Un’ora sola ti vorrei
Mi è capitata sotto mano in questi giorni una copia di “Un ora sola Ti vorrei”, premio per miglior documentario al Torino film festival nel 2002 e presentato lo stesso anno con una menzione speciale al festival di Locarno. Documentario ad opera della giovane Alina Marazzi sulla vita della madre Liseli figlia del noto editore
Mi è capitata sotto mano in questi giorni una copia di “Un ora sola Ti vorrei”, premio per miglior documentario al Torino film festival nel 2002 e presentato lo stesso anno con una menzione speciale al festival di Locarno.
Documentario ad opera della giovane Alina Marazzi sulla vita della madre Liseli figlia del noto editore milanese Ulrich Hoepli.
Un denso viaggio lungo un ora, durata effettiva del film, dove la stessa regista riscopre un pezzo di sé attraverso la rielaborazione di vecchi filmati di famiglia girati in super8 e riadattati.
La sua voce scandisce un percorso interiore, quello della madre, morta suicida all’età di 33 anni dopo una lunga lotta contro la depressione, conclusasi con il suicidio, mentre la piccola Alina aveva solo 7 anni.
Una necessità di ricostruzione della memoria della madre defunta di cui i filmati, le vecchie fotografie e i diari costituiscono l’unico legame esistente, presenza ancora molto forte.
Intenso e coinvolgente, questo percorso trasmette tutto il dolore di una donna incapace di credere in se stessa, di sopravvivere ad un senso di frustrazione probabilmente dato dalla presenza severa del padre, e dalla sensazione di “non essere mai all’altezza”.
Quello che colpisce sono i filmati della famiglia in bianco e nero con un forte registro più cinematografico che amatoriale.
La figura della donna è rappresentata con un alterità quasi divistica, espressione dello sguardo del padre a tratti quasi ossessivo.
Una crescendo toccante, quasi catartico, che arriverà a purificare la stessa regista, e non solo.
“Evidentemente è un film che non ha un tempo, un momento, può essere guardato adesso come tra dieci o trent’anni” dice Alina Marazzi.
Trovate qui l’intera intervista Cineboom
e il qui il sito ufficiale.