Delusioni di uno spettatore di fronte alla critica
Post polemico, come se non bastassero i battibecchi degli ultimissimi giorni riguardo proprio Ho voglia di te… E per la serie “buttiamo benzina sul fuoco”, eccoci qui. Incuriosito da due film usciti questo weekend, ossia Saw III e il film tratto dal romanzo di Moccia, mi sono andato, da spettatore appassionato di cinema e quindi
Post polemico, come se non bastassero i battibecchi degli ultimissimi giorni riguardo proprio Ho voglia di te… E per la serie “buttiamo benzina sul fuoco”, eccoci qui.
Incuriosito da due film usciti questo weekend, ossia Saw III e il film tratto dal romanzo di Moccia, mi sono andato, da spettatore appassionato di cinema e quindi interessato alla critica, a leggere un po’ di recensioni. E la delusione è stata enorme.
Inizio con Saw III. In generale i commenti non si discostano affatto dalle critiche ricevute dai capitoli precedenti (violentissimo, insostenibile, brutale, quindi orribile: sembra di leggere un po’ le critiche ai nostri thriller degli anni ’70), e quindi nulla di strano, e visto che sono un appassionato di thriller ed horror il film lo andrò a vedere comunque. Ma questa volta sapendo un po’ troppo. Se infatti tutte le critiche sono praticamente negative, ce n’è una che assolve la pellicola: quella di Lietta Tornabuoni su La Stampa. Ma c’è un grosso problema: svela il finale (o uno dei tanti, vista la capacità della serie di ribaltare la situazione). Una frase lapidaria, velocissima, e scorretta. Credo di poter dire che anche Farinotti avesse raccontato il finale del primo Saw nella sua recensione all’epoca (poi ultimamente giustamente sostituita con un’altra, dal voto tra l’altro ben superiore -da zero “stelline” su cinque a ben tre-), anche se non ne sono sicuro, quindi qui lo dico e qui lo nego. Mi chiedo: ma che bisogno c’è? Ma qual è il motivo che ti fa svelare la parte forse più emozionante di un film? Non c’è rispetto per lo spettatore.
E la cosa più inquietante sono alcune critiche ricevute da Ho voglia di te. MyMovies consegna ben 3 stelle su 5: “Ho voglia di te, incontra ciò che siamo a quell’età [vent’anni], lo mette in luce con estrema semplicità e ingenuità, e lo colora come un bambino con i pennarelli farebbe su un quaderno. Perché quello è l’unico modo per esprimere le emozioni“. Potremmo anche discuterne…! Ma anche La Repubblica e La Stampa lo ritengono un bel film. Tanto che, addirittura, per il primo Ho voglia di te (secondo sempre la “tecnica” delle stelline) è migliore di INLAND EMPIRE!
Paradossi di una critica sempre più deludente, che non può non lasciare veramente amareggiati gli appassionati di cinema.