Aspettando Blair Witch: 20 horror “found footage” da vedere
Blogo vi propone 20 titoli horror found footage che forse non avete visto.
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Dopo l’uscita nel 1999 di The Blair Witch Project e l’enorme successo a sorpresa (60.000$ di budget per quasi 250 milioni d’incasso) di questa pellicola che definire minimalista è un eufemismo, il genere horror nel cosiddetto formato “found footage” o “mockumentary” è stato sfruttato senza ritegno fiutando l’opportunità di spendere due lire e massimizzare i guadagni, tanto da riuscire ad azzerrare qualunque tipo di perdita e trasformare un incasso normalmente fallimentare per un qualsiasi film in un successo, grazie al budget ai minimi termini investito. Una formula produttiva quella del low-budget per scelta poi applicata anche agli horror e thriller girati in formato classico e che ha fatto la fortuna di produttori come Jason Blum e la sua Blumhouse Productions (vedi Paranormal Activity, Insidious, Sinister, Il giorno del giudizio).
Il prossimo 21 settembre debutta nei cinema italiani The Blair Witch, sequel del fenomeno The Blair Witch Project che arriva a 17 anni dal film originale e a 16 anni dal deludente sequel Il libro delle streghe: Blair Witch 2, un lasso di tempo notevole che nel frattempo ha visto il formato found-footage generare un altro paio di “fenomeni”: ved l’americano Paranormal Activity (15.000$ di budget per 193 milioni d’incasso) e lo spagnolo REC (2 milioni di budget per 30 milioni d’incasso), il primo ha generato un lucroso franchise che tra sequel e spin-off conta ad oggi 6 pellicole, mentre l’horror ispanico ha generato tre sequel e un remake americano dal titolo Quarantena.
Il formato found footage dopo il suo utilizzo negli anni ’80 nel controverso Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato e l’exploit anni ’90 di The Blair Witch Project ha avuto diversi estimatori tra registi veterani che hanno voluto cimentarsi con il formato, vedi il maestro George Romero (Le cronache dei morti viventi), il regista Premio Oscar Barry Levinson (The Bay) e più recentemente M. Night Shyamalan (The Visit).
In attesa di goderci in sala Blair Witch e sperando in un finale meno frustrante dell’originale, vogliamo proporvi una classifica con 20 titoli horror girati in formato found footage, e visto che non amiamo “vincere facile” abbiamo escluso i soliti titoli noti e scelto film meno conosciuti e qualche intrigante “ibrido” che secondo noi andrebbero ripescati e in qualche caso rivalutati.
1. Troll Hunter (Norvegia – 2010)
Gioiellino norvegese che tornando alle origini del moderno mockumentary utilizza il filone “monster-movie”. Troll Hunter grazie ad interpreti credibili, suggestive location e ad alcune sequenze davvero azzeccate si piazza tra i più suggestivi titoli del formato.
2. The Borderlands (Inghilterra – 2013)
The Borderlands dell’esordiente Elliot Goldner ibrida il formato found footage con il classico filone “case infestate”, in questo caso la location infestata è una chiesa che cela una storia a sfondo demoniaco di notevole appeal. Un plauso all’immersivo finale vivamente sconsigliato ai claustrofibici.
3. Videoblog di un vampiro / Afflicted (Canada – 2013)
Afflicted ibrida il formato mockumentary con il filone dei film con vampiri e segue due migliori amici che decidono intraprendere il viaggio di una vita in giro per il mondo, viaggio che però subisce una svolta oscura e imprevista quando l’incontro con una donna misteriosa lascia uno di loro contagiato da uno strano virus. La particolarità di questo film è l’utilizzo di videocamere montate sui protagonisti, quindi l’immersività del formato found footage viene amplificata da riprese in prima persona che ammiccano ai videogame di ultima generazione.
