La canzone perduta: madre, figlio e questione curda al cinema
La canzone perduta di Erol Mintaş suona la questione curda nella quotidianità di una madre e un figlio all’estrema periferia di Istanbul
Stando alle ipotesi scientifiche più accreditate l’evoluzione della cosiddetta civiltà umana dipende dai flussi migratori che hanno popolato i diversi continenti partendo dall’Africa sin dall’era quaternaria con l’Homo erectus. Questo però non ha impedito all’homo sapiens di rendere il popolo curdo, il più numeroso del pianeta senza una terra e oggetto di un vero e proprio genocidio (esecuzioni sommarie, torture, deportazioni, processi iniqui), costringendo la maggior parte di loro a vivere al di fuori dell’area del cosiddetto Kurdistan, estesa in Turchia, Iraq, Iran, Armenia e Siria.
Le conseguenze i rifugiati le vivono nel quotidiano, oggi come dopo il crollo dell’Impero Ottomano, anche nel lungometraggio di esordio del giovane regista curdo-turco Erol Mintaş, con La canzone perduta (Klama Dayika Min – Song of my Mother) dell’anziana Nigar (Zubeyde Ronahi), madre del giovane insegnate Ali (Feyyaz Duman), costretti a lasciare il proprio villaggio negli anni Novanta, per trasferirsi nel deserto di cemento che accoglie numerosi rifugiati curdi nell’estrema periferia di Istanbul.
Nigar è convinta che i suoi vicini siano tutti ritornati nel loro villaggio curdo e il rifiuto di adattarsi alla nuova realtà di Istanbul, la spinge ogni mattina a preparare le sue cose e mettersi in cammino per ritornarci, vagando per la città, in cerca del suo villaggio e di quella canzone che non smette di venirle in sogno.
Ali che insegna, scrive libri e ha una relazione con Zeynep (Nesrin Cavadzade), non può fare altro che essere gentile con lei, comprandole regali e dolciumi, portandola in motocicletta e aiutandola a ritrovare la canzone dei suoi sogni, fino a quando scopre che la sua fidanzata è incinta, che non è pronto a diventare padre e diviso tra le due donne della sua vita, con la la questione curda ad adombrare le relazioni inconciliabili tra la realtà turca e le origini del tormento di sua madre, deve scegliere il proprio cammino.
Con loro nel cast, anche Aziz Capkurt (Insegnante), Cuneyt Yalaz (Direttore della scuola), Mehmet UÅNnal (Mustafa), Sabiha Bozan (Sanem), Isa Berivane (Agid), Ferit Kaya (Capitano di Polizia), Incinur Dasdemir (Merve).
Lasciando la questione curda aleggiare sullo sfondo, il giovane regista mette in risalto quella della lingua, portatrice di identità e tradizione per un popolo a lungo costretto a rinnegarla, la stessa lingua da mantenere via come faceva sua madre, raccontando storie come oggi fa lui. L’unica ragione che, a quanto pare, ha convinto l’anziana Zubeyde Ronahi, madre di un suo amico, a recitare per la prima volta in questo film.
Il film prodotto da Arizona Productions, Mitosfilm e Mintas Film, come precisa il regista nell’intervista che potete leggere di seguito, è una co-produzione turca, francese e tedesca che ha beneficiato del supporto del Ministero della Cultura della Turchia, della CNC in Francia e sostegno per le attrezzature dalla produzione tedesca, insieme alla municipalità di Doğubeyazıte in Kurdistan e aiuto per il trasporto e il catering da alcuni uomini d’affari curdi.
Questo interno familiare alle periferia di Istanbul, con la questione curda sullo sfondo e la lingua da mantenere viva con identità e tradizione, vincitore di diversi premi internazionali, tra cui il Sarajevo Film Festival 2014 come Miglior film, sarà distribuito nelle nostre sale da Lab 80 film, dal 24 marzo 2016.
