Poveri ma Ricchissimi: Recensione in Anteprima
La famiglia Tucci torna in sala con Poveri ma Ricchissimi, dal 14 dicembre al cinema.
Con il capitolo due Brizzi aveva inizialmente annunciato l’ipotesi di una trasferta in America per i Tucci, per poi virare verso l’attualità in salsa Brexit. La famiglia Tucci, che credeva di aver perso l’intera fortuna vinta al Superenalotto al termine del primo capitolo, riabbraccia la propria ricchezza, incredibilmente ancor più esagerata, e decide di staccarsi dall’Italia per non pagare le tasse. Torresecca diventa così un Principato indipendente, con le sue leggi e i suoi imbrogli politici, mentre la famiglia si allarga tra nascituri in arrivo e inediti parenti.
Hanno cavalcato l’attualità politica gli sceneggiatori Fausto Brizzi, Marco Martani e Luca Vecchi nell’immaginare un credibile sequel di Poveri ma Ricchi, prendendo a piene mani dal populismo che quotidianamente viene vomitato dai talk televisivi, tra referendum secessionisti, addio all’euro, terrore degli immigrati, fake news, macchine del fango, deliri trumpiani e scandali di corte. Ma se l’idea di fondo ha una sua forza, perché in grado di demolire attraverso la parodia il presente, è la forma, e a lungo andare i suoi contenuti non propriamente più originali, a far rapidamente affievolire l’intera struttura.
Poveri ma Ricchissimi vive essenzialmente sulle spalle di due unici personaggi, che sovrastano il resto della famiglia Tucci senza lasciar loro neanche le briciole. Danilo Tucci e Loredana Bertocchi, ovvero Christian De Sica e una strabordante Lucia Ocone. E’ quest’ultima, dopo l’exploit del primo capitolo, a far sua la scena, dando spessore umoristico ad una ‘first lady’ a metà tra Melania Trump, Anastasia Steele e Maleficent. E’ la Ocone a spiazzare, a scatenare la risata, a sfruttare appieno le proprie doti mimiche e vocali, suscitando ilarità con apparente minimo sforzo.
De Sica, con parrucchino alla Trump e figlia sbucata dal nulla, tiene botta dinanzi all’irruenza della moglie cinematografica, confermando tutta la propria verve comica. Ciò che non funziona, è il contorno. Enrico Brignano e la Comello, i cui personaggi erano apparsi giá zoppicanti nel primo capitolo, perdono ulteriore appeal in questo sequel, con una sottotrama legata al padre ex galeotto di Lodovica, interpretato da un ritrovato Paolo Rossi, a dir poco inconsistente, tra improvvisate rapine, delinquenti venuti dal nulla, pugni in faccia all’anziana molestatrice in stile Fantozzi e scontati equivoci. Anche Massimo Ciavarro, altra novità che va a strizzare l’occhio a Cinquanta Sfumature, è un puro e semplice riempitivo, così come i due Tucci più piccoli, il maggiordomo Ubaldo Pantani e la sboccata ‘nonna’ Anna Mazzamauro, per un film che con il passare dei minuti perde la presa con la contemporaneita’ politica per scemare verso la comedy sempliciotta, tra lieto fine e redenzione, inganni scoperchiati, potenziali corna e perdoni ‘reali’. Ingredienti da cinepanettone classico, a lungo sceneggiati dal regista e qui tornati in cottura dalla porta di servizio.
L’idea di una “Brexit Ciociara” con cui il film prende piede è vincente, in un’Italia vista dalla provincia laziale tra contadinotti a cui tutto puoi togliere ma non il calcio, se non fosse che Brizzi perda rapidamente la bussola senza riuscire a rendere Poveri ma Ricchissimi una vera commedia ‘famigliare’. Perché tolti De Sica e la Ocone di quel ‘nucleo’ rimane davvero poco o niente, se non una friggitoria di successo da cui ripartire con il 3° (difficile, se non impossibile) episodio.
[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]
Poveri ma Ricchissimi (Commedia, Italia, 2017) di Fausto Brizzi; con Christian De Sica, Enrico Brignano, Lucia Ocone, Lodovica Comello, Ubaldo Pantani, Anna Mazzamauro, Tess Masazza, Giulio Bartolomei, Massimo Ciavarro, Paolo Rossi, Dario Cassini, Federica Lucaferri – uscita giovedì 14 dicembre 2017.