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La donna dello scrittore: trailer italiano del film di Christian Petzold

La donna dello scrittore: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul film drammatico di Christian Petzold nei cinema italiani dal 25 ottobre 2018.

pubblicato 24 Ottobre 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 15:26

[Per visionare il trailer clicca sull’immagine in alto]

 

IL 25 ottobre arriva nei cinema italiani, con Academy Two, il dramma tedesco La donna dello scrittore, diretto da Christian Petzold e tratto dal romanzo “Transito” di Anna Segher scritto a Marsiglia nel 1942. Utilizzando uno strabiliante parallelismo tra i fatti storici del passato e la Marsiglia dei giorni nostri, Petzold racconta la storia di un grande amore impossibile fra la fuga, l’esilio e il desiderio di raggiungere un luogo che possiamo chiamare casa.

 

Le truppe tedesche sono alle porte di Parigi. Georg (Franz Rogowski), un rifugiato tedesco fugge a Marsiglia appena in tempo. Il suo bagaglio contiene i documenti di uno scrittore di nome Weidel, che si è tolto la vita per paura delle persecuzioni. Questi documenti comprendono un manoscritto, alcune lettere e l’assicurazione dell’ambasciata messicana per un visto. Per poter ottenere uno dei pochi passaggi disponibili in nave George assume l’identità di Weidel e memorizza tutte le informazioni contenute nei documenti. Sprofonda nella esistenza a metà di chi è in fuga: chiacchiera con i rifugiati nei corridoi di un piccolo hotel, nei consolati, nei caffè e nei bar lungo il porto. Il suo unico amico è Driss (Lilien Batman), figlio del compianto Heinz, morto mentre cercava di fuggire. Tutto è destinato a cambiare quando George incontra Marie (Paula Beer), una donna misteriosa di cui si innamora.

 

Il cast del film è completato da Godehard Giese, Maryam Zaree, Barbara Auer, Matthias Brandt, Sebastian Hülk, Emilie de Preissac, Antoine Oppenheim, Ronald Kukulies, Justus von Dohnányi, Alex Brendemühl, Trystan Pütter, Agnes Regolo, Thierry Otin, Elisa Voisin, Jean-Jerome Esposito e Gregoire Mansaingeon.

 

 

Il regista Christian Petzold parla del suo rapporto con il romanzo di Anna Seghers “Transito”.

[quote layout=”big”]Il libro è stato sottoposto alla mia attenzione molto tempo fa da Harun Farocki, che lo considerava un libro fondamentale. Harun era nato nel 1944 nel Sudetenland da genitori che avevano dovuto lasciare la propria terra, e ho pensato che avesse sempre cercato di scoprire particolari connessioni tra il XX secolo e scrittori come Franz Jung, George Glaser e Anna Seghers. Quello che esisteva prima del fascismo era una innocenza perduta e “Transito” è un libro che è stato essenzialmente scritto in quel momento di transizione. Durante gli anni, lo abbiamo letto e riletto perché è un libro a cui entrambi potevamo relazionarci: vivere in uno stato di transizione e avere un personaggio la cui storia si sviluppa in uno spazio specifico ma senza avere una casa. In “Transito” non esistono case in cui poter tornare. Essere a casa coincide di fatto con la condizione di non averne una.[/quote]

 

Petzold racconta come nasce l’idea di collocare la storia de La donna dello scrittore che si svolge nel 1940, a Marsiglia ai giorni nostri.

[quote layout=”big”]Avevo già girato Il segreto del suo volto, un altro film storico insieme ad Harun, ambientato negli stessi anni e che ricostruiva quella situazione, quello stato d’animo. Harun ed io avevamo già scritto un primo trattamento da cui partire per realizzare La donna dello scrittore e lo avevamo concepito come un film storico ambientato a Marsiglia nel 1940. Dopo la morte di Harun, ho ripreso in mano il progetto ma non ero più sicuro di voler realizzare un film storico. Non volevo ricostruire il passato. Ci sono rifugiati in ogni parte del mondo e viviamo in una Europa in cui riemergono i nazionalismi, non volevo ritrovarmi nella comfort zone della ricostruzione storica. Intanto avevo realizzato due film per la televisione ambientati ai giorni nostri, un’epoca che mi è più familiare. I motivi per cui sono ritornato a La donna dello scrittore sono essenzialmente due: tempo fa stavo parlando con un architetto che mi spiegava che l’aspetto affascinante dell’architettura della DDR è che gli edifici, risalenti a quel periodo, non sono stati demoliti ma li possiamo osservare ancora integri, accanto alle nuove costruzioni. La storia della DDR non è nascosta sotto altri strati ma è rimasta visibile integralmente. C’è un dibattito a Monaco sulle “Stolpersteine”, le pietre d’inciampo, ciottoli di ottone placcato incastonati sui marciapiedi che ci ricordano gli ebrei stati deportati nei campi di sterminio. Considero le pietre d’inciampo una delle più grandi forme di arte moderna, ci rendono testimoni del passato mentre attraversiamo il presente. Hanno qualcosa di spettrale è questo mi ha fatto pensare a “Transito”. Una zona di transito è per definizione un luogo di passaggio. Come il checkin di un aeroporto, consegni il tuo bagaglio ma non sei ancora andato da nessuna parte. Anna Seghers descrive questa zona di transito come un luogo tra l’Europa e il Messico, ma potrebbe anche essere – così come lo sono le pietre di inciampo o l’architettura – una zona di passaggio tra il passato e il presente.[/quote]