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Nel corso del tempo: il road movie di Wenders di nuovo al cinema restaurato

Dopo aver riscritto le regole del road movie europeo, il cult di Wenders ha torna al cinema restaurato insieme alla lucida riflessione sui suoi orizzonti

di cuttv
pubblicato 23 Agosto 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 07:59

Certi viaggi sono destinati a seguire un moto continuo e tutto quello che succede “Nel corso del tempo”, come quello che anima da un quarantennio l’omonimo cult movie di Wim Wenders, divenuto manifesto del Nuovo Cinema Tedesco, riscrivendo regole e logiche del road movie europeo.

Dopo aver metabolizzato le regole del cinema americano, da John Ford e Peter Bodganovich a Dennis Hopper, usando come matrice visiva le fotografie scattate da Walker Evans per il progetto commissionato dal governo americano dopo la Grande Depressione americana del ’29, la personalissima poetica del viaggio on the road, incessante ed esistenziale, messa a punta dal regista tedesco, si congeda dal passato.

Chiudendo l’ultimo capitolo della cosiddetta “Trilogia della Strada“, intrapresa con Alice nella città (Alice in den Städten, 1974) e Falso Movimento (Falsche Bewegung, 1975), Nel corso del tempo (Im Lauf der Zeit, Germania 1976, 176) diventa itinerante in ogni cosa.

[quote layout=”big” cite=”Wim Wenders]”Per me il viaggio non è un movimento collegato esclusivamente al tempo e allo spazio, ma un evento legato alla fenomenologia. Con il viaggio succede qualcosa e qualcosa si trasforma”.
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Tutto è in viaggio, dalla sceneggiatura scritta giorno per giorno, alle tecniche di ripresa votate all’improvvisazione (e alla pioggia), realizzate in undici settimane, con un budget irrisorio e una piccola troupe di amici, mettendo a frutto il binario di 10 m, un furgoncino spinto a mano e il caravan del film, immatricolato a Monaco.

Lo stesso caravan con cui Wenders & Co, si presentarono anche al 29° Festival di Cannes dove, pur cercando di non farli entrare, la prima proiezione del film fu salutata con il premio FIPRESCI, seguito dal Golden Hugo (miglior film) al Festival cinematografico internazionale di Chicago del 1976 e tutto il riconoscimento internazionale che Wenders ancora non aveva.

Ora, a quarant’anni dalla prima proiezione del film e pochi giorni dalla presentazione del nuovo film di Wenders alla 73 Mostra del Cinema di Venezia, Nel corso del tempo torna in sala in versione restaurata in 4K, curata dal regista e distribuita da VIGGO, come già fatto con “Il cielo sopra Berlino” e “Paris, Texas”

Nel corso del tempo torna nei territori dell’ex DDR, sul confine tra Germania dell’Est e dell’Ovest e lungo l’itinerario di piccole sale di provincia dove il cinema e la pellicola iniziavano a scomparire, seguito dal solitario Bruno Winter (Rüdiger Vogler), noto come “King of the Road“, proprio perché vive da due anni su un camion attrezzato come casa-laboratorio, riparando i proiettori delle sale cinematografiche.

A rompere la calma e grigia distesa di un’ansa del Fiume Elba, distogliendo l’attenzione di Bruno dallo specchio retrovisore del camion che usa per radersi, è l’auto guidata da Robert Lander (Hanns Zischler), lo psicolinguista infantile che si guadagna subito l’appellativo di “Kamikaze“, attraversando interamente lo schermo con il maggiolone lanciato senza freni nel fiume, mentre i frammenti della foto strappata insieme alla vita con l’ex moglie, volano fiori dal finestrino, a ritmo con la colonna sonora degli Improved Sound Limited, come faranno gli umori dei due protagonisti da questo momento in poi.

Robert inizia a condividere con Bruno la strada e il lavoro nelle piccole sale di provincia, disperse, dimenticate, vuote o già chiuse, insieme al viaggio dentro al cinema, costellato di immagini di attori, registi, omaggi al teatro delle ombre e al meccanismo della ‘Croce di Malta’ che garantisce la proiezione, come afferma Bruno.

“Senza questo affare il cinema non esisterebbe, 24 volte al secondo fa fare un passetto avanti alla pellicola, trasforma il movimento di rotazione in movimento di trazione”.

Lo stesso meccanismo, attraverso l’alternanza di movimento e stasi, regola la struttura del film, lungo il tragitto circolare compiuto dai due protagonisti.

