“La terra trema” è il titolo di un grande film di Visconti, La Bellezza oggi trema
Lo “spettacolo” delle distruzione e delle tragedie delle persone vive nei piccoli meravigliose terra di Marche e Umbria, il Centro Italia bersagliato: un film del terrore e della speranza.
Tante sono le strade dell’immaginazione non divelte, da dove andiamo, andremo, a ricominciare. La mia è quella dello stupore e del pudore. Da anni conosco Marche e Umbria, per una infinità di ragioni. Le ho visitate, ammirate per gli abiti meravigliosi di cui rivestono le città e i borghi, per i segreti d’arte e di sensibilità che offrono con naturale spontaneità, modestia, anche quando sono formidabili capolavori. Le ho amate e le amo per i volti e i corpi che le affollavano in modo discreto, spesso con elegante povertà. Le affollano ancora. Tutte basi per ricostruire fiducia, ancora per ricominciare.
Queste regioni sono, come le altre diciotto italiana, al centro del mio film 1200 km di belleza che The Space Cinema proietta il 21 novembre in tutta Italia, Uno “spettacolo” diverso di un Paese com’era, un Paese che trema, un Paese che vuol vivere. Il fllm è il mio sforzo di capire da dove viene il nostro Paese e dove va, fra traumi. Una lezione importante, da conoscere.
Mi hanno aiutato molto a capir le frequentazioni e soprattutto i lavori che ho praticato in quei territori. Non li sto a raccontare. Ho vissuto nel meglio, un meglio che forma un ipnotismo senza pause, ininterrotto, che le terre mosse non riusciranno a sfidare fino in fondo. Non ci posso credere.
Ecco cosa mi è capitato. Sono stato alle prese per mesi con documenti che restano delle due regioni, come di altre, negli archivi del Luce. E’ incredibile come, generalmente, dimentichiamo o sciupiamo immagini e suoni che riportano la realtà meravigliosa dell’Italia scoperta dai viaggiatori del grand tour, da Goethe a Stendhal, da Nietzsche a Twain…
Queste immagini nascono dalle parole che hanno scritto. Le parole sono casseforti che sprigionano effetti potenti. Sono una sceneggiatura profonda in cui attingere. Ho provato a farlo. E ora, di fronte allo spettacolo crudo delle distruzioni, e alla spinta di commozione ed energia che sgorgano in tutti noi, ecco cosa mi è capitato.
Lo stupore dei racconti che affiorano. Il pudore da cercare per raccontarli. Terre “cominciate” insieme dalla natura e dagli uomini che le hanno lavorate, plasmate. Sono rimasto sempre incantato dalle colline marchigiane incoronate da un mare che era e resta favoloso, nonostante quel che gli abbiamo fatto. Mani di contadini. Verde punteggiato da case e palazzi discreti, rispettosi, non dignitosi, di più, preziosi gioielli storici.
Ogni volta che sono andato in Umbria, negli echi della poesia dei fatti, dei respiri e sussurri incisivi di Francesco, sono stato di continuo richiamato alla necessità di conoscere le storie in cui sono spuntati castelli e borghi; non solo, sono stato portato a considerare che gli umbri hanno vissuto nel mondo, aprendosi ai visitatori ammutoliti di fronte alle cascate e alle acque di una regione senza mare; creando incontri e occasioni tra mura solenni e cariche di pathos.
Lo stupore, mentre filmavo e montavo il film “1200 km di bellezza”, scaturito dal vecchio grand tour, non scompare; si è intrecciato al pudore che sentivo indispensabile nel cercare il nuovo racconto, tra sincerità, accoglienza del passato, sguardo colmo di tensione verso il futuro.
In questi giorni, la terra ci ricorda che esiste da sempre , non smette, non dà tregue. Le immagini televisive, sempre più raffinate e persino eleganti delle riprese anche semplicemente di cronaca, paradossalmente, inconsapevoli, “vivono” nella forza dell’ampia zona colpita, senza soste, nel coraggio delle gente che non vuole abbandonarla.
Nei giorni delle riprese che ho fatto per il film a L’Aquila, terremoto del 2009, c’era un cantiere aperto. Tecnici e muratori che agivano nel silenzio, musica di martelli e gru. La rappresentazione composta, seria, serena di qualcosa che sta per essere recuperato, che sfida in pochi anni la sistematica presenza dei sisma che non vedono e non chiedono permessi per demolire.
Agli uomini resta il compito di andare contro. Di partire dalle macerie gloriose per scolpire nel vuoto le identità future. Che non possono non fidarsi dei marchigiani, degli umbri, degli abruzzesi che nei secoli hanno costruito identità loro. Quindi, bisogna cominciare da loro. In modo serio, onesto, lungimirante. Cominciare dai talenti e dalle esperienze, di loro; e di noi, se saremo degni, capaci, generosi, sensibili.