Trieste Film Festival 2019, il manifesto celebra il trentennale del crollo del Muro
La 30esima edizione del Trieste Film Festival celebra i 30 anni della caduta del Muro omaggiando Andrzej Żuławski.
Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il Trieste Film Festival è il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale: da trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.
In programma dal 18 al 25 gennaio prossimo, il Trieste Film Festival 2019 è non a caso pronto a celebrare un doppio, felice anniversario: la propria 30. edizione e i 30 anni dal crollo del Muro di Berlino.
E’ così nato da questo intreccio la scelta di un manifesto capace di sintetizzare entrambi i festeggiamenti: una foto scattata dalla grande Dominique Issermann in una pausa di lavorazione di Possession, il film di Andrzej Żuławski girato a Berlino nell’estate del 1980. Uno scatto che ritrae la protagonista Isabelle Adjani – che l’anno successivo avrebbe vinto la Palma per la migliore attrice a Cannes – mentre salta la corda, proprio accanto al Muro. Spiega Max Mestroni dell’agenzia creativa Claimax, che con l’attenta supervisione dell’autrice ha adattato l’immagine al suo nuovo “scopo” di manifesto del festival: “Siamo stati subito sedotti dalla foto di Issermann: lontana dalle simbologie celebrative, nonostante la severità del bianco e nero riesce a restituire ingenuità e leggerezza“.
Accanto al manifesto ufficiale, l’anniversario del crollo Muro sarà al centro di una breve ed eccentrica retrospettiva che – spiegano i direttori artistici del festival, Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo – “porta con sé un pizzico di quell’umorismo, quello jüdischer Witz, che contraddistingue la cultura mitteleuropea, che mescola l’alto e il basso, il dramma e la commedia, e che offre uno sguardo sbilenco e anti-celebrativo di un momento storico da cui è nata anche la nostra manifestazione. 4 i titoli in programma: Uno, due, tre! di Billy Wilder (1961), realizzato a Berlino proprio nell’estate in cui il Muro fu eretto; Totò e Peppino divisi a Berlino di Giorgio Bianchi (1962), “instant comedy” scritta da Age e Scarpelli con le scene del muro ricostruite all’ippodromo di Tor di Valle di Roma; il documentario candidato all’Oscar Rabbit à la Berlin di Bartosz Konopka (2009), che racconta la vita quotidiana della Berlino del muro attraverso gli occhi della colonia di leprotti che per decenni abitò la striscia della ‘no zone’; e naturalmente Possession di Andrzej Żuławski (1981), potente e orrorifica metafora del male nell’uomo e nella società contemporanea“.