[quote layout=”big” cite=”Alberto Valtellina, responsabile della distribuzione per Lab 80 film]«Abbiamo scelto di distribuire questo film perché affronta con la giusta misura un tema in questo momento così importante. Sia il regista che la produzione sono giovani esordienti e hanno saputo realizzare un lungometraggio davvero interessante. Come distributori abbiamo voluto dare un contributo anche politico, nel senso più nobile del termine: ci piacerebbe che La canzone perduta muovesse alla discussione, perché ci piace il cinema che ha un impatto sulla contemporaneità e questo film in particolare sa fornire elementi per una discussione ampia e costruttiva». [/quote]
La canzone perduta: Note di regia
Sono un curdo cresciuto in Turchia negli anni Novanta, quando tutti i legami dei
curdi con la loro lingua materna erano stati tagliati. Per me, mia madre è stata
di fondamentale importanza per mantenere viva la mia lingua. Mi raccontava
tante storie e forse questo mi ha fatto sentire il bisogno di fare lo stesso. Ci sono
molte persone come la madre di Ali, il protagonista, non solo curdi ma molti
immigranti della zona del mar Nero, che hanno dovuto lasciare le loro case.
Quando ero all’università ho lavorato sui diritti delle minoranze e ho conosciuto
molti di loro. Da questo è nata l’idea del film. È stato difficile trovare
finanziamenti ma siamo stati aiutati dalla comunità curda e dal finanziamento
collettivo online.
Erol Mintaş
Intervista a Erol Mintaş
Nel film la lingua ha un ruolo centrale: la canzone tradizionale che la madre cerca e che dà il titolo al film, l’alternarsi frequente tra curdo e turco, le storie che il protagonista insegna ai bambini della sua scuola… perché hai scelto questo tema?
Quando ero bambino in Turchia era vietato parlare curdo. Cercavamo di tener viva la nostra lingua ascoltando canzoni proibite e le storie che le nostre madri ci raccontavano in segreto. Così, oggi, se posso parlare curdo è grazie alle storie che mi ha raccontato mia madre. Nel film la canzone rappresenta la sopravvivenza per l’anziana made Nigar. Lei cerca qualcosa per continuare a vivere, perché ha perso tutto quando negli anni Novanta è stata costretta a lasciare il villaggio curdo d’origine, insieme ai vicini. Ma se a Tarlabaşi, la zona della città in cui si sono spostati inizialmente, potevano stare tutti insieme, con la gentrificazione che li ha successivamente costretti a spostarsi e disperdersi l’anziana Nigar ha vissuto un trauma: lei non è abbastanza forte per sopportare una seconda migrazione. Per Ali è diverso, lui è abituato a parlare due lingue, curdo e turco. Quando era bambino, il suo maestro in classe raccontava storie curde e un giorno la Jitem (unità anti-terrorismo) fece irruzione in aula portandolo via e uccidendolo. Quel giorno Ali era presente, così da adulto, divenuto maestro a sua volta, ricorda sempre la storia che il suo insegnante raccontava quel giorno e vuole trasmetterla alle nuove generazioni.
Il personaggio della madre Nigar, con il suo rifiuto di adattarsi alla nuova realtà di Istanbul, rappresenta in modo forte il legame con la cultura e la tradizione curda. Quale importanza hanno per i curdi e come vengono vissute dalle diverse generazioni?
A Istanbul ci sono tre generazioni all’interno della comunità curda. La prima è quella a cui appartiene Nigar, la madre: è la generazione che fatica ad adattarsi, composta da persone che continuano a parlare curdo e il cui unico sogno è, un giorno, di poter tornare ai villaggi d’origine. La seconda è quella di Ali, è la generazione che sta nel mezzo, parla sia curdo che turco. La terza è la nuova generazione, completamente integrata. Tutte queste generazioni cercano comunque di mantenere viva la propria cultura, ognuno a modo suo. Nel mio film ho cercato di raccontare la comunità curda anche in termini sociologici.
La donna che ha interpretato il ruolo della madre Nigar non è un’attrice professionista, ha recitato per la prima volta in occasione di questo film. Dove e come l’hai trovata e perché l’hai scelta?
