Cineblog consiglia: Brutti sporchi e cattivi
Brutti sporchi e cattivi. Regia: Ettore Scola. Con: Nino Manfredi, Marella Michelangeli, Marcella Battisti, Francesco Crescimone, Silvia Ferluga, Zoe Incrocci, Adriana Russo, Franco Marino. Commedia, col. 115′. Italia 1976.In una comunità di baraccati alla periferia di Roma si assiste alle vicende tragiche e cupe di una famiglia capeggiata dal cinico e crudele capofamiglia, interpretato da
Brutti sporchi e cattivi. Regia: Ettore Scola. Con: Nino Manfredi, Marella Michelangeli, Marcella Battisti, Francesco Crescimone, Silvia Ferluga, Zoe Incrocci, Adriana Russo, Franco Marino. Commedia, col. 115′. Italia 1976.
In una comunità di baraccati alla periferia di Roma si assiste alle vicende tragiche e cupe di una famiglia capeggiata dal cinico e crudele capofamiglia, interpretato da Manfredi. Anche gli altri, però, non sono da meno…
Pasolini non abita più qui. La roma dei baraccati (qui capeggiati da un enorme Manfredi, pugliese emigrato), ultimo rifugio dei custodi ingenui e incosapevoli di virtù dimenticate nelle civiltà metropolitana, non è questa. Qui serpeggia il tradimento, la volontà di migliorare la propria condizione sociale a tutti i posti e soprattutto una meschinità che avrebbe dell’animalesco, se non fosse così tipicamente umana. Scola non è certo il primo a parlare di questo lato oscuro della povertà (ne aveva già parlato Bunuel nel bellissimo I figli della violenza, ma anche in Viridiana), ma di certo il suo film è un’eccezionalità nell’Italia di quel periodo, così intrisa di retorica pasoliniana, da ricercare quasi a forza, nella miseria di quelle vite, delle qualità che forse non potevano abitare tra quei tuguri, in mezzo a quelle vite disperate si, ma non senza colpa. Per trovare un corrispettivo, solo un decennio prima, bisognerebbe ricercare i bei documentari sull’infanzia nelle città e delle periferie, di Comencini, autore troppo spesso tacciato senza motivo di buonismo, ma dallo sguardo lucido, e capace di analisi dure.
La volgarità è la forza di questo film, che per molti potrebbe risultare fastidioso, per l’esibizione di corpi mutilati, di donnone gigantesche che poco hanno delle matrone felliniane. Incesti, tentativi di avvelenamento e di omicidi fra consangunei, sono si mostrati attraverso il filtro del grottesco, che però non addolcisce né maschera la realtà raccontata. Infatti il film scivola nella maniera proprio quando vuole alleggerire il tono, e Scola si concede delle parentesi “commerciali” o comunque improntate ad un certo tono fantastico che toglie senso e forza al discorso che porta avanti (principalmente il concorso di colpa dei poveri nei crimini del sistema
capitalistico).
Inutile dire che Manfredi, al solito (è forse, insieme a Volontè, il maggiore attore del periodo) fa del film qualcosa di suo, giocando sempre al limite della maniera, specie nel contrasto con gli altri attori, provenienti quasi tutti dal teatro dialettale. In un periodo in cui si erano demoliti tanti miti dell’Italia (e non solo) di quel periodo (il medioevo con Brancaleone, l’esotismo con Riusciranno i nostri eroi), mancava solo questo ultimo tabù. Peccato che forse l’autore, che proveniva dal consenso internazionale di “C’eravamo tanto amati”, abbia forse sentito troppo questo imperativo. Comunque da vedere, e non per tutti.
E’ strano che per trovare di questi film disturbanti, almeno nel nostro paese, si debba andare indietro almeno di trent’anni.
Stanotte venerdì 24 agosto alle ore 2:55 su La7.