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Bradley Cooper, “gli Oscar non hanno alcun senso”

Per l’attore, regista e produttore la trafila degli Oscar ha un’utilità ma, in ultima analisi, sono privi di senso

pubblicato 8 Settembre 2020 aggiornato 20 Settembre 2020 15:09

Di recente Bradley Cooper ha avuto modo di conversare con Anthony Ramos, messi insieme da Interview magazine, su quello che viene comunemente chiamato star-system. Inevitabile che la discussione andasse a parare sugli Oscar, su cosa significano, quali siano le ripercussioni sia a livello personale che in termini professionali.

A dispetto del titolo, troppo ghiotto per farne a meno, la posizione di Cooper a tal proposito è meno esplicita, diretta di quanto non suggerisca la sua sentenza. È un po’ come se dicesse, suppongo: proprio nel loro non avere senso, la trafila degli Oscar è utilissima. Ma ecco cosa ha detto precisamente.

Tutta ‘sta faccenda della stagione dei premi è un vero test. È fatta per incoraggiare quella mentalità. È un fenomeno complesso da analizzare, ed è totalmente privo di creazione artistica. Non è la ragione per cui sacrifichi tutto per creare arte, eppure dedichi così tanto tempo per farne parte qualora, aperte virgolette, “sei abbastanza fortunato da farne parte”. Alla fin fine è una grande cosa poiché davvero ti costringe a confrontarti col tuo ego, la tua vanità e la tua insicurezza. È molto interessante e del tutto senza senso.

Queste parole sono una replica a quanto Ramos fa precedentemente notare in relazione al fatto che nel loro settore quasi sempre si riduce tutto a una questione personale, ed il periodo per eccellenza in cui emerge tutto ciò è per forza di cose sono appunto gli Oscar. Una fase decisamente lunga, che ha inizio intorno a settembre/ottobre, per poi protarsi fino al culmine della serata in cui vengono assegnati i premi.

Certo, Cooper non dice niente di nuovo, men che meno d’illuminante. Tuttavia star lì a puntare il dito sull’effimero, in un ambiente come il loro, fa notizia, e noi la si riporta. D’altra parte i premi sono riconoscimenti, ed è chiaro che dinanzi ad una situazione del genere è oltremodo difficile non cedere alle lusinghe, a sentirsi finanche importanti, il che ha implicazioni notevoli soprattutto in un periodo come il nostro, in cui sta passando il messaggio per cui ad ogni tipo di fama corrisponda automaticamente l’imperativo dell’impegno sociale/politico/ideologico; come a dire, abbiamo una piattaforma che molti altri non hanno: usiamola.

Eppure forse mai come in questa fase storica vi è uno scollamento tra le cosiddette star e le persone comuni, che in percentuale crescente tendono ad assumere una posizione di antagonismo, per dire il meno – basti vedere come la rete ha accolto ed esaltato all’inizio dell’anno l’intervento di Ricky Gervais ai Golden Globes.