Mein Führer – La veramente vera verità su Adolf Hitler : recensione
Mein Führer – La veramente vera verità su Adolf Hitler (Mein Führer – Die wirklich wahrste Wahrheit über Adolf Hitler, Germania, 2007) di Dani Levy; con Helge Schneider, Ulrich Mühe, Sylvester Groth, Ulrich Noethen.Gli ultimi giorni del ’44 nel quartier generale di Adolf Hitler. Goebbels in persona decide che per risollevare il fisico e il
Mein Führer – La veramente vera verità su Adolf Hitler (Mein Führer – Die wirklich wahrste Wahrheit über Adolf Hitler, Germania, 2007) di Dani Levy; con Helge Schneider, Ulrich Mühe, Sylvester Groth, Ulrich Noethen.
Gli ultimi giorni del ’44 nel quartier generale di Adolf Hitler. Goebbels in persona decide che per risollevare il fisico e il morale a terra del Führer c’è bisogno di un attore che lo aiuti a fare un bel discorso come ai tempi d’oro degli anni trenta, meglio ancora se ebreo: qualcuno capace di suscitare l’odio e la rabbia che tanto hanno giovato all’ascesa dell’imbianchino. Per questo viene fatto richiamare da un campo di concentramento il professore Adolf Grünbaum, che vivrà a stretto contatto con Hitler e riuscirà a guadagnarsi la sua fiducia.
Si può ridere di Hitler? Chiunque abbia visto la puntata di South Park Jared Has Aides sa che bastano 22,3 anni per poter ridere e scherzare su qualsiasi cosa, anche su quello che è passato alla storia (a ragione) come il più grande criminale di sempre. Quello che in questa pellicola ci viene proposto non è però una facile caricatura dei vizi e delle piccolezze umane di Hitler (sebbene non ci si vada per il sottile), ma per fortuna si riesce sempre a mantenersi su un livello più alto, sviluppando i contrasti drammatici fra Hitler e l’attore ebreo; il suo führer (come egli stesso lo appella nel finale), il capocomico che lo segue passo passo alla ricerca della virilità oratoria andata perduta con gli anni e con l’andamento misero della guerra.
Il punto di forza del film sta proprio nel costruirsi del rapporto fra i due, che procede a piccoli passi, dando il tempo allo spettatore di riflettere e di comprendere le azioni dell’uno, dell’altro e di disprezzare (mai abbastanza) tutti i vari ministri del Reich. Quello che ci viene raccontato è in fin dei conti come il Führer, da bizzoso e irascibile nei confronti del suo insegnate si trasforma in sentimentale e in fin dei conti capisce che quell’ebreo gli è molto più vicinio di tutto l’entourage nazi. Dall’altra parte il professor Adolf Grünbaum soffre il contrasto interiore per la situazione in cui si trova, dover aiutare Hitler per salvare la sua famiglia, ma soffre il senso di colpa per quello che sta accadendo al suo popolo e il desiderio mal soffocato di voler assassinare il Führer.
Il film si interroga, come esplicita nell’epilogo, su quale sia la vera natura di Hitler e come sia stato possibile arrivare a tale livello di mostruosità. Ovviamente la risposta non la si può dare, rimane il mistero ed è su quello che il film gioca le sue carte migliori; inseredo delle vere verità negli scarti di realtà, dei paradossi che a pensarci bene sono più verosimili della realtà storica.
Un film riuscito, che strappa qualche risata a bocca aperta e che malgrado una caduta di sceneggiatura pittusto grossa e fastidiosa nel finale, come se si avesse fretta di arrivare alla sequenza conclusiva, riesce a centrare l’obbiettivo di far riflettere sul come sia stato possibile che un uomo così misero abbia messo a ferro e fuoco il mondo intero.