4. The Tunnel (Australia – 2011)
The Tunnel punta tutto sull’ambientazione ammiccando a pellicole come Creep – Il chirurgo piuttosto che al memorabile The Descent. ll regista Carlo Ledesma grazie ad un volenteroso cast e un montaggio da manuale riesce a miscelare con dovizia immagini da telecamere a circuito chiuso, finte interviste, riprese agli infrarossi e riprese classiche, queste ultime per fortuna molto luminose, che spezzano nei momenti giusti gli eccessi da “vicolo buio” tipici del formato.
5. Apartment 143 / Emergo (Spagna – 2012)
Il regista Carles Torrens con Apartment 143 sfrutta il formato found footage in maniera egregia, tanto che l’effetto “mal di mare” tipico di alcune riprese è ridotto ai minimi termini, mentre la sceneggiatura di Rodrigo Cortes (Buried – Sepolto, Red Lights), che cura anche il montaggio, prende spunto ed omaggia il classico Poltergeist di Tobe Hooper, aggiungendovi di suo un’intrigante digressione in stile “Esorcista”. Degna d nota la performance della giovane protagonista Gia Mantegna, che si dimostra inquietante ed irritante quel tanto che basta per rendere credibile la sua tormentata adolescente.
6. Exists (USA – 2014)
Per il sottoscritto Exists rappresenta ad oggi il miglior film sul leggendario Bigfoot mai realizzato. Il regista Eduardo Sánchez, lo stesso del cult The Blair Witch Project, ci racconta di cinque amici in campeggio nei remoti boschi del Texas orientale che si troveranno a dover sopravvivere agli attacchi del mitologico Saquatch che risulterà più forte, più intelligente e più terrificante di qualsiasi cosa abbiano mai visto o immaginato.
7. Entity (Inghilterra – 2012)
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Una piccola troupe televisiva inglese dello show “Darkest Secrets” supportata da una sensitiva parte per la foresta siberiana per indagare sul luogo del ritrovamento di trentaquattro corpi non identificati. Entity di Steve Stone è uno di quei found footage dove la location fa la differenza e in questo caso il risultato è inquietante e particolarmente immersivo.
8. The Den (USA – 2013)
Recentemente è uscito nei nostri cinema Unfriended, un thriller-horror in formato found footage interamente allestito sullo schermo di un computer, un film decisamente riuscito che però non era una novità assoluta come molti hanno affermato. In realtà un anno prima usciva The Den film girato con la medesima tecnica e di molto superiore al tanto acclamato Unfriended. Attraverso una maratona in chat intrapresa da una studentessa si disvela un incubo virtuale che sconfina oltre lo schermo del computer con omaggi al filone “slasher” e una strizzatina d’occhio al “torture-porn” di ultima generazione.
9. The Silent House / La casa muda (Uruguay – 2010)
Piccolo gioiello made in Uruguay che ha fruito di un remake americano, con protagonista la talentuosa Elizabeth Olsen, assolutamente non all’altezza dell’originale. Il regista Gustavo Hernández confeziona un ibrido da brividi cogliendo il meglio dell’inflazionato formato mockumentary, non rinunciando però alla colonna sonora e mantenendo l’uso della macchina da presa come virtuale presenza all’insegna del dinamico, ma senza la fastidiosa invadenza di un terzo incomodo, che in veste di operatore / attore la maneggi e si palesi all’interno della narrazione del film.
10. The Bay (USA – 2012)
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Sorprendente incursione nel formato found footage del regista Premio Oscar Barry Levinson (Rain Man, Sfera, Sleepers) che utilizza un realismo pseudoscientifico che fa di The Bay un vero e proprio documentario. ll film sfodera una serie di trovate orrorifiche particolarmente azzeccate, unite ad un inquietante fil-rouge a sfondo ecologico, capace di innescare una serie di inquietanti dubbi su un potenziale inquinamento silenzioso e letale che sta sistematicamente sconvolgendo nel profondo l’intero ecosistema terrestre.