Tra paesaggi che riflettono dinamiche esistenziali, rese ancora più ipnotiche dal bianco e nero, con una profonda complicità che non ha bisogno di troppe parole, i due si avventurano lungo il percorso di scoperta del confine tra le due Germanie, se stessi e il cambiamento del cinema, quello ormai morto di padri come Fritz Lang (con la benda da pirata), fino all’ultima sala cinematografica raggiunta, chiamata non a caso Weisse Wand (“schermo bianco”), con la programmazione sospesa in arrivo di nuove visioni, nella no man’s land dimenticata dal boom del dopo guerra e dalla generazione che ha perso di vista se stessa, istinti e ideali dopo il ’68.

“Bruno e Robert vanno in direzioni diverse ma riescono a incontrarsi di nuovo; e incontrarsi in questo modo è possibile solo in un film.” Hanns Zischler, “Kamikaze”

Bruno e Robert si separano per poco tempo, quando Robert va a trovare il padre con il quale ha sempre avuto un rapporto difficile. In seguito si ritrovano e ri-partono a bordo di un sidecar (citando l’Easy Rider on the road da sette anni) per raggiungere la casa dell’infanzia di Bruno su un’isoletta sul Reno, inabitabile per Bruno come il suo passato, esattamente come successo a Robert incontrando l’anziano padre.

Alla fine i due compagni di viaggio si separano come si sono incontrati, in una piccola stazione di provincia in prossimità della frontiera, dove Robert scambia la sua valigia vuota con il quaderno di un bambino al ritmo di ‘Love in Vain’ di Robert Johnson, mentre Bruno strappa la mappa del proprio itinerario, dopo aver parlato con la proprietaria della sala cinematografica Weisse Wand.

Il film resta una lucida riflessione sul cinema, dai suoi rapporti con la vita, alla sua morte, passando per le possibilità di rinnovamento. Il frutto del sistema produttivo a dir poco singolare messo a punto dalla breve ma fondamentale esperienza del Filmverlag der Autoren, casa di produzione e distribuzione indipendente fondata nel 1971 dall’agguerrito gruppo di giovani tedeschi che contavano lo stesso Wenders e in seguito anche i Rainer Werner Fassbinder e Werner Herzog.

[quote layout=”big” cite=”Wim Wenders, L’atto di vedere, Ubulibri, 1992]”La settima arte è in grado più di ogni altra di catturare l’essenza, il clima e le tendenze del suo tempo, anche le speranze, le paure e i sogni, articolandoli in un linguaggio universalmente comprensibile.”[/quote]

[rating title=”voto di cut-tv’s” value=”10″ layout=”left”]

Nel corso del tempo (Im Lauf der Zeit, Germania 1976, 176) di Wim Wenders. Interpreti: Rüdiger Vogler (Bruno Winter, King of the Road), Hanns Zischler (Robert Lander, Kamikazen), Lisa Kreuzer (Pauline), Rudolf Schündler (padre di Robert), Marquard Bohm (uomo dell’incidente), Dieter Traier (Paul), Franziska Stömmer (padrona del cinema “Weiße Wand”), Patrick Kreuzer (bambino della stazione), Peter Kaiser (il proiezionista nel cinema di Pauline), Michael Wiedemann. Di nuovo al cinema in versione integrale restaurata 4K da giovedì 25 agosto 2016.

[quote layout=”big” cite=”Wim Wenders, 1978]Non sono mai stato vicino alla nozione di alienazione perché per me in tutti i miei film quei personaggi sulla strada possono considerarsi a casa. Qualcuno ha detto che viaggiare significa essere alla ricerca d’identità. Non posso essere d’accordo perché per me quelle persone hanno ritrovato la loro identità proprio sulla strada e sono sul punto di perderla ogni volta che si devono fermare. Penso che sia questo il modo in cui si sentano le persone in viaggio. È per questo che stanno sempre in movimento, perché una volta che si fermano non si sentono più da soli. Non la chiamerei solitudine. È il bisogno di sentirsi indipendenti.
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Nel corso del tempo: Curiosità

Nel corso del tempo fu girato in undici settimane con un budget irrisorio e una piccolissima troupe di amici tra i quali Robby Müller alla fotografia e Peter Przygodda al montaggio.

