Saimir conquista la Francia
Quando c’è da parlare del buon cinema italiano recente, soprattutto quando alcune opere finiscono all’estero e riscuotono un ottimo successo di critica, non posso che essere contento. In questo caso parliamo dell’ottimo debutto di Francesco Munzi, vincitore innanzitutto a Venezia come miglior esordiente, e che col suo Saimir ha raccolto un po’ di nomination (ben
Quando c’è da parlare del buon cinema italiano recente, soprattutto quando alcune opere finiscono all’estero e riscuotono un ottimo successo di critica, non posso che essere contento. In questo caso parliamo dell’ottimo debutto di Francesco Munzi, vincitore innanzitutto a Venezia come miglior esordiente, e che col suo Saimir ha raccolto un po’ di nomination (ben 5 agli ultimi Nastri d’Argento e una agli European Film Awards) e premi (ai Nastri d’Argento Munzi ha vinto appunto il premio come miglior regista esordiente) dappertutto.
Ora Saimir, racconto di un ragazzo albanese che arriva col padre in Italia e non avrà vita facile, sbarca anche in Francia, e conquista la critica. I Cahiers du Cinéma lo definiscono “essenziale come un racconto, evocativo come una favola“, mentre Le Monde mette il dito sulla piaga: le buone pellicole italiane sono rarissime, ed io sottolineo che sicuramente molte non riescono neanche a varcare i confini; ma tant’è, anche qui la critica è positiva, come anche per Les Echos.
Le Figaro però scaglia la miglior freccia: il regista sa bene che l’Italia è la patria del neorealismo, e Saimir è a tutti gli effetti un film neorealista. Non stiamo parlando di Rossellini o De Sica, tant’è che non è un capolavoro, ma il neorealismo non è mai morto, è solo cambiato, e questo ne è un bellissimo esempio.
Come fece a suo tempo Mereghetti, Liberation parla di un Dardenne all’italiana, e soprattutto sottolinea come ci sia una rinascita creativa in Italia. Vero!
Fonte: Castlerock