Roma 2017, Una questione privata dei fratelli Taviani: Recensione in Anteprima
Luca Marinelli mattatore assoluto in Una Questione Privata dei fratelli Taviani.
Due anni dopo il tutt’altro che esaltante Meraviglioso Boccaccio, Paolo e Vittorio Taviani tornano al cinema con Una questione privata, unico film italiano tra i tanti in cartellone nella selezione ufficiale della dodicesima Festa del cinema di Roma.
Liberamente tratto dall’omonimo capolavoro di Beppe Fenoglio, considerato da Calvino uno dei più bei romanzi italiani del Novecento e pubblicato postumo dopo la morte del suo autore, Una questione privata vive sulle larghe spalle di Luca Marinelli, talento ormai certificato del cinema nostrano, qui chiamato ad indossare gli abiti del colto e introverso partigiano Milton.
Siamo infatti nel pieno della II° Guerra Mondiale, con i fascisti combattuti tra strade e monti da giovani coraggiosi pronti alla morte, pur di liberare il Paese dalla dittatura. Una guerra che si fa improvvisamente sentimentale nel caso del protagonista, accecato di gelosia nei confronti dell’amata Fulvia, contesa dall’amico di una vita Giorgio. Partigiano anche lui, quest’ultimo viene catturato dagli ‘scarafaggi neri’, con Milton a tal punto tormentato dai dolori d’amore dall’andare incontro ad una missione suicida: catturare un fascista per proporre uno scambio, liberando l’amico per conoscere la verità.
Si apre e prosegue la sua corsa sulle note di Over the Rainbow, canzone cantata Judy Garland per Il mago di Oz nel 1939, la nuova fatica dei Taviani, impazzimento d’amore sullo sfondo di una guerra che non conosceva prigionieri. I due fratelli, rispettivamente 88 e 86 anni, ci portano tra la fitta nebbia delle Langhe, seminando romanticismo e ossessioni, sogni e misteri. Grazie al costante uso del flashback scopriamo il menage a trois tra Fulvia, Milton e Giorgio, a lungo proseguito e poi improvvisamente interrotto a causa della Guerra. Salti temporali utilizzati con capacità dai due registi, purtroppo frenati da una trasposizione esageratamente teatrale nei dialoghi e nella recitazione, segnata da un casting discutibile.
Tolto Marinelli, che troneggia in lungo e in largo dando credibilità ai tormenti d’amore che lo vedranno letteralmente perdere la testa (se non fosse che vivere sconfigga qualsiasi strazio di cuore), il film fatica dinanzi alle prove di tanti, troppi attori ‘secondari’, Valentina Bellè in testa. La sua Fulvia, così fastidiosamente svampita e poco naturale, paga lo scotto di doversi confrontare con un Marinelli evidentemente su piani recitativi differenti, amplificandone ancor di più lo stacco qualitativo. E’ nei momenti di silenzio, non a caso, in cui i Taviani danno il meglio, tra genitori da riabbracciare in fretta e furia e un bicchiere d’acqua da riempire prima di tornare al fianco di una madre fucilata.
Lampi di luce cinematografica all’interno di un film squilibrato nei toni, datato nella sua rappresentazione filmica e visibilmente imperfetto, con due autori inciampati in un adattamento complessivamente più adatto al piccolo schermo che al buio di una sala.
[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]
Una Questione Privata (Ita, drammatico, 2017) di Paolo e Vittorio Taviani; con Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy, Valentina Bellè – uscita: 1° novembre