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Venezia 2018: Peterloo, la recensione del film di Mike Leigh

Leigh alla regia del Massacro di Peterloo

pubblicato 1 Settembre 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 17:02

15 anni dopo il Leone d’Oro per “Il segreto di Vera Drake”, il gigantesco Mike Leigh è tornato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con Peterloo, epico film in costume sul massacro di Manchester del 16 agosto 1819.

Un pacifico raduno pro-democrazia, tra suffragio universale e rappresentanza politica diretta, che si tramutò in una sanguinosa mattanza. Da una parte le forze governative britanniche, impaurite dai moti della recente rivoluzione francese che portarono al crollo della monarchia, e dall’altra oltre 60.000 persone, radunatesi a St. Peter’s Field perché affamate e spremute dall’avido (e matto) re. La cavalleria, scelleratamente ‘lanciata’ dai magistrati locali con le sciabole sguainate, causò decine di morti e centinaia di feriti, scatenando un’ondata di proteste in tutto il Paese.

Progetto ambizioso, quello del 75enne Leigh, qui al cospetto di una pagina fondamentale della storia democratica inglese, raccontata sin nei minimi dettagli. Anche esageratamente, bisognerebbe dire, viste le 2 ore piene che il regista di Segreti e bugie impiega prima di arrivare alla celebre strage, ripresa con innegabile, cruenta e invidiabile maestria.

Scenograficamente imponente e storicamente accurato nella sua rappresentazione, Peterloo paga la sua evitabile ridondanza. Prolisso, didascalico e dannatamente verboso, il film di Leigh affascina e al tempo stesso ammorba, sotterrando sotto un fiume di parole una battaglia, fisica e simbolica, tra integrità e potere, democrazia e corruzione, speranza e cinismo.

La fine delle guerre napoleoniche (Peterloo scimmiotta la battaglia di Waterloo) aveva portato in tutto il Regno Unito carestia e disoccupazione, con i radicali sempre più in voga tra la popolazione, messa alle strette dai dazi sull’importazione delle derrate agricole e sempre più affamata.

La manifestazione trainata dal famoso oratore radicale Henry Hunt, ottimamente interpretato da Rory Kinnear (splendido Creatura/Calibano nella serie tv Penny Dreadful) cede allo spettatore solo al termine di un lunghissimo prologo che Leigh fatica a contenere, lasciando ampio spazio a tutte le parti in causa. I potenti magistrati, i rappresentanti locali, gli editori dei quotidiani, i poveracci ignoranti, i lavoratori sottopagati, le donne alla ricerca del voto, le madri impaurite dalla rivolta, i figli tornati devastati dalle guerre, l’inconsapevole Re.

Tutti prendono parola, e a lungo, zavorrando un film in costume dalle indiscusse qualità tecniche (fotografia eccelsa), recitative e registiche, con Leigh che vola altissimo nella mezz’ora finale, purtroppo segnata da un’evoluzione narrativa forzatamente prolungata.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]

Peterloo (Uk, 2018) di Mike Leigh; con Rory Kinnear, Maxine Peake, Pearce Quigley, David Moorst, Rachel Finnegan, Tom Meredith, Simona Bitmate