The War – Il pianeta delle scimmie: recensione in anteprima
Sono sempre più rari i casi in cui la tecnica diventa non solo parte integrante ma addirittura imprescindibile. The War – Il pianeta delle scimmie porta invece la computer grafica su territori in larga parte ancora sconosciuti ai più
Grandi spazi, lunghi silenzi. S’impongono da sé, non per vezzo bensì perché The War – Il pianeta delle scimmie ci porta sempre più in prossimità con la vera alba di un nuovo mondo, quella evocata dal secondo episodio della trilogia (mentre in Italia abbiamo bruciato le tappe e l’alba figura nel titolo del primo capitolo, quello del 2011). L’ultimo atto della trilogia è il più centrato, quello che forse ha meno cose da raccontare ma che al tempo stesso ci vengono riportate meglio che nelle precedenti occasioni. Dopo sei anni sappiamo perciò cosa accadde davvero, quali eventi compongono la genesi di una delle saghe cinematografiche più celebri di sempre.
Cesare e le sue scimmie, dopo la spossante guerra con Koba oltre che con gli umani, si sono oramai stanziati nella foresta. Sottrattisi a quanto sta avvenendo nel mondo, loro stanno lì, lontano dai tumulti e dalla lotta, in attesa, consapevolmente o meno, che ci sia bisogno di ripopolarlo questo pianeta oramai giunto al capolinea. C’è un gruppo di umani, però, per cui l’esistenza stessa delle scimmie rappresenta un pericolo: guidati dal Colonnello (Woody Harrelson), figura carismatica al pari di Cesare, s’inoltrano in queste zone dove la natura è pressoché intatta, proprio nel tentativo di scovare colui che ha sin lì guidato la rivoluzione delle scimmie. Non bastano i messaggi di Cesare all’indirizzo del Colonnello; quest’ultimo, sordo alle implicite richieste di fermare questa logorante guerra, riesce comunque ad infiltrarsi nel rifugio nemico e fare ciò che deve. Da quel momento Cesare dismette l’abito di traghettatore della sua specie verso la Terra Promessa per darsi totalmente alla sua brama di vendetta.
Si fa presto a dire che la tecnica abbia da essere marginale, che troppo spesso, è vero, ci siano stati somministrati ingenti quantitativi di zucchero per gli occhi al fine di compensare altre deficienze, finendo peraltro con l’acuirne la portata. Con The War – Il pianeta delle scimmie siamo allo stato dell’arte quanto al ricorso agli effetti speciali; una CGI sopraffina, nel duplice senso, ossia quello che da un lato rimanda proprio alla bravura, alla maestria nella mera esecuzione, mentre dall’altro s’ha al tempo stesso da riconoscere quanto il tutto sia calato con non meno abilità in un racconto che giustifica in toto l’uso di questa tecnica. Qualcosa perciò di quintessenzialmente legato alla storia, la sua narrazione, non soltanto perché, banalmente, protagoniste sono delle scimmie.
Matt Reeves a ‘sto giro alza la posta in gioco scommettendo forte. Il risultato è un film che rifugge facili ancorché mortificanti compromessi, alternando momenti emotivamente forti ad altri più leggeri, mentre altri ancora quasi contemplativi oseremmo dire. Piace questa sua “sfrontatezza” rispetto ad un budget colossale, la palese intenzione quasi di costringere lo spettatore a non fermarsi alla superficie, a concedere del tempo a sé stesso e a quanto sta vedendo. Non ha perciò paura Reeves ad appropriarsi di certi stilemi del western, cosa che The War – Il pianeta delle scimmie è almeno per metà, e mescolarli poco più avanti con quelli della commedia persino, per lo più in un frangente dal tasso drammatico alto, come se d’improvviso si stesse assistendo ad uno scanzonato intermezzo d’animazione.
E si viene quasi rapiti, senza che francamente ci si accorga, da una parabola che viene compressa all’inverosimile quando invece si sta parlando di una svolta narrativa epocale. La grandezza a priori della trama viene assorbita dalla vicenda ben più personale di Cesare, qui protagonista più che mai, comandante per vocazione, chiamato all’impossibile. L’unico che si esprima a parole, quasi che questa fosse una prerogativa esclusiva di chi, solo, deve guidare un intero popolo; quest’ultimo invece tenuto ad una comunicazione diversa, solo gesti, come se il parlare contemplasse in sé un che qualcosa di sacro, al quale è giusto e doveroso che abbiano accesso in pochi, se del caso uno solo. Tipo i monaci benedettini del quinto secolo, vivono in disparte, affinano le proprie conoscenze, la propria consapevolezza, in attesa che quanto ha da accadere accada; per allora loro si faranno trovare pronti.
Un film all’apparenza molto semplice eppure piuttosto stratificato, pregno di citazioni, intra ed extra-cinematografiche, inserite con cognizione di causa, non per soddisfare una banale voglia. The War – Il pianeta delle scimmie chiude col botto una trilogia che coi primi due non aveva esaltato più di tanto: discreto il primo, buono il secondo, quest’ultimo atto lo si vive come sempre più di rado viviamo produzioni di questo tipo, con quel gusto e quell’appagamento per l’avventura, trascinati dal fascino di personaggi i cui primissimi piani tornano a colpirci, magari addirittura lì per lì a stravolgerci, proprio perché finalmente ci raccontano qualcosa e lo fanno nel modo opportuno. Un film che si regge benissimo sulle proprie gambe, malgrado gli ovvi rimandi non solo ai due prequel ma anche alla saga originale. Con una chiusa nient’affatto scontata, di certo non per come matura. In The War – Il pianeta delle scimmie c’è dunque il gusto per raccontare una storia e farne essere partecipi, servendosi di tutta una serie di strumenti che l’odierna tecnologia ci offre anziché limitarsi a subirla. La Hollywood che insomma sa affabulare e che può farlo come nessun altro al mondo.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”8″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”8.5″ layout=”left”]
The War – Il pianeta delle scimmie (War of the Planet of the Apes, USA, 2017) di Matt Reeves. Con Gabriel Chavarria, Woody Harrelson, Andy Serkis, Steve Zahn, Judy Greer, Sara Canning, Max Lloyd-Jones, Terry Notary, Aleks Paunovic, Alessandro Juliani, Amiah Miller, Chad Rook, Karin Konoval, Timothy Webber, Mercedes de la Zerda, Michael Adamthwaite e James Pizzinato. Nelle nostre sale da giovedì 13 luglio 2017.