Banshee Chapter – I files segreti della Cia (USA – 2013)
Banshee Chapter diretto dall’esordiente Blair Erickson e prodotto dall’attore Zachary Quinto è un found-footage tra i più intriganti e suggestivi di sempre. La trama prende il via inizia con la ricerca di una persona scomparsa da parte di una giornalista web e si trasforma nella scoperta di un esperimento che coinvolge entità ultraterrene, droghe allucinogene, dimensioni parallele ed esperimenti sul controllo della mente. Assolutamente da vedere questo suggestivo titolo liberamente ispirato al racconto “From Beyond” di H. P. Lovecraft che nel lontano 1986 ispirò anche l’omonimo horror di Stuard Gordon con protagonista lo Jeffrey Combs del cult Re-animator.
12. La metamorfosi del male / Wer (USA – 2013)
Il regista di Stay Alive, L’altra faccia del diavolo e il recente The Boy ibrida il formato found footage con il filone degli horror con licantropi e una digressione da legal-thriller e il risultato è uno dei film più sottovalutati di sempre. La metamorfosi del male si presenta come un found footage anomalo rispetto al consueto con una colonna sonora, inquadrature multiple ed evitando il canonico punto di vista del cameraman “invisibile” che non molla mai la videocamera neanche venisse giù l’apocalisse. Questa scelta ha reso più fluido il montaggio e meno stressante la visione, senza contare che tutto il risultato finale somiglia per una volta molto di più ad un film vero e proprio che ad una lunga e confusa ripresa finto-amatoriale.
13. Lovely Molly (USA – 2012)
Eduardo sanchez, co-regista del celeberrimo The Blair Witch Project, dopo un paio di horror tradizionali (Altered – Paura dallo spazio profondo e Seventh Moon) con Lovely Molly torna al mockumentary ibridando il formato, miscelando riprese tradizionali con inserti found footage, confezionando un disturbante e oscuro horror psicologico che miscela incursioni domestiche a sfondo demoniaco come nel classico Entity e tutto il repertorio caro al modaiolo mockumentary-horror alla Paranormal Activity e al rodato filone degli horror con possessioni demoniache.
14. La piramide (USA – 2014)
| 20th Century Fox” content=”” provider=”youtube” image_url=”https://old.blogo.it/cineblog/9/947/maxresdefault-jpg.png” thumb_maxres=”1″ url=”https://www.youtube.com/watch?v=cikFNIGnSTY” embed=”PGRpdiBpZD0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNzE1MTIwJyBjbGFzcz0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudCc+PGlmcmFtZSB3aWR0aD0iNTAwIiBoZWlnaHQ9IjI4MSIgc3JjPSJodHRwczovL3d3dy55b3V0dWJlLmNvbS9lbWJlZC9jaWtGTklHblNUWT9mZWF0dXJlPW9lbWJlZCIgZnJhbWVib3JkZXI9IjAiIGFsbG93ZnVsbHNjcmVlbj48L2lmcmFtZT48c3R5bGU+I21wLXZpZGVvX2NvbnRlbnRfXzcxNTEyMHtwb3NpdGlvbjogcmVsYXRpdmU7cGFkZGluZy1ib3R0b206IDU2LjI1JTtoZWlnaHQ6IDAgIWltcG9ydGFudDtvdmVyZmxvdzogaGlkZGVuO3dpZHRoOiAxMDAlICFpbXBvcnRhbnQ7fSAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNzE1MTIwIC5icmlkLCAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNzE1MTIwIGlmcmFtZSB7cG9zaXRpb246IGFic29sdXRlICFpbXBvcnRhbnQ7dG9wOiAwICFpbXBvcnRhbnQ7IGxlZnQ6IDAgIWltcG9ydGFudDt3aWR0aDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O2hlaWdodDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O308L3N0eWxlPjwvZGl2Pg==”]
Prodotto da Alexander Aja e e diretto dall’esordiente Grégory Levasseur La piramide può contare su un’intrigante location tanto suggestiva quanto claustrofobica. Una squadra di archeologi statunitensi scopre una piramide perduta diversa da qualsiasi altra nel deserto egiziano. Mentre il team cerca di svelare i segreti sepolti al suo interno, si rende conto che non solo è intrappolato in essa, ma è anche perseguitato da una misteriosa creatura che si rivelerà essere nientemeno che Anubi, la divinità egizia dell’oltretomba.
