Napoli Velata di Ferzan Ozpetek: Recensione in Anteprima
Un delitto misterioso travolge la vita di Giovanna Mezzogiorno, indiscussa protagonista del nuovo film di Ferzan Ozpetek.
Non poteva essere che Napoli, città mistica dove si fondono miti e magie, religione, scienza e superstizione, il set ideale di questa nuova fatica di Ozpetek, sceneggiata al fianco del fido Gianni Romoli e di Valia Santella. Un film che nei primi minuti omaggia esplicitamente il cinema anni ’70 del maestro Dario Argento, per poi prendere strade inattese, temerarie, complesse, discutibili. Napoli, nei suoi colori, nella sua decadente bellezza, nella sua emblematica ambiguità, è la protagonista indiscussa di un’opera difficilmente collocabile, all’interno di un preciso genere, perché enigmatica nella sua costruzione, che si fa ricercata nella forma ma impalpabile nella sostanza.
Ozpetek, come spesso purtroppo capitato negli ultimi anni, perde contatto con l’interessante soggetto di partenza, franando su una sceneggiatura che dopo aver preso vita da una ‘figliata’ dei ‘femminielli’ si fa faticosamente strada tra esoterismo spicciolo, mistery ed erotismo spinto. L’annunciata e lunga scena di sesso iniziale tra la Mezzogiorno e un Alessandro Borghi complessivamente più nudo che vestito è quasi un unicum nella storia recente del cinema italiano, per quanto esplicita e passionale, ma il primo ‘switch’ è dietro l’angolo e da quel momento in poi Napoli Velata sterza pericolosamente, senza più riuscire a riprendersi del tutto.
Costantemente in equilibrio tra ragione e pazzia, il film sbanda pericolosamente tra ricordi passati e presenze, più o meno magnifiche, verità taciute e realtà appena accennate, alimentando quesiti che Ferzan prova a svelare tramite un velo solo apparentemente occultatore, perché la verità, a suo dire, va più ascoltata che guardata dritta negli occhi. Proprio la vista, tra bulbi oculari d’oro e cavati via dal volto, ciechi che affollano le strade della città e iridi azzurre pregne di mistero e sfocate reminiscenze, guida Napoli Velata in un viaggio interiore in bilico tra melodramma e noir, che a lungo andare si fa vera e propria ‘telenovela’.
Colpi di scena, quelli seminati da Ozpetek e dai due co-sceneggiatori, che alimentano perplessità e fanno perdere credibilità all’intera struttura, troppo profondamente concentrata sulla messa in discussione della sua indiscussa protagonista e sul quasi viscerale rapporto con Borghi. Chiunque ruoti attorno ad Adriana viene purtroppo lasciato esageratamente ai margini di questa indagine introspettiva che sovrasta risposte, mai definitive, e comprimari, che altro spazio avrebbero meritato. Anna Bonaiuto, il grandissimo Peppe Barra, Luisa Ranieri, l’allettata Maria Luisa Santella, Angela Pagano e Maria Pia Calzone imprezioscono un cast meravigliosamente partenopeo, trainato da una Mezzogiorno velatamente disturbata e da un Borghi quanto mai ‘fisico’, opera d’arte di carne e muscoli da ammirare in tutta la sua nuda bellezza. Isabella Ferrari e Lina Sastri, madri ‘spiritiche’ dal rapporto saffico, sprofondano invece abbastanza inspiegabilmente in un pozzo di dimenticanze e appannate condivisioni, in un crescendo di apparizioni e fantasmi dal passato (visivi e uditivi) che nel finale si fa forzatamente esplicito.
Esattamente come Magnifica presenza, titolo del 2012 con Elio Germano, anche Napoli Velata paga dazio alla propria incompiutezza, figlia di un’eccessiva spericolatezza di scrittura nel trattare personaggi al limite (a tratti involontariamente ridicoli) e intrecci malriusciti, gettando al vento momenti registicamente parlando di grande fascino ed eleganza, accompagnati dalle splendide musiche di Pasquale Catalano (con la straordinaria interpretazione di Arisa del brano “Vasame”).
[rating title=”Voto di Federico” value=”4.5″ layout=”left”]
Napoli Velata (Drammatico, Italia, 2017) di Ferzan Ozpetek; con Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto, Isabella Ferrari, Lina Sastri, Peppe Barra, Luisa Ranieri, Biagio Forestieri, Maria Pia Calzone, Antonio Grosso – uscita giovedì 28 dicembre 2017.