Cinema e tv USA: le minoranze tra omologazione e crisi di integrazione
Cinema e tv USA sembrano privilegiare maschi bianchi, emarginare donne, minoranze etniche e comunità LGBT, ieri come nei film del 2016
I problemi di integrazione che affliggono il mondo intero, incurante di mode, successi e progressi, sembrano essere ben radicati ovunque, anche se i riflettori di Hollywood e le mille luci degli Oscar sembrano averli amplificati.
La polemica scatenata da Spike Lee per la mancanza di candidati di colore, impazzata a colpi d’hashtag #OscarsSoWhite e riconosciuta anche da Cheryl Boone, presidente afroamericana dell’Academy, potrebbe aver strappato qualcosa di più di promesse per la prossima edizione della kermesse americana, restando però solo un riflesso della più vasta problematica di integrazione evidenziata dai dati della The Comprehensive Annenberg Report on Diversity (CARD), come precisato da uno degli autori.
[quote layout=”big” cite=”Stacy L. Smith]”Non abbiamo un problema di diversità, abbiamo una crisi di integrazione”[/quote]
L’indagine realizzata dalla University of Southern California che ha sfornato George Lucas e Francis Coppola, oltre ad essere la più completa mai realizzata finora, ha messo in evidenza il cosiddetto ‘whitewashed‘ dell’industria cinematografica e televisiva, già trasformato in slogan da t-shirt, insieme alla tendenza ad omologare le diversità, quasi emarginando donne, minoranze etniche e rappresentanti della comunità LGBT.
Mettendo a fuoco 11.000 personaggi e 10.000 tra registi e sceneggiatori, lo studio evidenza sono ci siano più bianchi, più uomini e più etero sotto e dietro i riflettori di Hollywood, di quanti ne conti la popolazione americana, partendo dall’esame di 109 film distribuiti dalle maggiori case cinematografiche nel 2014; 305 serie di prima visione mandate in onda tra il 2014 e 2015 dai principali canali tv, insieme a servizi di streaming online.
Cinema e televisione hanno offerto più ruoli agli uomini che alle donne
I personaggi analizzati risultano essere bianchi (poco meno del 72%) e maschi (poco più del 72%), relegando poco spazio a minoranze (28,3%), donne (25,7%) e universo Lgbt (2%). Stessa mancanza di varietà si è riscontrata dietro alla macchina da presa, dove dei 109 film soltanto il 3,4% è stato girato da donne e solo due di loro sono di colore.
Sebbene le donne rappresentano la metà dell’intera popolazione Usa, solo un terzo (il 33,5%) dei personaggi è femminile. Di contro, su tutte le piattaforme dilaga la sessualizzazione delle donne, con personaggi femminili mostrati in “abiti sexy”, con nudità parziale o totale, rispetto alla controparte maschile.
Anche la maggior parte dei personaggi di colore sono di sesso maschile.
Lo stesso si può dire per il 40% dei gruppi etnici non bianchi, che ricoprono solo il 28% dei protagonisti sullo schermo, così come solo il 7% dei film ha un cast con un equilibrio tra razza ed etnicità che riflette la diversità del Paese.
Nonostante siano il 17% della popolazione, agli ispanici sono affidati solo il 5,8% dei personaggi. Solo circa un quarto di spettacoli televisivi sono stati creati da donne.
Solo il 3,4% dei film è stato diretto da donne, solo in due casi erano nere.
Selma – La strada per la libertà di Ava DuVernay, rievocando la marcia per i diritti civili dei neri di Martin Luther King, da Selma a Montgomery nel 1965. La ragazza del dipinto di Amma Asante, ispirato alla storia vera di Dido Elizabeth Belle, figlia illegittima di Sir John Lindsay, ammiraglio della Royal Navy, nata dalla sua relazione con la schiava africana Maria Belle.
La quota di personaggi appartenenti alla comunità LGBT ammonta ad 2%, mentre i ruoli per i gay bianchi sono la maggioranza.
Donne di mezza età e anziani sono mostrati raramente sullo schermo. Risultano essere pochissimi i ruoli riservati alle over 40.
Nel calderone delle accuse sono finite anche le scelte troppo commerciali del sistema Hollywoodiano, con il riciclaggio ‘sporco’ di sequel, prequel e reboot, che lasciano tutto lo spazio a star maschili di generi e temi tra i più gettonati. Non serve neanche fare nomi e titoli.
Di sicuro l’abbondanza di supereroi maschili a scapito di tematiche femminili e delle minoranze, non sarà scalfita dai 184 titoli della stagione USA 2016, chiamati in causa dalla piccola ma eloquente analisi pubblicata dal quotidiano Usa Today, pur con qualche eccezione, dal prossimo remake di Ben-Hur diretto con Morgan Freeman, al remake de I Magnifici Sette con Denzel Washington e Byung-hun Lee, dal reboot del Ghostbusters al femminile di Paul Feig, al Barbershop: The Next Cut di Nicki Malcolm D