È stata la sua prima esperienza come attrice e mi ha detto che sarà anche l’ultima. Stavo cercando una signora anziana per il personaggio della madre, dopo due anni ancora non avevo trovato nessuno con cui mi sentissi di lavorare. Ma un giorno ho incontrato lei, è la madre di uno dei miei amici. È stato molto difficile convincerla. Le ho chiesto un appuntamento, sono andato a casa sua, le ho raccontato la storia. Lei ha detto che era una storia forte, che andava raccontata ma che lei non voleva saperne. Non ricordo più quante volte ho tentato e ritentato. Alla fine, per convincerla, ho dovuto coinvolgere tutta la sua famiglia. Ce l’abbiamo fatta, il capofamiglia le ha detto che doveva farlo per il suo popolo, perché si trattava di cinema e quindi la storia sarebbe diventata immortale. Solo così ha accettato.
Come hai trovato i finanziamenti per sostenere il film? C’è stata partecipazione da parte della comunità curda?
Non è stato facile. La nostra è una co-produzione turca, francese e tedesca. Abbiamo avuto il supporto del Ministero della Cultura della Turchia, della CNC in Francia e da parte della produzione tedesca sostegno per quanto riguarda le attrezzature. In Kurdistan ci ha supportato la municipalità di Doğubeyazıte. Alcuni uomini d’affari curdi si sono poi resi conto che questa storia incarnava
una causa nazionale, così abbiamo ottenuto un patrocinatore per il trasporto e il
catering.
Come hai scelto di lavorare dal punto di vista delle riprese e della fotografia?
La maggior parte delle riprese sono state effettuate all’interno del tessuto urbano reale di Istanbul, abbiamo ripreso i quartieri svuotati come Tarlabaşi, i periferici come Esenyurt ma anche i nuovi grattacieli e i moderni centri del business. Abbiamo scelto il contrasto tra questi due diversi scenari come materiale visivo fondamentale. Per seguire Ali e Nigar abbiamo sempre utilizzato la camera a spalla, cercando di rendere il contrasto tra i loro diversi ritmi di vita. L’anziana madre viene ritratta in ambienti chiusi e ridotti, molto statici. Ali invece è sempre di corsa e così è la macchina da presa che lo segue: viaggia insieme a lui per la città, mentre cerca di trovare la sua strada.
La canzone perduta: Festival e premi
Sarajevo Film Festival (2014), Best Film and Best Actor
Nantes 3 Continents Film Festival (2014), Silver Balloon and Audience Award
European Film Festival in Lecce (2015), Olive Tree Award for Best Film
Mons International Love Film Festival (2015), Jury Prize and Best Actor
Duhok International Film Festival (2015), Best Actor
Antalya Golden Orange Film Festival (2014), Best Debut Film, Best Actor, Best Supporting Actor, Best Music
Malatya Golden Apricot Film Festival (2014), Special Jury Award, Best Script, Film Critics’ Award
Babel Film Festival (2015) Cagliari, Italy, Best Film
Talinn Black Nights, Estonia
Cartagena IFF (FICCI), “Gems” Section, Colombia
Fajr International Film Festival, Iran
Moscow Int. FF, Russia
Jerusalem Film Festival, Competition, Israel
Transilvania IFF, Cluj Romania
Focus on Asia
IFF Fukuoka, Japan
Gijon International Film Festival, Spain
Sao Paulo International Film Festival, Brazil
Festival 5 Continents, Switzerland
Pune International Film Festival, Competition, India
Carthage Film Festival, Tunisia
Cinedays Festival of European Film, Macedonia
Boston Turkish Film Festival, USA
New York Turkish Film Festival, USA
Sarasota Film Festival, USA
Paris Turkish Film Festival, France
London Turkish Film Festival, UK
Copenhagen Kurdish Filmdays, Denmark
Sercavan Kurdish Film Days, Austria
Golden Island Film Festival, Cyprus
Red Tulip FF, the Netherlands
Montenegro Film Festival, Montenegro
Via | Lab 80 film