Un momento di follia: recensione in anteprima
Un amore colpevole, da nascondere, è il centro attorno al quale ruota la commedia di Jean-François Richet. Un gioco a conti fatti innocuo ma le cui dinamiche riescono ad intrattenere, con dei discreti attori chiamati ad interpretare personaggi non proprio indimenticabili. Utili però a uno scenario contraddistinto da equivoci, magari un po’ sciocchino ma divertente
Louna (Lola Le Lann) e Marie (Alice Isaaz) si confidano. Marie ha appena scoperto tramite Facebook che in Corsica c’è uno al quale è interessata; «un bamboccio che ancora gioca alla PlayStation», ma per una botta e via va più che bene. Louna no, lei sogna il principe azzurro, l’amore della sua vita, quello che è per sempre. Ci si ride un po’ su, come se la ragazzina avesse detto che preferisce il Rosario con le vecchiette prima della Messa a Lady Gaga, per poi tornare alla routine. A posteriori ci rendiamo conto che quella conversazione, quelle confidenze tra ragazzine, rappresentano più che un mero riempitivo tra una stupidaggine e l’altra.
Un momento di follia è il titolo del film, che in originale allude allo smarrimento (Un moment d’egarement, in francese)… ma di chi? Evidentemente non da parte di Louna, che a dispetto dell’età sa cosa vuole e sa come ottenerlo. L’onere perciò ricade su Laurent (Vincent Cassel), padre di Marie e miglior amico di Antoine (François Cluzet), che a sua volta è il padre di Louna. Gli ingredienti per il dramma scabroso ci sono tutti, mentre invece Richet opta più per la commedia, senza però svilire più di tanto il tono tutto sommato grave di questo ritratto.Una sera Laurent rimane solo con le due signorine, alle quali tocca fare da sorvegliante. Già in mattinata Louna ha lanciato sguardi, mostrato il giovane seno con fare malizioso e provocante, senza esibizionismo però, quasi il conto non fosse il suo. Laurent fa il finto tonto, sebbene sia evidente che la piccola non le sia del tutto indifferente. Siamo alla sera perciò, quella in cui accade il fattaccio: i due si ubriacano, si buttano a mare, lei salta addosso a lui, quest’ultimo non si trattiene e trac… chi sotto e chi sopra. Da questo momento in avanti parte l’immaginabile tiritera che vede Louna con una brutta cotta per l’adulto, mentre Laurent che cerca di arginare, pentitissimo, il già ingente danno.
Un po’ sorprende che un film come questo, pronto a ribaltarsi da un momento all’altro, in realtà regga botta quasi fino alla fine. Certo, l’ingenuità di Louna appare a tratti un po’ forzata, troppo romanzata se vogliamo, così come le maldestre reazioni a catena di Laurent. Ma questo non è Lolita. Sì, Richet chiaramente ci gioca, finge di arruffianarsi Nabokov ma senza nemmeno troppa convinzione, anche perché a che serve raccontare di nuovo quella storia lì? Se si resta perciò ancorati ai personaggi si rischia di rimanere delusi, perché nessuno di loro ha davvero qualcosa da dirci. Di particolare, intendo.
Tuttavia il giochetto funziona, anche se non ogni meccanismo sia ben oliato, ma pazienza se la mancata perspicacia di Antoine venga dissimulata dall’interesse per archibugi con cui uccidere i cinghiali che gli stanno rovinando il recinto di casa. Certo è che il loro soggiorno in Corsica questi quattro parigini non lo scorderanno facilmente. Quanto a noi spettatori, come già accennato, dipende cosa si va cercando. Siamo più sul fronte dell’intrattenimento, malgrado in chiusura si tenti di nobilitare la vicenda con un finale aperto, a suo modo poetico. Macché.
Un momento di follia si porta avanti per gli equivoci, perciò per l’assurdità di certe situazioni. A conti fatti si attende il momento in cui la verità verrà a galla, ed in questo va riconosciuto a Richet e soci la capacità di non distrarci troppo e tenerci occupati fino a che la pentola non esplode. Perché si sa che qualcosa del genere dovrà accadere, che dalle confessioni scomode e mortificanti si dovrà passare. Soltanto, come? La curiosità tiene banco, al netto di qualche lungaggine, specie sul finire, oltre che le summenzionate forzature, tipiche per lo più di chi non vuole prendersi troppo sul serio. Un equilibrio, come già scritto, precario, in cui il film non si produce in nulla di particolarmente scenografico, senza però perderci di vista. E poi, oh… ad un certo punto si quasi si patteggia per Cassel. Lì per lì non si direbbe, e invece.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”6″ layout=”left”]
Un momento di follia (Un moment d’égarement, Francia, 2015) di Jean-François Richet. Con Vincent Cassel, François Cluzet, Lola Le Lann e Alice Isaac. Nelle nostre sale da giovedì 24 marzo.