Torino 2011: A Little Closer – trailer e recensione
Elementi indie al TFF 2011: i ragazzini di A Little Closer conquistano Torino
Sheryl, una giovane donna che vive con i due figli Marc e Stephen in una zona rurale della Virginia, cerca di trovare un equilibrio tra il suo lavoro come governante e il suo impegno di madre. Ma ciò che le manca davvero è l’amore di un uomo che possa anche essere un buon padre per i ragazzi; Marc, a quindici anni, sta infatti attraversando il momento critico che precede la perdita della verginità, mentre Stephen, minore di qualche anno, sta scoprendo i primi istinti sessuali e si invaghisce di un’insegnante.
Dei tre film indipendenti americani in concorso al Torino Film Festival, accanto a Mosse vincenti e 50/50, questo A Little Closer è senz’altro l’elemento indie più puro. Non è prodotto da una mini-major (anche se dietro c’è la newyorkese Armian Pictures, che ha prodotto tra gli altri Jimmy Carter Man from Plains e Rachel sta per sposarsi di Demme), non ha attori famosi, dura poco più di 70 minuti, è girato in digitale e non ha ancora una distribuzione americana.
Matthew Petock non viene fuori comunque dal nulla: ha collaborato con Martin Scorsese, per dire. E si è visto tanto cinema indie, forse troppo. A molti A Little Closer potrà infatti sembrare il solito piccolo film indipendente americano sul solito spaccato di vita famigliare, con tanto di clima rarefatto e un po’ distante e lo sguardo sulla vita di periferia (siamo a Richmond, Virginia). In parte è vero, verissimo: ma non del tutto. Perché con il suo film Petock dimostra di aver sì assimilato la lezione di tutti quelli che sono venuti prima di lui, ma anche di saperla applicare per poter dire qualcosa di interessante e a suo modo intrigante.
Il punto di vista sul sesso è predominante in A Little Closer. Spesso negli indie americani il sesso, se c’è, disturba o provoca. Petock invece usa l’argomento con un’oggettività e un distacco encomiabili, parlando del primo atto sessuale con una “verità” che rendono onore al progetto. La ricerca di Marc di una ragazza con cui perdere la verginità è descritta sia in tutta la sua “dolcezza”, ma anche nelle sue sfumature più crudeli. Non è banale neanche la descrizione dei primi istinti sessuali dell’ancora più giovane Stephen, alla scoperta anche della masturbazione.
Al centro della storia c’è comunque una madre. Sheryl, interpretata da una Sayra Player che potrebbe puntare al premio principale come miglior attrice del concorso torinese, è una donna sola in cerca di un uomo. Ben presto lo spettatore è portato a capire il perché di questa ricerca che all’inizio appare quasi “patetica”, grazie a piccoli gesti e frasi che fanno intuire che la donna sta cercando sì un compagno ma soprattutto un padre per i suoi figli. C’è quindi, come in molto cinema indie statunitense, il discorso del nucleo famigliare da “rifondare” in A Little Closer.
Ma il titolo non viene a caso, e l’immagine finale, che chiude questa tranche de vie senza spiegazione alcuna, ancora una volta mostrando e suggerendo, è indicativa in questo senso. Che cosa succede durante il film? La vita, si dirà. Certo, lo sappiamo. Ma la bellezza del film di Petock è quella di applicare un’osservazione della quotidianità per parlarci a suo modo di ciò che porta ai piccoli, grandi cambiamenti della vita stessa. Ogni gesto, ogni dettaglio, ogni esperienza anche insignificante ha un suo senso. Tutto può servire, per sentirsi più vicini: e capire forse che non c’è bisogno di rifondare la famiglia, se si sta bene così.
Voto di Gabriele: 7
A Little Closer (Usa 2011 – Drammatico 72 minuti) regia di Matthew Petock con Sayra Player, Parker Lutz, Chris Kies, Eric Baskerville, Catherine Andre, Rolland Colella, Stephanie Parrott. Ancora sconosciuta mentre scrivo l’eventuale data di uscita in Italia.