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Gabriele consiglia: Dolls

Dopo due capolavori come Hana-Bi e L’estate di Kikujiro, Kitano era partito per una trasferta americana che non aveva soddisfatto tutti: il suo Brother, secondo alcuni, risentiva ormai di uno stile occidentalizzato che solo talvolta riusciva a rimandare ai suoi più bei film. Tornato in patria, il grande regista decide di girare quello che forse

2 Novembre 2007 10:00

Dopo due capolavori come Hana-Bi e L’estate di Kikujiro, Kitano era partito per una trasferta americana che non aveva soddisfatto tutti: il suo Brother, secondo alcuni, risentiva ormai di uno stile occidentalizzato che solo talvolta riusciva a rimandare ai suoi più bei film. Tornato in patria, il grande regista decide di girare quello che forse è la summa, una radicalizzazione di uno dei temi portanti della sua filmografia: quello dell’amore (legato ovviamente all’idea di morte). E per farlo s’ispira a Chikamatsu, definito lo Shakespeare giapponese.

Ecco che succede: legatissimo alla cultura e alla tradizione giapponese, Dolls sembra pronto per essere idolatrato dalla critica e dai (neo)fan del cinema orientale. La pellicola ha una perfezione formale e stilistica che può (e in fondo deve) lasciare a bocca aperta: non c’è un fotogramma che non sia studiato, un’ombra fuori posto, un brano in colonna sonora che stoni. Manierismo? Eccoci qui. Dolls è sì bello, bellissimo da vedere, con colori splendidi, attori magnifici, paesaggi irraggiungibili, ma è un film emozionante e irresistibile. Con questo film Kitano conferma la sua fama d’autore, con una tripla storia dolorosa e triste, quasi un’elegia. Fatta di immagini, di musiche, di silenzi e luce. Insomma, di cinema.

Sarà anche dedicato soprattutto al pubblico occidentale che abbocca subito di fronte ad un film del genere e con immagini così rare resta contentissimo, ma Dolls non è solo questo. La pellicola è una poesia, e come tale, nella sua perfezione, dovrebbe essere vissuta. Così, e solo così forse, si può urlare al capolavoro che in effetti è. Altrimenti si può dire che è un film furbo e manierista (quindi vuoto?): ma sarebbe cattivo nei confronti di un autore che si è rivelato geniale, nonostante ultimamente non sia al massimo della forza. Anche perchè forse sa che non potrebbe più tornare su questi livelli altissimi…

Stanotte 2 novembre, 03.35, RaiTre