Gabriele Salvatores: “Col sequel de Il Ragazzo invisibile sperimentiamo un nuovo modo di fare cinema”
“Con il sequel sperimentiamo un modo nuovo di fare cinema” tra ologrammi e 3D. “Il cinema deve raccontare l’invisibile”.
Il sequel de Il Ragazzo Invisibile, un progetto cinematografico negli USA, una seconda ‘giovinezza’ autoriale che guarda meno allo storytelling classico e più alle emozioni, il progetto seriale di Italy in a Day e l’ipotesi di una serie tv: prossimo ai suoi primi 67 anni, il carnet di Gabriele Salvatores è pieno di appuntamenti e soprattutto di progetti da realizzare. Con la generosità propria dei grandi – a fronte di tanti ‘difettosi’ – il Premio Oscar parla al Giffoni Film Festival 2017 Il Ragazzo Invisibile Seconda Generazione, con al suo fianco il protagonista, Ludovico Girardello. Anche questo capitolo avrà una copertura crossmediale, con un secondo libro edito da Salani e una nuova graphic novel della Panini:
“Il protagonista è cresciuto e ha ormai superato quella che Conrad chiamava la linea d’ombra. Vivrà un profondo senso di colpa, dovrà fare i conti con la scoperta di una sorellina per lo meno ‘infiammabile’ e affronterà il conflitto tra due madri. In un certo senso sarà più dark del primo, ma senza perdere la gioia del racconto. Devo dire – aggiunge . che in questa seconda ‘giovinezza’ sto cercando di liberarmi dalle griglie dello storytelling classico, della divisione in atti, per dare più spazio alle emozioni”.
Al secondo film hanno di fatto contribuito anche gli studenti italiani, coinvolti in un contest vinto da una scuola di Secodigliano (“Cosa di cui sono molto felice” dice Salvatores):
“Abbiamo chiesto di immaginare un sequel del film. Sono emerse due grandi paure: la prima, non essere figlio della propria madre, poi il terrorismo. Le abbiamo inserite nel nuovo film, che riguarda anche il rapporto tra bene e male. Quanto ci si può spingere oltre il ‘bene’ per difendere i propri diritti?”
racconta Salvatores, tra voglia di svelare e paura di spoilerare troppo.
Sul piano tecnico
“il film conta più di 700 interventi digitali e per la prima volta in Italia useremo un 3D che non avrà bisogno di occhialini, ricostruendo oggetti, personaggi… Non è solo un ‘giochino tecnico’, come qualcuno può credere, ma è un modo nuovo di fare cinema. Non dobbiamo mai dimenticare, però, che gli effetti speciali sono una tavolozza di colori a disposizione del regista, ma se non sai cosa disegnare non servono a molto”.
Pensa però che l’Italia sia pronta a concepire e realizzare un mondo cinematografico sul modello dei cinematic universe d’oltreoceano: “Tecnicamente siamo pronti. Ci vuole però coraggio da parte dei produttori e dei distributori”.
Il tema Visibile/Invisibile non riguarda solo il film, ma la natura stessa del cinema:
“Tv e web registrano un’istantanea, mentre il cinema deve provare a raccontare l’invisibile. La grande magia del cinema è proprio quella di evocare fantasmi, nel senso di riuscire a tirare fuori da noi quello che non sapevamo di avere”.
Non si tratta di ‘supremazie’, ma di differenze di mezzo. Non esclude in futuro di fare una serie tv (“Molto interessanti, mi piacerebbe farne una”) e intanto si rammarica per la sordità della Rai, che non ha continuato il progetto di Italy in a Day, il film collettivo su un giorno degli italiani che ha realizzato qualche anno fa per la Rai.
“Italy in a Day è stato un grosso dolore – dice il regista -. Poteva diventare un appuntamento annuale: avevo pensato ad esempio a una ‘puntata’ sul Capodanno, con tutto quello che riguarda i desideri per l’anno che verrà, le paure o anche il niente della notte di San Silvestro, raccontando anche i tanti che restano a casa da soli. Lo abbiamo proposto alla Rai, ma…. La Rai fa a volte cose meravigliose, altre volte si perde. Ma io la rifarei subito! Se c’è qualcuno della Rai in ascolto lancio un appello…”.
Intanto lavora a un progetto cinematografico negli Stati Uniti (“Torno al road-movie con una storia incentrata sul rapporto padri-figli”) e non nega la possibilità di un terzo capitolo de Il Ragazzo Invisibile, visto che il sequel avrà un finale aperto:
“L’apertura narrativa per un terzo film c’è, ma dipende da come cresce Federico: chissà se tra due anni sarà ancora divertente”.