Jane Fonda si racconta
Il Washington Post ha pubblicato una recensione della nuova autobiografia di Jane Fonda: My Life So Far. Leggendo, uno ha l’impressione che la Fonda avrebbe potuto vivere una vita completamente diversa se non avesse puntato all’eterna ricerca di approvazione da parte dei suoi partner. La sua vita è stata segnata da un padre freddo e
Il Washington Post ha pubblicato una recensione della nuova autobiografia di Jane Fonda: My Life So Far.
Leggendo, uno ha l’impressione che la Fonda avrebbe potuto vivere una vita completamente diversa se non avesse puntato all’eterna ricerca di approvazione da parte dei suoi partner.
La sua vita è stata segnata da un padre freddo e restio nelle manifestazioni d’affetto… il grande Henry Fonda, che ha avuto ben cinque mogli; da non tralasciare, poi, il suicidio della madre, avvenuto quando Jane aveva 12 anni.
Ecco quindi messi assieme diversi ingredienti per una potenziale donna spaventosamente narcisista.
Alcuni passaggi sono addirittura sconvolgenti, come quello in cui la Fonda, ricordando il viggio a Hanoi nel 1972 e l’incontro di una donna vietnamita incinta al fucile, scrive: “Incinta e combattente. Se lei riesce a sperare, allora anche io posso. Così ho deciso di avere un figlio da Tom, come testamento del nostro futuro“.
Con un’altra affermazione, poi, arriva a dare il suo contributo alle coppie che vedono il figlio come un rimedio: “Come ci sdraiammo a letto nella nostra stanza del Chelsea Hotel, ho detto a Tom che avrei voluto un bambino, come promessa per il futuro”.
Il tutto ritrova la sua giusta dimensione laddove Jane ricorda il padre e l’importanza del vero amore. Purtroppo, però, questo momento giunge troppo tardi al lettore, quando ormai i difetti e le frustrazioni hanno preso il sopravvento, confessione dopo confessione.