Il cinema coreano al “Milano Film Festival”.
Il “Milano Film Festival”, in corso in questi giorni nel capoluogo lombardo, dedica alla “Nouvelle Vauge” coreana una bella e interessante retrospettiva. Io ho colto l’occasione per fare una full immersion e vedere su grande schermo i film degli autori, secondo me, tra i più interessanti nel panorama mondiale. Così ho potuto godermi la trilogia
Il “Milano Film Festival”, in corso in questi giorni nel capoluogo lombardo, dedica alla “Nouvelle Vauge” coreana una bella e interessante retrospettiva.
Io ho colto l’occasione per fare una full immersion e vedere su grande schermo i film degli autori, secondo me, tra i più interessanti nel panorama mondiale. Così ho potuto godermi la trilogia dedicata a Hong Sang-soo:“Turning Gate”(in coreano “Saenghwalui Balgyeon”) del 2002,“Woman is the future of the man”(“Yeojaneon Namjaeun Miraeda”) del 2004 e “Woman on The Beach” (“Haebyeon-Ui Yeon”) del 2006.
Di seguito le mie impressioni “a caldo” dei film.
Tutti e tre i film hanno al centro delle loro tematiche l’amicizia maschile e il rapporto uomo-donna. I protagonisti appartengono al mondo culturale coreano.
Kyung-soo (in “Turning Gate”) è un attore che sta vivendo un difficile momento artistico. Il suo ultimo film è stato un fiasco al botteghino,così decide di lasciare Seul per un po’ e rifugiarsi in un paesino in compagnia di un suo amico. Lì incontra una ballerina sua fan e finiscono a letto insieme: solo troppo tardi Kyung-soo scopre che è la donna del suo amico…il rapporto tra i due inevitabilmente si logora. Sulla via del ritorno, Kyung-soo incontra una donna di cui si innamora.
In “Woman is the future of the man” due vecchi amici si incontrano dopo tanti anni: uno di loro è un regista di ritorno dagli Stati Uniti, l’altro fa il professore all’università. Inevitabilmente si ritrovano a parlare dei vecchi tempi e, soprattutto, di una donna. Decidono di andare a trovarla. L’incontro riporta a galla vecchi rancori. Anche in questo caso c’è una seconda parte: il professore decide di passare la serata con alcuni suoi studenti incontrati lì per caso. Una delle studentesse è particolarmente attratta dal bel professore…
In“Woman on the beach”, infine, il regista Joong-rae in crisi di ispirazione decide di andare sulla spiaggia di Shinduri e chiede (quasi ordina) al suo sceneggiatore, di andare con lui. Con loro viene anche Moon-sook, affascinante musicista. Tra Joong-rae e Moon-sook nasce subito una forte attrazione. Dopo una notte passata insieme in un motel, il regista si tira indietro: la ragazza, tornati a Seul, sparisce e non risponde alle chiamate di Joong.rae. L’uomo torna dopo due giorni a Shinduri e, cercando un sosia di Moon-sook, finisce a letto con una ragazza del posto. Moon-sook arriva mentre i due si trovano ancora in camera insieme…
I tre film hanno sceneggiature semplici e strutture molto simili. Sono tutti dotati di una prima e seconda parte: nella prima c’è sempre un triangolo, al centro una donna amata da due uomini. Nella seconda il rapporto che si è venuto a creare nella prima parte del film è finito o è messo in discussione, comunque in entrambi casi c’è sempre un’altra donna.
Quello che secondo me il regista riesce a mettere in evidenza è l’indecisione degli uomini contrapposta alla capacità delle donne di mettersi in discussione. All’apparenza fragili, le protagoniste dei film di Hong Sang-soo si dimostrano molto più forti e determinate dei loro amanti che spesso tornano sui propri passi (sempre comunque inutilmente).
Tutta la scena e le emozioni sono concentrate sulle relazioni tra i protagonisti: infatti, non si vedono immagini i cui è raffigurata una città nel suo insieme, ma solo particolari; vengono riprese solo le zone che vengono percorse dagli amanti e sempre ad altezza d’uomo. In “Woman is the future of the man” uno dei protagonisti porta alla sua amante le fotografie di tutti i posti in cui loro sono stati insieme: le foto colgono sempre degli scorci, mai un insieme; probabilmente il regista si è voluto citare, fornendo allo spettatore una chiave di lettura delle sue riprese.
Hong Sang-soo ha realizzato degli “autentici gioielli” (come giustamente è scritto sul catalogo del Festival), fatti di essenziale, ma profondi dal punto di vista dell’analisi delle relazioni umane. Anche gli attori aiutano molto nella riuscita dei film: sono, infatti, tutti molto bravi ed in parte.
Tra gli altri autori dei film della retrospettiva anche Bong Joon-ho e Kim ki-duk di cui parlerò nei prossimi post.