Venezia 64: It’s a free world – La conferenza stampa
It’s a free world… Regia: Ken Loach con Kierston Wareing- Juliet Ellis- Leslaw Zurek.Altra conferenza stampa, altro Maestro del cinema. Ken Loach entra nella sala accolto da un caloroso applauso. Questa la sinossi del film che si legge sulla cartella stampa: “Angie, pur mancando di una vera e propria istruzione, possiede una buona dose di
It’s a free world… Regia: Ken Loach con Kierston Wareing- Juliet Ellis- Leslaw Zurek.
Altra conferenza stampa, altro Maestro del cinema. Ken Loach entra nella sala accolto da un caloroso applauso. Questa la sinossi del film che si legge sulla cartella stampa:
“Angie, pur mancando di una vera e propria istruzione, possiede una buona dose di energia, spirito, ambizione ed è soprattutto nel fiore degli anni. Dopo una vita disordinata alle spalle e stanca di tutto ciò, Angie ha ora qualcosa da dimostrare e sente che questo è il suo momento. Apre, quindi, un’agenzia di lavoro interinale assieme a Rose, una ragazza con la quale condivide l’appartamento, e si ritrova a lavorare in una zona degradata tra criminalità, uffici di collocamento e immigrati da collocare. Questo racconto mette in discussione, facendo da contrappunto, il miracolo anglosassone del lavoro flessibile, della globalizzazione, dei doppi turni e della moltitudine di consumatori incommensurabilmente felici: noi. “
E’ diventato pessimista?
Ken Loach :Non penso di essere diventato pessimista, più che altro realista. Perché i protagonisti del film si comportano come la società si aspetta che facciano: vince il più furbo. Ci sono comunque altri personaggi all’interno della storia che vivono seguendo grandi ideali e mostrando che vale la pena di combattere per essi.
Perché la figura di Carol, molto interessante, è stata messa in secondo piano fin a farla sparire del tutto?
Paul Laverty (sceneggiatore): Perché la storia offriva molti spunti. Abbiamo parlato con molti lavoratori durante la stesura della sceneggiatura e alla fine abbiamo deciso di portare avanti una idea in particolare, attorno a cui la storia avrebbe dovuto girare: lo stato di semi schiavitù in cui molti operai sono costretti a lavorare e l’abbiamo raccontata da punto di vista di Angie.
Alla fine del film Angie fa una scelta molto discutibile. Come ci si rapporta nei confronti di questo personaggio?
Kierston Wareing: la gente viene spesso coinvolta in situazioni in cui sono oppresse e sfruttate. Nel momento in cui ci si trova di fronte ad un’opportunità per uscirne è difficile tornare indietro.
Ken Loach: ciò che Angie fa alla fine del film è quello che molta stampa di destra vorrebbe che venga fatto. Non è un atteggiamento così straordinario o irreale.
Paul Laverty: lei è il frutto delle sue esperienze passate.
Dove può arrivare il cinema di impegno civile?
Ken Loach: E’ solo un film non è un movimento politico. Il suo ruolo quello di sollevare domande. Si pensa che non ci siano alternative a questo forma di “progresso”. Io credo che l’alternativa ci sia.
Che futuro immagina?
Sta a noi costruirlo e scegliere se accettare questo stato di cose, se continuare per esempio a comprare abiti che sappiamo essere stati realizzati da lavoratori in stato di semi schiavitù.