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Stasera in tv su Rete 4: “Le nuove comiche” con Renato Pozzetto e Paolo Villaggio

Rete 4 stasera propone “Le nuove comiche”, commedia del 1994 diretta da Neri Parenti e interpretata da Renato Pozzetto e Paolo Villaggio.

pubblicato 10 Gennaio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 09:38

 

Cast e personaggi

Paolo Villaggio: Paolo
Renato Pozzetto: Renato
Ramona Badescu: Ramona
Antonio Allocca: direttore d’orchestra
Luigi Petrucci: giudice Achille Parenti
Sonia Viviani: moglie del giudice Parenti
Roberto Caporali: maestro
Guerrino Crivello: assistente del maestro
Denis Ganiò: Romeo
Claudia Zaccari: Giulietta
Isa Gallinelli: assistente sociale
Sergio Gibello: assistente sociale
Gianluigi Ghione: fidanzato di Ramona
Renato Cestiè: padre del bambino
Manuela Morabito: madre del bambino
Sandro Ghiani: gestore di casseforti
Sergio Di Pinto: rapinatore del negozio di elettronica
Karina Huff: non accreditata

 

La trama

Il film si apre con Renato e Paolo mostrati sullo schermo di un televisore all’interno di un negozio di elettrodomestici. I due intenti a trasportare un pianoforte riescono a sventare una rapina spingendo il televisore che li contiene sulla testa del malintenzionato. Questo sarà l’incipit di una serie di gag che vedranno i due amici portar risate e scompiglio nell’ordine: in un teatro che li vedrà nei panni di due disastrosi elettricisti per poi proseguire in un campeggio dove salvano e si innamorano entrambi di una bella ragazza; li vedremo anche come fantozziana scorta armata di un giudice minacciato dalla mafia, genitori improvvisati di un bimbo abbandonato per poi nel finale del film ritirarsi a vivere in un faro in cerca di tranquillità, ma anche lì in un completo isolamento i due riusciranno a combinar disastri immani.

 

Il nostro commento

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1990, il regista Neri Parenti estimatore dei comici del cinema muto ampiamente omaggiati in Fantozzi, Ho vinto la lotteria di Capodanno e Scuola di ladri, decide di riportare in toto sullo schermo, con un’operazione non priva di rischi, la formula comica originale puntando su una coppia di attori protagonisti assoluti con gag a profusione e scenette legate da un fil di trama, insomma il classico repertorio che ha fatto la fortuna di grandi coppie della risata come Stan Laurel e Oliver Hardy meglio noti come Stanlio & Ollio.

Parenti conosce il genere e da buon veterano ne attualizza le dinamiche quel tanto che basta per renderle fruibili ad un pubblico odierno e sceglie due personaggi ad hoc senza puntare sullo stereotipo della diversa connotazione fisica, anzi cercando una compatibilià proprio nella fisicità e immediata riconoscibilità. La scelta cade su Paolo Vilaggio che con il suo “Fantozzi” ha fatto di ingombrante fisicità spassosa virtù e Renato Pozzetto che si dimostra ottimo complemento comico del “fantozziano” partner.

Il primo film della trilogia, Le comiche, cavalcava l’onda della coppia inedita che a suo modo funzionava pur non entusiasmando e puntava ad un impianto narrativo esile esile che comunque riusciva a collegare i vari episodi con una certa coerenza almeno visiva. Stesso discorso per Le comiche 2 che seguiva di pari passo la trama del primo, sempre episodi multipli che vedono la coppia impegnata in diversi ruoli/mestieri, dai metronotte agli infermieri, ma la formula cominciava a perder colpi e a dimostrarsi oltremodo ripetitiva.

Se i primi due capitoli a loro modo avevano un minimo di perché, questo terzo, Le nuove comiche, è girato all’insegna dell’operazione commerciale tout-court, si cerca di sfruttare una formula ormai giunta alla frutta con Parenti che confeziona un prodotto troppo “light” e più televisivo del consueto. Coincidenza vuole che sarà proprio un’apparecchio televisivo ad innnescare la girandola di eventi che porteranno i nostri tragicomici “eroi” a vestire di volta in volta i panni di pasticcioni elettricisti, fantozziani campeggiatori, improbabili guardie del corpo e via discorrendo.

Le nuove comiche chiude una trilogia palesemente tirata per le lunghe, un film sarebbe stato più che sufficiente, ma come si sa il botteghino detta legge e l’idea va sfruttata oltremodo, per quanto trita possa apparire, sino a che inevitabilmente il pubblico saturo non fugge a gambe levate.