Un Natale al Sud: Recensione in Anteprima del cinepanettone con Massimo Boldi e Anna Tatangelo
Il genere ‘cinepanettone’ affonda definitivamente dinanzi a Un Natale al Sud, ultima fatica di Massimo Boldi.
A non saperne uscire, in particolar modo, il 71enne Boldi, che da 10 anni spazia tra matrimoni e vacanze natalizie il più delle volte prive di qualsiasi senso, cinematografico e non. Un Natale al Sud, diretto dall’esordiente Federico Marsicano, si può forse definire il punto più basso di un genere che in 25 anni ha più volte fatto inorridire la critica, portando in sala una storia che prova con enorme insuccesso ad essere moderna, ma cavalcando un tipo di comicità vecchia di 30 anni e al giorno d’oggi indigeribile.
Marsicano e i due sceneggiatori, Paolo Costella e Gianluca Bomprezzi, guardano all’attualità web perculando influencer, youtubers e fashion blogger, intrecciando la solita carrellata di personaggi stereotipati (il napoletano, il lombardo, le mogli insoddisfatte) ad un’app di dating alla Tinder. Cupido 2.0 il nome, finestra sull’amore ai tempi dei social che tramite una vacanza ‘al buio’ catapulterà tutti i protagonisti al sud d’Italia. Qui, tra pasticche allucinogene, utenti virtuali, coppie in crisi, scontati equivoci, pacchiane insensatezze, sfacciati product placement (Tisanoreica sempre presente) e una canzone su un presepe che è già scult, il film sfonda il muro della logica per entrare in una sorta di universo parallelo in cui lo spettatore medio dovrebbe essere cieco, sordo ed avere 3 neuroni per poter ‘apprezzare’ cotanti sforzi.
Rispolverata l’immortale comicità fondata sulla sana scureggia, che da 20 anni circa vede Enzo Salvi ineguagliabile divo da Oscar, Un Natale al Sud procede con scenette vecchia scuola, tra calci negli attributi, anziani e viscidi signori che sbavano dinanzi a qualsiasi figura di sesso femminile, idiote smorfie, gratuite parolacce e razziste uscite (c’è un uomo di colore che trascina Boldi sulle spalle e parla come Aziz, il cameriere di casa Zampetti ne I Ragazzi della 3° C). Uno sconclusionato tripudio di battutismo paratelevisivo montato con l’accetta e diretto con pochezza, con Anna Tatangelo inedita co-protagonista.
Un debutto (in)dimenticabile per la signora D’Alessio, bona di turno tutto tette e addome da urlo costretta a fare la corte al carabiniere Boldi. Al loro fianco due nomi a caso presi dal solito stantio pallottoliere del cinepanettone nazionale, ovvero un Paolo Conticini formato Gianluca Vacchi e Biagio Izzo, unico nel suo genere ad interpretare l’identico personaggio del marpione partenopeo dal 2000 ad oggi.
Seminate blasfeme citazioni cinematografiche tra 9 settimane e mezzo, Casablanca e Ieri oggi e domani, il film si apre al nord la sera di Natale per poi svilupparsi principalmente in estate, chiudendosi di nuovo al sud sempre la sera di Natale e con tutti i protagonisti inspiegabilmente nel resort estivo, aggiungendo così al già ampio calderone di no-sense (su tutti lo sketch dei telefonini scambiati tra padri e figli che vede i 4 inviare messaggi a numeri per forza di cose inesistenti) una pura e semplice follia spazio-temporale. Ma questo è il minimo, di fronte ad una confezione cinematograficamente parlando sfacciatamente scadente, tanto nella scrittura quanto nella regia. Bisognerebbe essere intellettualmente onesti, anche se non soprattutto dal punto di vista produttivo e distributivo (perché almeno 350 sale nazionali verranno occupate da tutto ciò), e mettere un punto definitivo a prodotti che non solo nulla aggiungono al genere ma anzi finiscono per affossarlo definitivamente, casomai ce ne fosse ancora il bisogno, rovinandone il felice e redditizio passato. Qui dal personaggio di Salvi plasticamente calpestato, divorato, digerito ed evacuato tra le ortiche senza pudore alcuno.
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Un Natale al Sud (Ita, commedia, 2016) di Federico Marsicano; con Massimo Boldi, Biagio Izzo, Debora Villa, Barbara Tabita, Paolo Conticini – uscita giovedì 1 dicembre 2016.