finchè non ci si stufa (e non è detto che ci si riesca!).
Espiazione di Joe Wright – Musiche di Dario Marianelli
La più studiata. Direi di sì, in quanto i brani non si limitano ad accompagnare le immagini e le situazioni del commovente film di Wright, ma entrano vivamente nella scena: notare subito con la prima traccia, il tema di Briony, come il battere i tasti della macchina da scrivere siano parte integrante della musica. Robbies Note, il tema dedicato al protagonista interpretato dall’ottimo James McAvoy, è più classico; invece con Two Figures By A Fountain ritorna in campo il tema principale del film sentito con Briony, così come in With My Own Eyes, persino abbastanza “inquietante”; stessa cosa in Come Back. Elegy For Dunkirk, se non sbaglio, è il brano usato nel pianosequenza alla spiaggia dove si vedono gli orrori della guerra.
Grindhouse – A prova di morte di Quentin Tarantino – Musiche di artisti vari
La più esaltante – Volume 1. Tarantino ci regala un’altra soundtrack-capolavoro. Si parte, per iniziare subito in quarta (in tutti i sensi), con The Last Race, per passare poi alle note di Baby It’s You (nel film c’è anche la versione cantata ottimamente a cappella da Mary Elizabeth Winstead). Imperdibili le sensazionali Down in Mexico, utilizzata per la scena culto della lap dance, e Hold Tight, nella scena dello scontro tra le macchine di Stuntman Mike e le prime ragazze. Grandi i brani Paranoia prima (di Morricone, da Il gatto a nove code) e Sally and Jack (di Donaggio, da Blow Out). Come fa spesso Tarantino, nei suoi cd si trovano spezzoni di dialoghi dal film. Chiusura in bellezza con la pulpissima Chick Habit.
Hairspray – Grasso è bello di Adam Shankman – Musiche di Marc Shaiman
La più travolgente. Non poteva mancare nella nostra “classifica” la colonna sonora dell’amato musical Hairspray. Una bomba travolgente che inizia con Good Morning Baltimore cantata dalla vulcanica Nikki Blonsky, che spicca anche in I can hear the bells e, assieme a John Travolta, in Welcome to the 60’s. Per capire invece il sottovalutato talento di James Marsden, provate a sentire Nicest Kids in Town o (It’s) Hairspray. E invece per vedere che il pischello Zac Efron col musical ci sa fare, notare come se la cava in It Takes Two e Ladies Choice. Ovviamente la Pfeiffer (memorabile (The Legend Of) Miss Baltimore Crabs), Queen Latifah (esagerata in Big, Blonde, and Beautiful!) e Walken (con Travolta in (You’re) Timeless to me) sono grandi. Travolgente il brano cantato da tutto il cast You can’t stop the beat.
INLAND EMPIRE di David Lynch – Musiche di artisti vari
La più misteriosa. E come può essere altrimenti? S’inizia con la splendida Ghost of love, interpretata dallo stesso regista: lynchana fino al midollo. Si prosegue con Rabbits Theme, summa delle inquietudini dell’autore di Twin Peaks e Mulholland Drive. Elegantissima Three To Get Ready del The Dave Brubeck Quartet, sempreverde The Locomotion (usata in modo particolare nella pellicola). Quella di INLAND EMPIRE è musica inquietante ma anche contrapposizione (notare il brano Colors of My Life), come la pellicola stessa. Chiusura con la mistica Polish Poem ed una variazione energica di Sinnerman di Nina Simone, tra le canzoni più usate in questo periodo per una soundtrack.