“Un giorno ha iniziato a diluviare, pioveva a catinelle e abbiamo smontato la cinepresa. Tutti erano felici di poter tornare in albergo. Sulla strada verso l’albergo, dannazione, Wim si è messo in piedi a un incrocio e voleva girare lì, sotto la pioggia. Eravamo sbalorditi, con un tempo simile non si gira. Io sono uscito dall’auto, sono andato verso Wim e dopo un paio di metri ero già bagnato fradicio. Siamo rimasti lì, sotto la pioggia, e ci siamo scambiati un sorriso. Io ho detto: “Non lo puoi fare!”. Wim ha indicato con la mano le nostre auto in fila. Tutti erano già scesi e avevano scaricato le auto. E Wim: “Non dobbiamo fermarci. Dovresti essere felice che abbiamo la pioggia nel film”. Robby Müller

Ispirato dal famoso servizio fotografico di Walker Evans commissionato della Farm Security Administration, nel Sud degli Stati Uniti durante la Grande Depressione del ’29, Wenders, senza alcuna sceneggiatura iniziale, studiò e seguì un itinerario fatto di piccole sale.

Il film è stato girato con una Arriflex 35 BL su pellicola Kodak Plus-X e Four-X bianco e nero. Lo zoom è stato accuratamente evitato, usando focali fisse (ottica Zeiss) quasi esclusivamente tra i 25 e i 40 mm. Sono stati impressionati 49.000 metri di negativo contro i 4.800 di positivo montato.

– Lei non proietta più? –
– No. Ma tengo il cinema pronto per poter ricominciare appena possibile. Il cinema è l’arte di
vedere, diceva mio padre. Perciò non posso mostrare i film che sfruttano soltanto ciò che è
sfruttabile nella testa e negli occhi della gente. Non mi costringeranno a mostrare film da cui la gente esce indurita e abbruttita. Film che distruggono ogni gioia di vivere e annientano ogni
sentimento del mondo e di noi stessi. Mio padre voleva che questo cinema continuasse ad esistere. Anch’io. Ma è meglio che non esista più alcun cinema se il cinema è come quello attuale.

Vera e propria dichiarazione d’amore al ‪cinema‬, Nel corso del tempo è disseminato di omaggi ai miti cinematografici di Wim Wenders.

La scena del ritorno di Bruno nella sua casa d’infanzia è una citazione de Il temerario di Nicholas Ray, con il quale successivamente Wenders girerà Lampi sull’acqua – Nick’s Movie, documentario sugli ultimi giorni di vita del grande regista statunitense.

Il terzo capitolo della Trilogia della Strada è dedicato anche al maestro Fritz Lang, inquadrato qui in un’immagine tratta da Il disprezzo di Jean-Luc Godard

A John Ford il regista tedesco “ruba” l’ultima inquadratura di Sentieri selvaggi

Ispirato anche dall’atmosfera de L’ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich, dove la fine della giovinezza coincide con la chiusura del cinema di città.

La scena finale del film è stata girata nel cinema “Weisse Wand” (Schermo Bianco) di Hof. Il capo-elettricista cercò di far accendere l’insegna al neon del cinema ma riuscì ad accendere solo alcune lettere: fortuitamente, le uniche che si accesero furono le due W e END.

Alcuni momenti dal set catturati durante le riprese di Nel corso del tempo (1976) girato da Wim Wenders nel corso di undici settimane, da luglio a ottobre del 1975.

In nessun altro film di ‪Wenders‬ appaiono così tanti mezzi di trasporto come Nel corso del tempo tra treni e automobili, simboli moderni di un movimento prima ancora esistenziale che fisico. IMCDb: Internet Movie Cars Database, il database dei motori nel cinema, conta ben 26 tipi diversi di vetture tra cui il Maggiolone di Kamikaze, il MAN 635 di Bruno e il sidecar BMW.

In Nel corso del tempo [la parte] era in un certo senso ritagliata su di me: esisteva una sceneggiatura ma io ho fatto ciò che volevo. Credo che i grandi attori come Humphrey Bogart o James Dean abbiano sempre influito sui personaggi che interpretavano, trasferendo in essi la loro personalità. Credo che ciò si verifichi più nel cinema che nel teatro, comunque questo è l’obiettivo a cui tendo … La caratteristica dei personaggi che interpreto non è tanto la fuga quanto il dover “lasciare qualcosa”: abbandonare la situazione in cui si trovano, in cui vorrebbero restare e che invece devono lasciare. Nei film di Wenders però non è mai rappresentata la vita borghese, i suoi personaggi, chi più chi meno, vogliono vivere da soli.” Rüdiger Vogler, 1976

