CineBlog consiglia: La casa dalle finestre che ridono
Il “pittore delle agonie” Buono Legnani viveva in un vecchio casolare in un paese della Bassa Padana, e si racconta che ritraesse le sue vittime nel momento della morte, dopo terribili sevizie. Stefano deve restaurare un affresco del pittore, Il martirio di San Sebastiano, ma riporterà alla luce non solo la terribile verità del dipinto,
Il “pittore delle agonie” Buono Legnani viveva in un vecchio casolare in un paese della Bassa Padana, e si racconta che ritraesse le sue vittime nel momento della morte, dopo terribili sevizie. Stefano deve restaurare un affresco del pittore, Il martirio di San Sebastiano, ma riporterà alla luce non solo la terribile verità del dipinto, ma anche l’ipocrisia di un paese e una storia incestuosa ed agghiacciante…
Un anno dopo Profondo Rosso, Pupi Avati fa il miracolo: La casa dalle finestre che ridono è uno dei migliori thriller/horror nostrani. Complice l’ambientazione solare e calda del ferrarese, un ritmo che aiuta lo spettatore ad immedesimarsi in una storia inquietante e dalle atmosfere lovecraftiane, ed una tensione che cresce fino al raggelante finale. Più estremo, e anche più riuscito, del seguente horror di Avati (Zeder, comunque consigliato), è un affresco dell’ipocrisia e della paura, in questo caso di un piccolo paese, ma anche un grande esempio di cinema di genere, che negli anni ’70 in Italia era straordinario.
La casa dalle finestre che ridono è un puzzle che pian piano viene ricomposto, tra segnali sempre più inquietanti e momenti di autentica paura. Avati si dimostra geniale nel saper amministrare gli stereotipi del genere (le chiamate minatorie in stile “Vada via, non tocchi il quadro!”, l’assassino/fantasma) e gli elementi più originali (ambientazione prima di tutto, come già detto). Sconvolge ancor di più il fatto che questo film, ancora oggi, non abbia ancora raggiunto il grande pubblico. Stanotte, 02.25, Rete 4