Les Souvenirs: recensione in anteprima
Commedia agrodolce di Jean-Paul Rouve, Les Souvenirs appronta un discorso sul tempo che passa con delicatezza ed un ritmo pacato, servendosi bene dell’approccio minimale alla storia di Romain e dei suoi cari
Romain è un ventitreenne che vive a Parigi. Sogna di fare lo scrittore ma non ha fretta, perciò, mentre si accinge a completare gli studi, trova un posto di lavoro come portiere di notte presso una piccola struttura alberghiera. Il papà, Michel, è appena andato in pensione dopo oltre tre decenni alle poste; un passaggio drastico, che lo pone dinanzi a ciò che gli rimane al di là del suo lavoro, mettendo perciò in discussione anzitutto il suo matrimonio con Nathalie. La madre di Michel (Madeleine), nonché nonna di Romain, all’improvviso sparisce dall’ospizio nel quale si trovava, scappata verso non si sa dove.
Les Souvenirs è film che già dal titolo evoca il ricordo, in tanti piccoli frammenti. Parabola intergenerazionale che coinvolge nonna, padre e figlio, alle prese con la vita di tutti i giorni, limitandosi a dei possibili profili, senza fornire chissà quale coordinata. Tutti e tre i protagonisti intraprendono un percorso, ciascuno a suo modo, di cui il film di Jean-Paul Rouve intercetta per lo più un segmento. Potrebbe essere questo il primo romanzo scritto da Romain? La voce fuori campo che parla da narratore onnisciente sembrerebbe ad un certo punto avallare questa ipotesi.Piccolo, stranamente caloroso, il discorso approntato in Les Souvenirs non si complica affatto la vita e cerca di andare dritto al sodo. Certo, il rovescio della medaglia sta nell’asciuttezza che se ne ricava, forse troppa, ma d’altra parte l’intenzione non pare per niente quella di riempire questa vicenda di episodi. Colpisce perciò il placido andamento, attraverso cui viene filtrata una storia in cui solitudine ed il suo contrario affiorano quali componenti principali. Per una persona che ha appena perso il suo compagno di vita (Madeleine), ve n’è un’altra che è a un passo dal trovarla (Romain).
Un ritratto sul tempo, perciò, oltre che sulla sua ciclicità. Elemento, questo, che va inquadrato, e che ciascuno inquadra infatti a proprio modo, secondo l’indole; per alcuni il «nulla di nuovo sotto il sole» di testamentaria memoria può apparire soffocante, in altre parole può star stretto; per altri, invece, confortante. Ad ogni buon conto va comunque riconosciuta la capacità di fare del tempo non una mera tematica bensì una vera e propria impronta, che si avverte lungo il corso di una trama che si dipana quasi sospesa di qualche centimetro rispetto al suolo.
Un intento se vogliamo poetico, che però non limita né s’impone sull’avvicendarsi degli eventi, il cui ingranaggio fila finanche troppo liscio. Non a caso risulterebbe poco gratificante non riuscire a sperimentare l’impronta di cui sopra, quel déjà vu rohmeriano che cristallizza dei momenti non per fissarli per consentirci di gustarli. Les Souvenirs va perciò sì verso quella direzione, senza però toccare le vette o anche solo i tasti a cui arrivava un cineasta come Rohmer. Quello di Rouve è un realismo romanzato, incisivo fino a un certo punto, ma che ha qualcosa da dire. Assecondando con misura l’approccio minimale che è alla base dell’opera.
E poiché, volendo, il baricentro narrativo sta nel personaggio di Romain, funziona quel suo atteggiamento così sereno, disteso, malgrado il giovane si trovi ad un punto cruciale della sua vita, che oramai dà sullo strapiombo della vita adulta. Lui riconcilia più generazioni, di cui ci vengono fatte evincere poche peculiarità, ma forse perché Rouve sa che il discorso è complesso e perciò è meglio non sforzarsi di stipare troppa roba. E sebbene chi scrive abbia qualche riserva su come venga chiuso il cerchio, ad una favola di questo tipo non si può negare per partito preso alcun lieto fine, quantunque smorzato. L’importante è che la storia di Romain si concluda con lo stesso ritmo e andamento di come l’abbiamo vissuta, il che avviene, perciò va bene.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”6.5″ layout=”left”]
Les Souvenirs (Francia, 2014) di Jean-Paul Rouve. Con Michel Blanc, Annie Cordy, Mathieu Spinosi, Chantal Lauby, William Lebghil, Flore Bonaventura, Audrey Lamy, Jean-Paul Rouve, Jacques Boudet, Xavier Briere e Yvan Garrule. Nelle nostre sale da giovedì 14 aprile.