Io non sono qui di Todd Haynes – Cover di brani di Bob Dylan
La più elaborata. 34 brani su due cd di pura goduria, per celebrare Bob Dylan, la sua figura storica e artistica. Tra l’altro lui in veste di cantante compare solo una volta, nell’ultima traccia, ad interpretare assieme alla sua band I’m not there, già meravigliosamente interpretata nella stessa colonna sonora dai Sonic Youth (e il loro pezzo è il preferito dal sottoscritto nell’intera soundtrack). Da segnalare, giusto per sport visto che tutto qui è meraviglioso: All Along the Watchtower, il primo grande brano, Dark Eyes in una versione da brividi, Man in the Long Black Coat in una bellissima cover, Just Like a Woman cantata dalla Gainsbourg, Moonshiner interpretata da Bob Forrest, Knockin’ on Heaven’s Door nella versione malinconica di Antony & The Johnsons. Tutto superbo.
Paprika – Sognando un sogno di Satoshi Kon – Musiche di Hirasawa Susumu
La più sorpredente. E’ questo che mi è subito venuto in mente guardando il film: la musica è non solo entusiasmante, ma anche adattissima alle immagini folli ed energiche del film. Si viene trasportati immediatamente nel mondo di Paprika dalle note di Shizuku Ippai no Kioku, per proseguire con il brano che personalmente preferisco, ossia Nigeru Mono, usato genialmente nel film (sentite anche la variazione pacata Lounge). La circense Kuragari no Ki rappresenta perfettamente il delirio del mondo dei sogni, mentre Yoki è perfetta anche per sorseggiarsi un drink! Si ritorna in terra “estrema” con Circus he Youkoso. Chiusura con due versioni (strumentale e cantata) di Parade, variazioni dei primi due brani.
Paranoid Park di Gus Van Sant – Musiche di artisti vari
La più sperimentale. Essendo Paranoid Park, assieme a Io non sono qui, l’opera più significativa del cinema indipendente americano del 2007, come il film su Bob Dylan la musica è ricercata ed elaborata. In più è usata nella pellicola in modo unico, originale, “stonato”. Meravigliose Angeles e The White Lady Loves You More di Elliott Smith (alcuni suoi brani c’erano già in Will Hunting), e originale l’inserimento nella soundtrack dell’immortale I can help di Billy Swan. Citazioni di Nino Rota da Giulietta degli spiriti con Il giardino delle fate, La porticina segreta e L’arcobaleno per Giulietta, ma c’è anche La Gradisca e il Principe da Amarcord. C’è anche Beethoven con un estratto dalla sua Nona Sinfonia. Tra country e jazz, spiccano soprattutto le sperimentazioni minimaliste di Ethan Rose con Song One, vicinissimo ad Alva Noto, e La Chambre Blanche di Robert Normandeau. Geniale!
Planet Terror di Robert Rodriguez – Musiche di Robert Rodriguez
La più esaltante – Volume 2. Grande Rodriguez! Oltre ad essersi affermato ormai come regista di culto, dimostra che con le colonne sonore ci sa fare alla grande. Il momento più spettacolare della soundtrack è ovviamente il primo brano, ossia Grindhouse (Main Titles), da ascoltare con un impianto altissimo per assaporare ogni dettaglio. Doc Block e His Prescription… Pain confermano la vena carpenteriana della pellicola, The Sickos quella romeriana. Hospital Epidemic rielabora il tema principale in maniera singolare, così come The Ring in the Jacket, usata nella scena d’amore fra Cherry ed El Wray. Chiusura con Cherry’s Dance of Death, nella scena in cui la McGowan usa tutti i suoi “talenti sprecati”, e la davvero commovente (se si è visto il film) Two Against the World. Da ascoltare assolutamente Rose McGowan anche nella dolce e sensuale You belong to me e nella strepitosa Useless Talent #32.
La promessa dell’assassino di David Cronenberg – Musiche di Howard Shore
La più classica. La colonna sonora è classica nel senso cinematografico del termine, pacata ma inquietante e allo stesso tempo malinconica. Il tema principale lo si ritrova ovviamente nel primo brano, Eastern Promises, e come seconda traccia troviamo il tema dedicato a Tatiana, che si discosta già dal primo brano. Trafalgar Hospital, Eagle and Star e Trans-Siberian Diary rimettono in campo il tema principale, mentre i tre temi dedicati ai tre protagonisti (Nikolai, Kirill e Anna Khitrova) giocano sui suoni e sulle atmosfere che Shore ha dato alla soundtrack. Slavery and Suffering è l’unico momento cantato.
