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Venezia 2018: gli esercenti italiani chiedono chiarimenti sulle uscite simultanee

Festival di Venezia 2018: anche gli esercenti italiani sul piede di guerra contro Netflix e soci

pubblicato 28 Luglio 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 18:01

Dopo la bagarre scatenatasi in Francia tra l’edizione 2017 e l’ultima, tenutasi pochi mesi fa, del Festival di Cannes, anche gli esercenti italiani fanno sentire la propria voce.

L’oggetto del contendere si pone rispetto a quei film che saranno disponibili contemporaneamente sia in sala che attraverso i vari servizi di streaming a pagamento, vedi Netflix e Amazon Prime Video.

A differenza dei colleghi francesi, i quali possono contare su una legge apposita, come chiarito in conferenza dal direttore Alberto Barbera, ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) e ANEM (Associazione Nazionale Esercenti Multiplex) sanno di dover trovare una soluzione mediante accordi tra le parti.

Sul comunicato ufficiale non si fa nemmeno esplicito riferimento alle piattaforme summenzionate, limitandosi ad un laconico «altri mezzi». Tuttavia, anche in considerazione di quanto evidenziato poco sopra, i toni sono più concilianti se confrontati con quelli degli esercenti francesi, che fecero leva non solo sulla componente legislativa ma anche, se vogliamo, su quella culturale.

In tal senso qui in Italia il discorso appare a priori più complesso, la posizione delle due associazioni più debole, a prescindere da qualsivoglia logica politica su cui in fondo non siamo nemmeno ferrati. Oltre le Alpi si può infatti contare sulla risposta di un pubblico affezionato alla sala, che risponde in misura ben più significativa alla chiamata implicita di chi, per un motivo o per un altro, ha acuore la sala cinematografica.

Dunque, proprio quando sembrava che la Mostra l’avesse fatta franca con la scelta di dare spazio a quelle produzioni che Cannes ha bandito (almeno provvisoriamente), ecco che l’attualità torna ad incalzare ed una delle diatribe più vive si ripresenta senza colpo ferire. Gli esercenti, in questa fase, pretendono chiarezza, ma l’impressione è che non possa essere così immediato far rientrare l’impasse in cui ci troviamo.

Siamo infatti al centro di un passaggio delicato, senza catastrofismi di sorta, dal quale però potrebbe dipendere molto in relazione a come andrà strutturandosi l’intera industria, non soltanto a livello distributivo. L’equivoco, non per niente, sta nel credere che qualunque cambiamento in tal senso possa ricadere solo ed esclusivamente su logiche di questo tipo, ossia inerenti alla distribuzione. Niente di più sbagliato. In gioco, al di là di certi legittimi interessi, c’è parecchio di più.

Di seguito l’intero comunicato di ANEC e ANEM.

Le Associazioni di categoria dell’Esercizio Cinematografico Italiano – ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) e ANEM (Associazione Nazionale Esercenti Multiplex) – contestano quanto comunicato dal Direttore della Mostra del Cinema di Venezia, e le iniziative successive che prevedono la contemporaneità dell’uscita di alcuni film sia in sala che su altri mezzi.

Pur riconoscendo l’affermazione del Direttore che in Francia esiste una legge che vieta ciò, le modalità di distribuzione condivise finora tra le categorie hanno permesso lo sviluppo complessivo dell’intera filiera; al contrario, novità introdotte unilateralmente sembrano orientate a perseguire esclusivamente gli interessi di breve periodo solo di una parte, a danno degli altri attori.

Si tratta di un tema molto delicato che andrebbe affrontato d’intesa con tutti gli operatori della filiera cinematografica, specie in un periodo in cui l’esercizio – che rimane il principale canale di sfruttamento e di valorizzazione di un’opera cinematografica – è in una fase di grave crisi, per via di problemi strutturali del mercato (stagionalità e fiscalità in primis) che meritano un approfondimento e un’analisi che si stanno sviluppando presso i competenti contesti istituzionali.

La Legge Cinema ha fornito i primi strumenti: l’Esercizio è a disposizione per lavorare a soluzioni utili al mercato, ma senza penalizzare questa fondamentale catena del valore. Pertanto, le Associazioni dell’esercizio cinematografico si opporranno con ogni mezzo a tale proposta, se le convergenze sulle finestre di sfruttamento verranno disattese senza l’avallo dei Cinema Italiani.