Home Berlinale - Festival internazionale del cinema di Berlino Fuocoammare accende luci positive sul cinema italiano

Fuocoammare accende luci positive sul cinema italiano

La vittoria di “Fuocoammare” sveglia, come seconda vittoria di Gianfranco Rosi a Berlino dopo il Leone a Venezia, il desiderio di un cinema che sappia documentare meglio il nostro cinema, forse incapace di dare ritratti profondi e persuasivi, in cui è urgente immettere occhi acuti, denunce vere

pubblicato 22 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:28

Avevo un presentimento in un mio articolo precedente, in cui citavo il film di Gianfranco Rosi, “Fuocoammare”, Cinecittà Luce. “Sentivo” che andava a Berlino con un film dal tema importante, però inflazionato dalle tv, che aveva bisogno di un racconto capace di andare in profondità, al di là delle immagini e delle parole dei media troppo presi dall’attualità per rappresentare le tragedie delle migrazioni e dei suoi retroscena.

E il film, documentario costruito e non affidato a riprese di tipo banalmente giornalistico, ha vinto al prestigioso Festival di Berlino. Ne sono contento. Non ho ancora fatto in tempo a vederlo completo, ma provvederò presto. Ne ho grande desiderio. Rosi fa parte di quel gruppo di autori che ho avuto modo di seguire da quando mi sono occupato a lungo (come consulente e poi direttore artistico) del Festival Libero Bizzarri, dedicato al documentari da vent’anni. Autori che prima quasi mai esistevano, soffocati dal disinteresse o dalla genericità delle ispirazioni e dalle incertezze delle produzioni.

Rosi ha vinto a Venezia e ora a Berlino, una cosa rara e una cosa importante. I documentaristi di qualità, attenti a nuove formule narrativi e a stili secchi e ben calibrati, possono considerarlo un punto di riferimento, un modello; il successo in casi come questi assume una importanza straordinaria, una strada da percorrere.
Le difficoltà del cinema di fiction, comici o comunque sia, hanno bisogno di una scossa, dopo che la grande lezione di concretezza del neorealismo si è smarrita dopo la rinascita della commedia italiana, documenti e non documentari sulla realtà del nostro Paese avviata a una crisi lunga e vischiosa.

La commedia italiana anche oggi risulta vitale, vedendo i film di Germi, Risi, Comencini, Monicelli e molti altri, poichè in essi fiorisce un prepotente bisogno di guardare in faccia, e dietro le quinte, la nostra società, troppo disposta a coprirsi dietro formule magiche delle risate che tutto spesso dissolvono nel nulla, neanche appagante.

Le vere risate e i veri sorrisi sono, invece, il biglietto da visita, il miele per attrarre il grande pubblico e poi rovesciargli addosso analisi e giudizi, forti, severi.

Un esempio. Ho rivisto di recente per un mio lavoro in corso, “I magliari” di Francesco Rosi, in parte omonimo di Gianfranco Rosi, il vincitore di Venezia e Berlino. Come ricorderà chi lo ha visto, “sembra” una commedia non dico comica ma satirica, tesa “anche” al divertimento sui venditori clandestini di stoffe italiani in trasferta in Germania; e va oltre.

La presenza di Alberto Sordi è caratteristica di questa impronta, si ride grazie a lui e grazie alla sua straordinaria verve (indimenticabile la scena i cui Sordi imita il camorrista contrabbandiere che lo minaccia con la pistola). Ma non è così. Sordi porta una serie di pennellate irresistibili che, grazie a lui, si trasformano in denunce potenti, contro gli italiani brava gente che non sono brava gente ma delinquenti scatenati, esperti del raggiro e nell’abuso senza scrupoli. Il cinema italiano deve molto a questo tipo di documento indiretto che non solo denuncia ma mira a creare una coscienza avvertita, contro le apparenze, le superficilità nel sorvolare, andare oltre, liquidare tutto con una risata o i fuochi d’artificio dei sorrisi.

Ecco, forse si sta avviando un processo di rinuncia alla leggerezza, al comico che non da ridere e non insegna, alla commedia fatua che gioca e punta a usare (male) i talenti che continuo a credere nel nostro cinema ci sono e vengono maltrattati o ignorati.

Berlinale - Festival internazionale del cinema di Berlino