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Venezia 2017, Ammore e Malavita – Recensione in Anteprima del film dei Manetti Bros.

Un anno dopo La La Land, Venezia torna a ballare grazie ad Ammore e Malavita. Ma con tutt’altri risultati.

pubblicato 6 Settembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 02:28

Quattro anni dopo i due David e i 4 Nastri d’Argento vinti con Song’e Napule, i Manetti Bros. sono sbarcati alla 74esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia negli abiti di autentici ‘outsider’, alieni tricolori all’interno di un Concorso che da subito li ha accolti con profonda diffidenza.

Ammore e Malavita, loro settimo film, è stato travolto da calorosi e inattesi apprezzamenti, al termine di una proiezione stampa più volte interrotta da spontanei applausi. Ingiustificati, onestamente parlando, vista la qualità media di una pellicola indubbiamente divertente, colorata, kitsch e orecchiabile ma innegabilmente vacua, leggera, tecnicamente modesta.

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Protagonista indiscussa Napoli, città omaggiata dai Manetti in lungo e in largo, tra melodramma e musicarello, con la moglie di un boss malavitoso, “’o re d’o pesce”, che prende a piene mani da un vecchio 007 per ideare un piano criminale che consentirebbe ad entrambi di sparire, di abbandonare l’Italia e vivere nel lusso. A rompere le uova nel paniere un’infermiera, capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato ma protetta da un suo ex storico fidanzato, di lei ancora innamorato e ‘sicario’ del boss, da tradire per salvare l’amata mai del tutto dimenticata.

Si canta sin dai primi minuti, in Ammore e Malavita, tra canzoni che dissacrano l’incubo Scampia e quesiti che prendono forma direttamente dall’interno di una bara. Marco e Antonio Manetti, ovviamente anche sceneggiatori insieme a Michelangelo La Neve, si divertono nel profanare la malavita campana sulle note create da Pivio & Aldo de Scalzi, già visti all’opera con Song ‘e Napule e chiamati a ripetersi con 15 brani che illuminano questo crime-noir in salsa partenopea.

Eccellenti nel ruolo del boss e di sua moglie Carlo Buccirosso, come al suo solito ineccepibile, e un’esplosiva Claudia Gerini (detta anche ‘Grazia Chelli’), con Giampaolo Morelli e Serena Rossi innamorati ritrovati, Raiz degli Almamegretta sicario e Luca Tommassini incaricato di far danzare l’intero cast. Ammore e Malavita è infatti un vero e proprio musical, con dialoghi cantati e scene di ballo coreografate, sempre volutamente sopra le righe grazie anche ai testi di Alessandro Garofalo in arte Nelson e Franco Ricciardi.

Esageratamente lungo (130 minuti, con il giocattolo che alla lunga stanca), il film nuota tra i generi senza mai prendersi sul serio, cavalcando l’esagerazione visiva e di scrittura per nascondere una regia da b-movie (a tratti televisiva) e una sceneggiatura che certamente non brilla in originalità (canzoni escluse). Dovendo/volendo osare, all’interno di questo Concorso, avrebbe forse avuto più senso rischiare con Gatta Cenerentola, ingiustamente relegato nella sezione Orizzonti ma certamente più stupefacente nel dipingere una Napoli criminale e musicale che ammalia, grazie ad una scrittura capace e ad un’animazione inaspettatamente sorprendente. Ammore e Malavita è invece puro e semplice divertissement, tanto pop e travolgente con le sue musiche quanto innoquo dal punto di vista cinematografico.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]

Ammore e Malavita (commedia, musical, 2017, Italia) dei Manetti Bros; con Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso – uscita in sala: 5 ottobre