15. Jeruzalem (Israele – 2015)
Questo intrigante mockumentary israeliano girato con 160.000$ è praticamente un Cloverfield con demoni che ammicca al filone apocalisse zombie (vedi la “Z” nel titolo), con l’aggiunta della “possessione demoniaca”. Jeruzalem ci racconta di tre porte per l’inferno, una si trova nel deserto, una nel mare e una nella città di Gerusalemme che diventa meta del viaggio di due amiche e studentesse americane che si troveranno in città quando l’inferno si riverserà sulla Terra.
16. The Possession of Michael King (USA – 2014)
The Possession of Michael King, se paragonato a titoli mediocri come L’ultimo esorcismo e L’altra faccia del diavolo, guadagna diversi punti piazzandosi tra i più disturbanti found footage horror con possessione demoniaca. Da notare l’utilizzo del sonoro per creare disagio fisico allo spettatore, il resto è mockumentary allo stato puro.
17. Frankenstein’s Army (Olanda – 2013)
Frankenstein’s Army diretto dall’olandese Richard Raaphorst ci racconta di un gruppo di soldati sovietici che durante la fine della Seconda Guerra Mondiale scoprono un luogo segreto dove i nazisti compiono esperimenti folli con i corpi dei soldati caduti. Frankenstein’s Army fatica a carburare, ma quando arriva il momento di addentrarsi nell’infernale laboratorio nazista, il film ha un notevole guizzo e le mostruose creazioni del Dr. Viktor Frankenstein note come “zombots” strappano l’applauso.
18. Behind the Mask – Vita di un Serial Killer (USA – 2006)
L’idea alla base di Behind the Mask è raccontare genesi, efferate gesta e motivazioni in puro stile “slasher” di un aspirante serial killer mascherato, seguito passo passo da una giornalista in cerca dello scoop di una vita. Il film è divertente, ironico e colmo di citazioni e riferimenti ad icone horror come Freddy Krueger, Jason Voorhees, Michael Myers e Chucky con l’aggiunta di cameo del mitico Robert Englund e di Kane Hodder noto per aver impersonato Jason in vari capitoli della saga Venerdì 13.
19. Necropolis – La città dei morti / As Above, So Below (USA – 2014)
Necropolis – La città dei morti è un found footage dall’intrigante digressione sovrannaturale che gioca con alchimia, archeologia urbana e una digressione psicologica che amplifica e materializza paure e sensi di colpa; un approccio di stampo psicologico che già avevamo apprezzato in film come Linea mortale e Punto di non ritorno e che in questo caso diventa un viaggio verso gli inferi in cui ognuno dei protagonisti, messi di fronte al proprio doloroso passato, dovranno decidere se sfuggirgli o affrontarlo decidendo così anche la forma che assumerà il loro personale inferno.
20. The Frankenstein Theory
Anche se The Frankenstein Theory non rappresenta per il formato found footage nulla di particolarmente memorabile, lo abbiamo voluto inserire in classifica per l’audace premessa del film, che pone la famosa creatura di Frankenstein al pari di creature mitiche come il Bigfoot o il Mostro di Lochness e ipotizza che il romanzo di Mary Shelley sia basato su eventi reali. Su questa premessa viene organizzata una spedizione guidata dal professor John Venkenheim che conduce una troupe cinematografica tra le distese ghiacciate del Circolo Polare Artico, al fine di salvare la sua reputazione accademica dimostrando la teoria che il Mostro di Frankenstein è realmente esistito.