Ciao ciao, cultura!
I cugini francesi ricevono dal governo 10 volte quello che il cinema nostrano vedrà arrivare dopo la decisione presa in Italia. Da 84 milioni di euro investiti nel cinema, si passerà a 50 milioni [fonte].Un brutto taglio, una porta in faccia. Penso valga la pena di spendere due parole, soprattutto perché non ritengo sia possibile
I cugini francesi ricevono dal governo 10 volte quello che il cinema nostrano vedrà arrivare dopo la decisione presa in Italia. Da 84 milioni di euro investiti nel cinema, si passerà a 50 milioni [fonte].
Un brutto taglio, una porta in faccia. Penso valga la pena di spendere due parole, soprattutto perché non ritengo sia possibile che un intervistato non qualunque a un TG non qualunque non fosse a conoscenza di questo provvedimento.
Senza fare questioni da cinefili, credo sia importantissimo sottolinare che, sempre, gli spettacoli in generale siano stati momento di distrazione, di socializzazione, di confronto, di satira e di esorcismo del presente. Tagliare risorse significa allontanare i cittadini dalle piazze, dai luoghi di cultura ma, soprattutto, limitare le possibilità di chi vive e lavora per trasmettere quella cultura.
Riporto, di seguito, parte del comunicato stampa di Agis, Anica, Anac, Slc Cgil, Sindacato Attori Italiani, Fistel Cisl, Forum Attori Italiani, Uilcom Uil, Coordinamento Attori Uilcom.
L’attacco allo spettacolo e al fondamentale diritto alla cultura dei cittadini ha raggiunto in questi giorni livelli mai toccati prima. La Finanziaria 2006 prevede un ulteriore taglio del 40% di tutte le risorse pubbliche per lo spettacolo, tra decurtazione del Fondo Unico che passa dai già insufficienti 464 a 300 milioni di euro, eliminazione delle quote Lotto destinate al settore e minori trasferimenti agli enti locali. Tutto ciò aggravato da pesanti ritardi normativi che rischiano di determinare il blocco delle attività cinematografiche e la paralisi totale dello spettacolo dal vivo dal prossimo 1° gennaio. Un’operazione di queste dimensioni, nella situazione già estremamente precaria di tutto lo spettacolo, dovuta alle politiche fin qui adottate, provocherà una drastica riduzione dell’offerta di eventi al pubblico e metterà in serio pericolo l’esistenza di circa 5 mila aziende e il posto di lavoro di oltre 60 mila addetti, dei 200 mila che il settore complessivamente occupa.