Venezia 2017, Dove cadono le ombre: trailer del film di Valentina Pedicini
Dove cadono le ombre: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul film drammatico di Valentina Pedicini nei cinema italiani dal 6 settembre 2017.
Fandango ha reso disponibile il trailer ufficiale di Dove cadono le ombre, il film di Valentina Pedicini in uscita nei cinema il prossimo 6 settembre.
Il film, ispirato a eventi reali, sarà presentato in concorso il 3 settembre alle Giornate degli Autori del Festival del Cinema di Venezia
Anna e Hans, infermiera e suo assistente, vivono da sempre in un ex orfanotrofio che li ha accolti durante la loro infanzia, e che ora è diventato un vecchio istituto per anziani. Dal passato riappare Gertrud, una vecchia signora dai modi gentili che risveglia ricordi terrificanti di bambini jenisch sottratti alle famiglie per un progetto di eugenetica capitanato proprio da Gertrud.
Venezia 2017, Dove cadono le ombre: clip e poster del film di Valentina Pedicini
Fandango e Rai Cinema il prossimo 7 settembre portano nei cinema Dove cadono le ombre, primo lungometraggio cinematografico della regista e documentarista Valentina Pedicini. Il film sarà presentato in concorso alle Giornate degli Autori della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Anna e Hans, infermiera e suo assistente di un vecchio istituto per anziani, sono due anime “bambine” incastrate in corpi di adulti. Intrappolati nel tempo e nello spazio, si muovono tra le stanze e il giardino di quello che era un ex orfanotrofio, come se qui si consumasse tutta la vita, dall’infanzia alla morte, come se non ci fosse luogo più accogliente al mondo di quello che li ha visti prigionieri nell’infanzia. Dal passato riappare Gertrud, una vecchia signora dai modi gentili; tutto sembra precipitare, il nastro dell’orrore sembra riavvolgersi. Il male è bianco, come il camice di Gertrud, come le pareti dell’ala ovest, la zona delle torture. L’istituto perde dunque i contorni attuali e torna ad essere ciò che era; ricovero crudele di bambini jenisch sottratti alle famiglie, tempio di un progetto di eugenetica capitanato proprio da Gertrud. Anna, schiava di quel luogo e di un’infanzia dolorosa che non termina mai, riprende con forza le ricerche di Franziska, amica amata di una vita della quale ha perso le tracce molto tempo prima e che cerca ovunque e senza sosta. Ispirato a una storia vera, a settecento storie vere.
Il film è interpretato da Federica Rosellini, Elena Cotta, Raffaella Panichi, Josafat Vagni, Lucrezia Guidone e Alessandro Bressanello
NOTE DI PRODUZIONE – “IL PICCOLO GENOCIDIO SVIZZERO”
Una storia sconosciuta avvenuta poco lontano da noi, nel tempo e nello spazio. In Svizzera negli anni che vanno dal 1926 al 1986, un’associazione filantropica, la Pro Juventute (simile alla nostra Croce Rossa) sottrae 2000 bambini alle famiglie jenisch (terza etnia nomade europea dopo i rom e i sinti) per estirpare il fenomeno del nomadismo. I bambini vengono rinchiusi in ospedali psichiatrici, orfanotrofi, prigioni. Su di loro vengono condotti esperimenti scientifici e pratiche mediche violente come la sterilizzazione per cancellare la loro identità e trasformarli in “onesti cittadini svizzeri”. Di molti non si avranno più notizie. Un “piccolo genocidio” mai raccontato che è continuato fino ai giorni nostri. Una sopravvissuta, Mariella Mehr: figlia sottratta alla madre, donna e madre violata a sua volta, ha trovato nella poesia e nella letteratura la salvezza. I suoi romanzi (La trilogia della violenza: Das Kind, Il Marchio, Accusata) e le sue poesie la rendono nota in tutta Europa. Mariella diventa anche testimone autorevole della persecuzione subita dagli jenisch; la sua lunga battaglia di denuncia pubblica contro la Pro Juventute inizia nel 1972, quando la Mehr raccoglie intorno a sé famiglie jenisch che hanno subito il suo stesso destino, crea un’ associazione di lotta e si batte pubblicamente sui giornali. Invitata dai media di tutta Europa a partecipare a trasmissioni radiofoniche e televisive per la sua scrittura che la pone per molti critici al pari di Paul Celan o Nelly Sachs rendendola una degli autori più intensi del novecento, utilizza la grandezza della poesia per denunciare uno dei periodi più bui della storia della Svizzera del XX secolo.