The Passion vs. La Passione
Odiato, accusato, sputato. Denominato -forse neanche ingiustamente- “La Passione di Mel”, LA PASSIONE DI CRISTO non è uno splatter religioso come lo si è definito. Abbastanza fedele alle Sante Scritture, anche se Mel Gibson ha voluto (giustamente) metterci del suo (ne ha tutto il diritto), a partire dalla figura di Satana, non presente nei Vangeli.
16 Aprile 2006 10:06
Odiato, accusato, sputato. Denominato -forse neanche ingiustamente- “La Passione di Mel”, LA PASSIONE DI CRISTO non è uno splatter religioso come lo si è definito. Abbastanza fedele alle Sante Scritture, anche se Mel Gibson ha voluto (giustamente) metterci del suo (ne ha tutto il diritto), a partire dalla figura di Satana, non presente nei Vangeli. Ma la figura del Male è talmente affascinante e inquietante che va benissimo: interpretato da Rosalinda Celentano, il suo viso nascosto sotto il manto nero che appare quando meno te lo aspetti, con le soppracciglia rasate e il verme che scende dal naso, non può non far rabbrividire. E’ un film antisemita? Ecco, l’errore che fa Gibson è di far sembrare il film in questo modo. Ma se la mano che inchioda la mano sinistra di Cristo è quella dello stesso regista, forse il messaggio è “leggermente” diverso da quello che si vorrebbe far credere. Gadget, chiodi da portare al collo, crocifissi ispirati al film, record d’incassi: il film in sè la battaglia marketing l’ha vinta, certo, non ne dubita nessuno. Si può dubitare invece del fatto che molti si avvicinino al film in modo oggettivo: sia dai “pro” che dai “contro”, la valutazione nasce già prima della visione del film. Che il più delle volte o è un capolavoro o è uno schifo. Possibile che davvero da pochi esca un “discreto” o un “mediocre”? Non un altro Vangelo secondo Matteo, ma degno di una visione. Da un ateo convinto che durante la visione ha avuto qualche brivido. Gabriele C.
Durante tutta la lavorazione, sino all’uscita, questo film fu accompagnato da strascichi di polemica e tanta “sana” campagna pubblicitaria, ma del resto è il prezzo da pagare se fai un film sulla storia di Cristo, in aramaico e latino e per di più anni luce dal “politically correct”. Diverse chiavi di lettura mischiate spesso in maniera confusionaria per ripercorrere le ultime ore di Cristo, vere o presunte che siano… C’è tanta confusione in questo film, e la causa scatentante, sono le scelte registiche. I quattro Vangeli presentano estreme differenze e tentare di estrapolare i criteri di scelta di alcuni passi nel film illustrati, a discapito di altri, diventa quasi impossible. Accusato di fomentare questioni delicate, disegna un ritratto del popolo ebraico a tratti “cattivo”, riportando a galla la spinosa questione del Deicidio, tutto cio’ peraltro minimizzando la responsabilità Romana. Non vi è forse il rischio di rappresentare un fatto storico senza alcuna obiettività? L’aspettativa, visto il tema trattato, di un film spirituale ha lasciato spazio ad un film che di spirituale ha ben poco, a tratti di cattivo gusto, che non stenta a regalare sangue ed orrore in maniera assolutamente gratuita. Se l’obiettivo era mostrare il vero volto di un uomo, quello di Cristo, narrarne la storia con più realismo possibile, quale il ruolo della “mobilitazione” mass mediatica? Un film scorretto e fazioso, che suona tutto tranne che un omaggio all’immagine di Cristo. Natalie F.