Il business del trailer
Un articolo assolutamente da leggere sul Los Angeles Times che riguarda il business dei trailer. Secondo voi quando è che la visione fa più effetto? Porta più gente al cinema un trailer passato in tv, oppure una recensione sul giornale o ancora una locandina? Io credo che molti abbiano un critico di riferimento, su quotidiani
Un articolo assolutamente da leggere sul Los Angeles Times che riguarda il business dei trailer.
Secondo voi quando è che la visione fa più effetto? Porta più gente al cinema un trailer passato in tv, oppure una recensione sul giornale o ancora una locandina?
Io credo che molti abbiano un critico di riferimento, su quotidiani o riviste, su internet o ancora sui weblog. Una persona, quindi, che solitamente incarna i propri gusti e anticipi le sensazioni di un film.
Giungo a questo post perché da quando ho inizato a scrivere per cineblog non ho fatto altro che imbattermi in lamentele di cinefili, che notavano quanto le case cinematografiche tendano a puntare su un target molto ristretto di utenza: gli under-35. Gli under-35 rappresentano il pubblico più sprovveduto, quello spassionato, che va al cinema perché “ha sentito dire” o “ha scoperto” che un film è al cinema. Il risultato sembra essere un cartellone ripetitivo di film esteticamente molto validi ma vuoti di significato.
L’articolo segnalato spiega il momento perfetto del trailer, quello in cui è bene venga trasmesso per incuriosire e catturare pubblico: il buio in sala, quando magari, per ingannare l’attesa, uno è seduto comodo con pop corn e bibita e, probabilemnte (questa è una mia deduzione), il piacere della comodità mista al sapore viene trasmesso per psico-analogia anche al trailer.
A questo punto diventa interessante notare come MMU intervenga citando l’importanza di servizi come yahoo e aol, che provvedono alla trasmissione e/o alla segnalazione di trailer con tanto di critica, servizi totalmente ignorati dal giornalista dell’articolo. Perché questa dimenticanza? Forse perché gli sprovveduti under-35 non fanno ricerche su internet?
Si tratta del mercato americano e del pubblico americano, ma anche noi abbiamo i nostri nei.