Colonia: Recensione in Anteprima
Emma Watson disposta a tutta pur di salvare l’uomo della propria vita in Colonia di Florian Gallenberger.
40 anni di orrori che Gallenberger, regista premio Oscar nel 2011 per il corto Quiero Ser e nel 2009 visto in sala con John Rabe, ha incredibilmente indirizzato verso uno shaker di generi, finendo così per tramutare un film tanto delicato nel raccontare fatti così atroci in una spettacolarizzazione distopica alla Hunger Games.
Protagonisti della pellicola Lena e Daniel, tedeschi in terra cilena per motivi decisamente differenti. Se lei è un’hostess, sbarcata a Santiago per pochi giorni, lui è nel Paese per sostenere il governo socialista di Salvador Allende. I due si amano e si ricongiungono proprio qui, a pochi giorni dal colpo di stato che porterà Pinochet ad instaurare la sua dittatura militare. Quando Daniel viene rapito dalla polizia segreta dell’auto-proclamatosi Presidente, perché autore dei manifesti politici di Allende, Lena decide di seguirlo presentandosi di sua spontanea volontà nella temibile e inespugnabile Colonia Dignidad. Ufficialmente una missione guidata da un predicatore laico di nome Paul Schäfer, ma nella realtà luogo di sevizie e torture da cui nessuno è mai riuscito a fuggire. Ma l’amore di Lena per Daniel è talmente forte che nulla potrà dividerla da lui, tanto da entrare a far parte della setta con un unico scopo: ritrovarlo, costi quel che costi.
C’è un evidente problema di fondo, in questo avvincente ritratto storico diretto da Gallenberger: l’aver accantonato la terrificante e reale pagina di Colonia Dignidad per concentrare le proprie attenzioni su una storia d’amore. Quella tra Emma Watson, ex Hermione che dopo Bling Ring della Coppola, Noah di Aronofsky e Regression di Amenábar continua a inciampare in discutibili progetti, e Daniel Brühl, divo sempre più lanciato in quel di Hollywood che il regista tedesco è tornato a dirigere dopo John Rabe.
Presto dimenticata la drammaticità storica di quel settembre del 1973, che vide il Cile crollare sotto i colpi di un golpe, Gallenberger vira rapidamente verso altri lidi, portandoci all’interno della terribile Colonia tra campi di grano da coltivare, punizioni corporee, inflessibili e spaventose responsabili di reparto, bambini da molestare, lavaggi del cervello da alimentare, pulsioni sessuali da reprimere e l’immancabile folle padre padrone da inquadrare. Ad indossarne i lunghi capelli grigi un inquietante e diabolico Michael Nyqvist, vagamente somigliante ai deliri religiosi di L. Ron Hubbard, per uno sviluppo di scrittura che sarebbe potuto andar bene per qualsiasi primo capitolo di chissà quale franchise post-apocalittico, con fuga impossibile degli eroi dopo mirabolanti prove. Peccato che Colonia Dignidad sia realmente esistita, collezionando bestialità per decenni, qui riprodotte con fare enfatico e raccontate in modo approssimativo.
Il film di Gallenberger è uno, nessuno e centomila, camminando pericolosamente in bilico tra romanticismo spinto e thriller adrenalinico, titolo storico, politico e di denuncia. Un capitolo oscuro della storia cilena che avrebbe meritato tutt’altro trattamento, meno forzatamente appassionante e appariscente bensì più rispettoso e soprattutto chiaro, nonché deciso, nella strada da voler percorrere.
[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]
Colonia (Lussemburgo, Francia, Germania, 2015, thriller) di Florian Gallenberger; con Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps, Jeanne Werner, Julian Ovenden, August Zirner, Martin Wuttke, Nicolás Barsoff, César Bordón, Stefan Merki, Steve Karier, Lucila Gandolfo – uscita giovedì 26 maggio 2016.