Il cinema? Ecco il mercato
Prendiamo un mercato: l’AFM, l’American film Market. Perché mercato e non market? Lo so, sembra una brutta parola ma… brutta prassi, brutta parola e market è sempre un po’ eufemistico nell’uso italiano. Che cosa succede? Semplicemente… centinaia di distributori si ritrovano per acquistare i film che saranno poi distribuiti nelle stagioni successive. Tutto è in
Prendiamo un mercato: l’AFM, l’American film Market. Perché mercato e non market? Lo so, sembra una brutta parola ma… brutta prassi, brutta parola e market è sempre un po’ eufemistico nell’uso italiano. Che cosa succede? Semplicemente… centinaia di distributori si ritrovano per acquistare i film che saranno poi distribuiti nelle stagioni successive. Tutto è in vendita: immagini (quest’anno alcune erano sull’influenza aviaria), film di azione, documentari di storia naturale, un numero sorprendente di film sui cani o con cani protagonisti, tutto inclusa la pornografia. Film non ancora terminati vengono messi in prevendita sulla base delle loro locandine (era un errore nostro l’aver creduto che la locandina de Il codice Da Vinci fosse un falso perché le riprese del film non erano ancora iniziate!).
Se non è un mercato questo! Tra i presenti c’è Kamal Nassif (Emirati Arabi Uniti), che dovrebbe acquistare per il suo canale pay-per-view ben 250 film. Con che criterio? Nessuno che sia profondo o degno del nome criterio. Il tutto si basa sul titolo, sul genere e sulla nomea degli attori. E già, perché chi ha voglia di guardarsi 250 film quando il marketing ha già fornito abbastanza dati per permettere di prevedere come anche una scelta non oculata agirà sul bilancio?
Passiamo in Egitto per venire a contatto con i produttori The Good News Group: c’è un progetto che riguarda il terrorismo, un film epico, drammatico, sulla figura di Osama Bin Laden. La trama esce fuori dalla penna di un giornalista internazionale. Adel Adeeb, regista, vuole girare il film contemporaneamente in arabo e in inglese. Il punto di vista della sua macchina da presa non sarà schierato né dalla parte di Bin Laden e contro il giornalista, né contro Bin Laden e dalla parte del giornalista. Non si tratta di una partita di calcio, infatti, ma di due culture differenti… vogliono far emergere il modo di pensare, la mentalità di due realtà diverse. Per il cast arrivano i nomi di Dustin Hoffman e di Al Pacino (chissà chi dei due verrà ingaggiato? Magari nessuno dei due, ma i nomi fanno la loro figura).
Alain Siritzky, produttore francese, ha invece presentato la versione in lingua mandarina di Emanuelle. Nel 1974 si finanziava il primo film, con Sylvia Kristel (il link è riservato a un pubblico adulto, la pagina riporta video erotici -liberamente scaricabili- tratti dai film Emmenuelle)… oggi invece i film si fanno sulla base dei blog. Ci riferiamo a Mu Zimei, caso interessante perché cinese e autrice di blog dove descrive per filo e per segno i dettagli della sua vita sessuale. Prima ancora di diventare film, i racconti di Mu Zimei sono stati raccolti in un libro. Nella versione cinematografica sarà facile individuare tutto uno spirito femminista che avrà l’intento (sociale) di risvegliare e di dare un riscatto a quelli che sono i diritti di una donna… e che in Cina vengono quotidianamente calpestati.
Come suggerisce un giornalista… i giorni di Emmenuelle sono contati: chi vorrebbe mai sporcarsi le mani con sesso e violenza quando oggi tutti preferiscono i pinguini?
E’ molto più rassicurante far vedere che viviamo nel migliore dei mondi possibili: il cinema di denuncia è scomodo, richiede attenta revisione per non essere vietato ai minori di e fa paura a chi vive da Candid. Chiudiamo gli occhi, cambiamo canale.