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Stasera in tv: “L’affido – Una storia di violenza” su Rai 3

Su Rai Tre l’acclamato dramma francese di Xavier Legrand premiato a Venezia che tratta la violenza domestica.

pubblicato 19 Agosto 2020 aggiornato 10 Settembre 2020 14:07

Rai Tre stasera propone L’affido – Una storia di violenza (Jusqu’à la garde), film drammatico del 2017 diretto da Xavier Legrand e interpretato da Léa Drucker, Denis Ménochet, Thomas Gioria, Mathilde Auneveux e Saadia Bentaïeb.

[Per visionare il trailer clicca sull’immagine in alto]

 

Cast e personaggi

Léa Drucker: Miriam Besson
Denis Ménochet: Antoine Besson
Thomas Gioria: Julien Besson
Mathilde Auneveux: Joséphine Besson
Saadia Bentaïeb: giudice
Emilie Incerti-Formentini: avv. Ghenen
Sophie Pincemaille: avv. Davigny
Martine Vandeville: Madeleine Besson
Jean-Marie Winling: Joël Besson
Florence Janas: Sylvia
Mathieu Saikaly: Samuel
Julien Lucas: Cyril
Jean-Claude Leguay: André
Martine Schambacher: Nanny

Doppiatori italiani

Beatrice Margiotti: Miriam Besson
Alberto Bognanni: Antoine Besson
Gabriele Caprio: Julien Besson
Simona Chirizzi: Joséphine Besson
Ludovica Marineo: giudice
Marta Altinier: avv. Ghenen
Tatiana Dessi: avv. Davigny
Graziella Polesinanti: Madeleine Besson
Mino Caprio: Joël Besson
Greta Bonetti: Sylvia
Riccardo Burbi: Samuel
Mimmo Strati: Cyril
Stefano Oppedisano: André

 

La trama

 

Dopo il divorzio da Antoine, Myriam cerca di ottenere l’affido esclusivo di Julien, il figlio undicenne. Il giudice assegnato al caso decide però per l’affido congiunto. Ostaggio di un padre geloso e irascibile, Julien vorrebbe proteggere la madre dalla violenza fisica e psicologia dell’ex coniuge. Ma l’ossessione di Antoine è pronta a trasformarsi in furia cieca.

 

Curiosità

  • Accolto con entusiasmo dalla critica internazionale, L’affido è un film che – come spiega il regista – “rivela la violenza sotterranea, le paure taciute, le minacce sommesse” vissute ogni giorno da migliaia di donne, in tutto il mondo.
  • Il film che ha segnato l’esordio alla regia dell’attore francese Xavier Legrand è un sequel del suo cortometraggio candidato all’Oscar “Avant que de tout perdre”.
  • Il film ha vinto il Leone d’argento – Premio speciale per la regia e il Leone del futuro – Premio opera prima “Luigi De Laurentiis” alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
  • Il regista John Waters (Grasso è bello, La signora ammazzatutti) ha scelto questo film tra i suoi dieci migliori film preferiti del 2018.
  • Il film ha vinto 4 premi César: Miglior film, Miglior attrice a Léa Drucker, Migliore sceneggiatura originale a Xavier Legrand e Miglior montaggio a Yorgos Lamprinos.
  • Il set dell’appartamento è stato costruito nel comune francese di Beaune ed è stato successivamente riutilizzato per il video musicale “Fondamental” del cantante francese Calogero, diretto da Claude Lelouch.

Intervista con il regista

Il regista Xavier Legrand torna ad occuparsi di violenza domestica dopo il suo cortometraggio candidato all’Oscar “Avant que de tout perdre”.

[quote layout=”big”]”L’affido” è costruito sulla paura. La paura ispirata da un uomo pronto a tutto pur di tornare con la donna che è scappata da lui a causa del suo comportamento violento. Il personaggio di Antoine, interpretato da Denis Ménochet è una minaccia costante per chi gli sta intorno. Mette tutti in tensione, è in grado di percepire solo il proprio dolore ed è disposto a manipolare chiunque, persino i suoi figli. Le donne vittime di violenza domestica, come il personaggio interpretato da Léa Drucker nel film, sono sempre in allerta. Sanno che il pericolo può emergere ovunque, in qualsiasi momento, e nessuno è immune. In Francia ogni due giorni e mezzo una donna muore di violenza domestica, e nonostante i media ne parlino, l’argomento rimane un tabù. Le vittime hanno paura di denunciare, i vicini e i familiari non dicono nulla perché non vogliono interferire con la vita coniugale. C’è un’omertà pesante. Non ho voluto affrontare il tema come una vicenda di attualità. Come in “Avant que de tout perdre” ho voluto far crescere la consapevolezza del pubblico su questo tema usando il potere del cinema che mi ha sempre affascinato. In particolare quello di Hitchcock, Haneke o Chabrol, il tipo di cinema che coinvolge lo spettatore giocando con la sua intelligenza e i suoi nervi.[/quote]

 

Il regista ha citato “La morte corre sul fiume” di Charles Laughton e “Shining” di Stanley Kubrick tra le fonti di ispirazione del film.

[quote layout=”big”]Tre film mi hanno guidato in fase di scrittura: Kramer contro Kramer, La morte corre sul fiume e Shining. Li ho poi dimenticati durante le riprese, ma mi hanno aiutato a riflettere sul tema che volevo affrontare e a trovare gli umori e le atmosfere in cui far muovere i personaggi. Kramer contro Kramer è un film sui diritti dei genitori che ha avuto un grande effetto su di me. Per la prima volta si vede una donna ottenere la custodia esclusiva del proprio bambino e dipinge il dolore di una separazione con terribile acutezza. La morte corre sul fiume illustra come una persona possa essere inflessibile con dei bambini pur di ottenere i propri scopi. Shining mi ha ispirato per l’ultima parte del film in termini di follia, isolamento, terrore. La violenza domestica può portare all’orrore puro ed è questo orrore che volevo mostrare.[/quote]

 

Cosa ti ha spinto ad affrontare lo stesso tema in entrambi i tuoi film?

[quote layout=”big”]Avevo già in mente L’affido quando ho girato Avant que de tout perdre. È un tema che mi colpisce come cittadino e che di sicuro non è sufficientemente trattato. Il mio corto mi ha portato ovunque in Francia e un po’ anche all’estero, dove è stato mostrato nelle scuole per aprire il dibattito ed educare i giovani sull’argomento. Volevo continuare a indagare la natura di questa violenza; il dominio maschile nelle relazioni, la follia della possessività che costituisce lo sfondo per molti casi. Volevo anche imparare qualcosa in più rispetto la distinzione fra la coppia matrimoniale e la coppia genitoriale.Un partner violento e inadatto deve necessariamente essere un cattivo genitore? Come si può giudicare? Ho incontrato un giudice e l’ho seguito durante il suo lavoro. [/quote]