Wenders affida all’immagine il compito di stabilire segretamente la recitazione. Arriva talvolta a dei risultati straordinari, non si vede la recitazione, si vede passare qualcosa di plausibile, come il tempo che passa, come qualcosa che non è drammatico. Ed è sempre molto forte il risultato quando non abbiamo a che fare con cose drammatiche, quando invece accadono cose per così dire aleatorie.” Hanns Zischler, 1980

All’epoca della prima uscita in Italia, nel 1978, Nel corso del tempo fu giudicato dalla Commissione di censura italiana, all’unanimità, non idoneo alla proiezione in pubblico dato il rifiuto della distribuzione italiana ai tagli di tre scene “atte ad offendere il buon costume”. Pochi mesi dopo, chiesta una riforma del parare di primo grado, la Commissione concesse il nulla osta di proiezione in pubblico con divieto della visione per i minori degli anni 14, “per la difficoltà a complessità della tematica che vi è espressa”.

Festival & Premi:
1976 – 29º Festival di Cannes: premio FIPRESCI
1976 – Festival cinematografico internazionale di Chicago: Golden Hugo (miglior film)
[quote layout=”big” cite=”Wim Wenders]”Il primo film che presentai a Cannes fu proprio Nel corso del tempo. Io e gli attori arrivammo (dopo una zuffa con la polizia che non ci voleva far entrare) con lo stesso camion che avevamo usato per il film. Era il nostro primo red carpet, e nessuno aveva intenzione di prenderci seriamente! Chi erano quei ragazzetti che se ne andavano in giro a Cannes su un camion?”[/quote]

Nel corso del tempo: Colonna sonora

La band tedesca degli Improved Sound Limited firma la colonna sonora che richiama le atmosfere del sogno americano con un sound che spazia tra il blues e il rock, insieme ai brani canticchiati dai due protagonisti durante il viaggio, tra cui Just Like Eddie di Geoff Goddard e King of the Road di Robert Miller.

Tracklist

Just Like Eddie
Written by Geoff Goddard
Performed by Heinz Burt (as Heinz)

King of the Road
Written by Roger Miller
Performed by Roger Miller

Nine Feet Over the Tarmac
Music by Axel Linstädt
Lyrics by Bernd Linstädt
Performed by Improved Sound Limited

Suicide Road (In the Course of Time)
Music by Axel Linstädt
Lyrics by Bernd Linstädt
Performed by Improved Sound Limited

Sunday Morning After Church
Music by Axel Linstädt
Lyrics by Bernd Linstädt
Performed by Improved Sound Limited

Lisa’s Accelerando
Music by Axel Linstädt
Performed by Improved Sound Limited

If I Could Read Her MInd
Music by Axel Linstädt
Lyrics by Bernd Linstädt
Performed by Improved Sound Limited

Silver Circles
Music by Axel Linstädt
Performed by Improved Sound Limited

Bike City
Music by Axel Linstädt
Performed by Improved Sound Limited

So Long
Written by Crispian St. Peters
Performed by Crispian St. Peters

Love in Vain
(uncredited)
Written by Robert Johnson
Cantata da Rüdiger Vogler e Hanns Zischler alla stazione

Restauro
Il restauro digitale è stato realizzato nel 2014. A tal fine, il negativo originale è stato scansionato alla risoluzione di 4K e poi sottoposto a interventi di ricostruzione e di correzione della fotografia. Il materiale era gravemente danneggiato e in alcune sequenze presentava delle lacerazioni, inoltre la pellicola si era considerevolmente ristretta nel corso degli anni. Questi danni hanno richiesto un impegnativo lavoro di restauro e di stabilizzazione delle immagini, una vera e propria sfida dovuta alla considerevole lunghezza del film. Il restauro è stato realizzato dal laboratorio ARRI Film & TV Services di Berlino, con la supervisione di Wim Wenders.

[quote layout=”big” cite=”Wim Wenders, 1984]Si è ormai svuotato il Sogno Americano?
Non c’è più nessuno che lo persegua seriamente,
o si continua a sognarlo solo al cinema?
Forse esisterebbe ancora senza il cinema?
Non sarà che l’America è un’invenzione cinematografica?
Il mondo intero sognerebbe forse ancora l’America, 
se non ci fosse il cinema?
[/quote]

Via | RIPLEY’S FILM – L’École du regard – Kinopoisk.ru