Arriva il decreto ‘contro’ Netflix: “I film andranno prima in sala, poi in streaming”
Il governo italiano pronto ad intervenire con finestre certe e regole ferree per la distribuzione in sala dei film. Compresi i titoli Netflix.
Alberto Bonisoli, ministro dei Beni culturali del governo gialloverde, è oggi intervenuto sull’argomento, annunciando un provvedimento che ha già diviso il mondo del cinema, tra favorevoli e contrari.
[quote layout=”big”]”Mi accingo a firmare il decreto che regola le finestre in base a cui i film dovranno essere prima distribuiti nelle sale e dopo di questo su tutte le piattaforme. Penso sia importante assicurare che chi gestisce una sala sia tranquillo nel poter programmare film senza che questi siano disponibili in contemporanea su altre piattaforme”.[/quote]
Un videomessaggio che il ministro ha inviato alla presentazione della ricerca Agis/Iulm “Spazi culturali ed eventi di spettacolo: un importante impatto sull’economia del territorio“. Peccato che da sempre decine e decine di film che non trovano spazio in sala riescano ad emergere dall’anonimato attraverso la tv generalista, la pay-tv, l’home-video e lo streaming. Con questo intervento il Governo entrerebbe a gamba tesa soprattutto sulle produzioni italiane, magari agevolate dal tax credit e da altre forme di sostentamento, con il serio rischio di allontanare i soldi di piattaforme come Amazon e Netflix che potrebbero/vorrebbero investire sulla nostra cinematografia, uscendo magari anche in sala per poter competere ai Nastri e ai David, se non addirittura agli Oscar.
Ad oggi in Italia c’è una finestra di 105 giorni che riguarda la programmazione di un film in sala. Ma è pura prassi. In quei 105 giorni, che ora diverranno legge grazie ai decreti attuativi della Legge Cinema 220 del precedente Governo, quella determinata pellicola si potrà vedere soltanto al cinema. Peccato che la stragrande maggioranza dei titoli faccia fatica ad arrivare ai 30 giorni di programmazione, vista l’altissima concorrenza, il numero elevato di uscite settimanale e gli incassi sempre più ridotti. Una finestra visibilmente anacronistica, da parte di chi si ostina a non vedere le difficoltà odierne del mercato cinematografico.
Quei 105 giorni di ‘esclusiva’ si ridurrebbero a dieci, se l’opera è programmata per tre giorni (o meno) feriali, con esclusione del venerdì, sabato e domenica; e a sessanta giorni, se l’opera è programmata in almeno ottanta schermi e dopo i primi ventuno giorni di programmazione ha ottenuto un numero di spettatori inferiori a 50mila. La riduzione, inoltre, sarà ammessa solo se nel periodo di programmazione non sarà stata fatta attività di lancio e promozione sulla successiva disponibilità dell’opera attraverso fornitori di servizi di media audiovisivi. Volendo fare un esempio, Netflix non dovrebbe pubblicizzare la successiva messa in onda di un proprio film, uscito precedentemente in sala, nel caso in cui volesse poi farlo sbarcare in streaming 105, 60 o 10 giorni dopo.
Un decreto che va concretamente a puntare i colossi dello streaming, perché diverrà impossibile lanciare film in contemporanea sala/web, se non attraverso accordi privati con gli esercenti. Roma di Alfonso Cuaron, su Netflix a partire dal 14 dicembre, potrebbe quindi andare incontro alla prima ‘bocciatura’, nel caso in cui il decreto venisse approvato entro il 7 dicembre, annunciato giorno dell’uscita nelle sale di mezzo mondo. A meno che Roma, essendo film messicano, non sia contemplato dalle casistiche di questo imminente decreto.
Fonte: Repubblica