Venezia 2017, Brawl in Cell Block 99: Recensione in Anteprima
La violenza senza limiti di S. Craig Zahler sbarca al Lido di Venezia grazie a Brawl in Cell Block 99.
La 2° stagione di True Detective, decisamente meno apprezzata rispetto alla premiatissima prima, ha lasciato il segno nella carriera di Vince Vaughn, per decenni ‘pacioccone’ da commedia e da allora credibile ‘villain’ grazie proprio alla serie HBO. Ad approfittarne immediatamente in ambito cinematografico S. Craig Zahler, nel 2015 debuttante in sala con il western horror Bone Tomahawk ed ora di nuovo al timone di un titolo di genere, Brawl in Cell Block 99, presentato fuori Concorso alla 74esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Un’opera violentissima, dalla cupissima fotografia illuminata dai fasci di luce del direttore Benji Bakshi, con Vaughn mattatore. Vince indossa i muscoli di Bradley, ex pugile dalla testa rasata e tatuata che nel corso della stessa giornata si ritrova senza più un lavoro e con una moglie fedifraga. Passati 18 mesi ritroviamo i due felici, con gravidanza avviata e un impiego decisamente più redditizio per Bradley: corriere per un trafficante, sua vecchia conoscenza. Tutto cambia quando un colpo apparentemente semplice si tramuta in una sparatoria con la polizia. Vaughn finisce dentro, mentre un brutto ceffo messicano minaccia sua moglie e la figlia prossima alla nascita, tramutandolo in una furia omicida dalla brutalità inumana.
Un film sconsigliato ai più facilmente impressionabili. Alberto Barbera, durante la presentazione alla stampa del programma di Venezia 74, era stato chiaro nell’annunciare l’arrivo in cartellone di Brawl in Cell Block 99, opera seconda di un regista, sceneggiatore e in questo caso anche compositore che ha visibilmente voluto omaggiare un genere come l’exploitation. Minacciato, ricattato e costretto a seminare violenza, il protagonista esplode nel finale lasciando sul proprio cammino teste spaccate, braccia e gambe spezzate, busti disintegrati e corpi martoriati.
Zahler, fortunatamente, non si prende mai neanche lontanamente sul serio, affidandosi ciecamente ad un sorprendente Vaughn, fisicamente trasformato rispetto a pochi anni fa. Un gigante di 196 cm a cui il regista e il coreografo Drew Leary hanno affidato combattimenti corpo a corpo di difficile gestione, dal montaggio quasi inesistente e portati comunque a termine da un attore che ha di fatto reindirizzato la propria carriera. Dimenticate le commedie del passato, il Vaughn di oggi punta ad incutere timore, anche se personaggio di sani principi. Il suo Bradley è patriottico, con ben due bandiere a stelle e strisce in giardino, un uomo che conosce la distinzione tra bene e male, fedele alla propria moglie e pronto a tutto per garantirne la sicurezza. Ad indossarne gli abiti la bella e brava Jennifer Carpenter, con Don Johnson temibile e tarantiniano carceriere di Vince e il mastodontico Geno Segers sparring partner dalla voce cavernosa da mettere puntualmente al tappeto. Personaggi monodirezionali dalla caratterizzazione limitata, pronti a cadere e ad agire senza mai concedere sorprese di alcun tipo.
Un’opera dalla ferocia volutamente eccessiva, tanto da farsi quasi demenziale nel suo sanguinoso sviluppo e deflagrante finale. Un b-movie carcerario che abbraccia vendetta, amore, onore, anarchia e candida follia, suscitando ilarità splatter da cinema di genere anni ’70.
[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]
Brawl in Cell Block 99 (Usa, 2017, azione) di S. Craig, Zahler; con Vince Vaughn, Jennifer Carpenter, Don Johnson, Marc Blucas, Udo Kier, Fred Melamed, Mustafa Shakir, Dion Mucciacito, Thomas Guiry, Geno Segers, Devon Windsor, Clark Johnson – Fuori Concorso Venezia 74