Ratatouille di Brad Bird e Jan Pinkava – Musiche di Michael Giacchino
La più francese. La colonna sonora di uno dei migliori film del 2007 è irresistibile come il suo film e il suo protagonista Rèmy, grazie all’uso di una grande orchestra. Si parte con la “francesissima” Le Festin, e si continua con La Marsigliese in Welcome To Gusteau’s. Velocissima, con un grande uso dell’orchestra, 100 Rat Dash, e molto allegra Souped Up. Imperdibile Rèmy Drives A Linguini, ossia il tema che accompagna le “lezioni” di Rèmy che tenta di guidare lo chef Linguini, e molto simpatica Rèmy’s Revenge. Chiusura con la bellissima End Creditouilles, imperdibile come i titoli di coda del film, e Ratatouille Main Theme, decisamente un bel tema principale.
Sleuth – Gli Insospettabili di Kenneth Branagh – Musiche di Patrick Doyle
La più raffinata. Nel sottovalutato e frainteso film di Branagh, la musica deve accompagnare ed esaltare i due protagonisti che stanno sulla scena, e non invadere. Per questo Patrick Doyle propone un classico gioco da soundtrack, in cui in ogni brano il motivo principale del film (in questo caso la traccia 12, appunto Sleuth) si ripeta con le dovute variazioni. Si vedano ad esempio The Visitor, la prima traccia appunto, forse la più bella per delicatezza, o la seguente The Ladder; per una versione più thriller, ascoltatevi Itch Twitch o Rat in a trap. In I’m Not a Hairdresser la musica si fonde con l’elettronica e alcuni dialoghi del film. Incredibile il brano finale, Too Much Sleuth, in cui la variazione del tema principale è in chiave… disco!
Zodiac di David Fincher – Musiche di artisti vari
La più notturna. La notte è fondamentale nel poliziesco di David Fincher: la sua è una ricerca non virata verso l’atmosfera da mistero o thriller, ma più un omaggio all’epoca in cui è ambientato il film e, appunto, alla sua ambientazione più notturna. Bella apertura con Easy to be hard dei Three Dog Night, e spicca Santana con la sua Soul Sacrifice. Bella la scelta di I Want To Take You Higher degli Sly and the Family Stone. Meravigliose e notturne, appunto, Inner City Blues (Make Me Wanna Holler) di Marvin Gaye, It’s Not For Me To Say di Johnny Mathis, Mary’s Blues di John Coltrane e Solar di Miles Davis. La pià bella, comunque, resta probabilmente Hurdy Gurdy Man di Donovan: sublime.
… e nel 2008 che musica ci attende? Un po’ di nomi: visto che entrambi escono il 4 gennaio, vi segnalo le colonne sonore di Lussuria – Seduzione e tradimento di Ang Lee e Halloween – The beginning di Rob Zombie. La prima, composta da Alexandre Desplat, è raffinata, elegante e commovente, con un bellissimo tema principale riproposto più volte (provate a sentire The End of Innocence, The Angel e Wong Chia Chi’s Theme); la seconda comprende dialoghi dal film, grandi rielaborazioni (il tema originale di Carpenter in Halloween 2007, Mr. Sandman in una versione più sensuale in The Sandman) e musiche apparse nel capolavoro originale ((Don’t Fear) The Reaper) brani rock e incursioni di Alice Cooper (Only Women Bleed).
Segnalo anche Nightwatching di Peter Greenaway, con le bellissime musiche di Giovanni Sollima (Violoncelles, Vibrez! è un pezzo lungo quanto bello), e Redacted di Brian De Palma, che fra gli altri brani riprende Sarabande di Georg Friedrich Händel usata da Kubrick in Barry Lyndon. E promettono bene anche i nuovi Burton, Penn, Allen…